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MONDO

Il Papa vede Orban, poi va in Slovacchia

Francesco: "Solo stando dalla parte dei poveri usciremo dalla pandemia"

Bratislava dopo la visita lampo in Ungheria: "L'Europa ritrovi le radici cristiane"

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Il Papa, dopo l'intensa mattinata ungherese a Budapest, è partito alla volta della Slovacchia (ci rimarrà fino a mercoledì prossimo), dove è arrivato intorno alle 15.30. Dopo l'accoglienza della presidente della Repubblica, Zuzana Čaputová, all'aeroporto di Bratislava, Papa Francesco si è trasferito poi alla Nunziatura apostolica, dove nel pomeriggio di oggi avrà due incontri: uno ecumenico e uno privato con i membri della Compagnia di Gesù.

Durante il volo verso la Slovacchia, Francesco ha inviato un telegramma al presidente della Repubblica di Ungheria, János Ader, esprimendo la sua  ''gratitudine'' anche agli ungheresi ''per la calorosa ospitalità''. E ha invocato preghiere al Signore per la Nazione e il popolo ungherese.

Al suo arrivo alla Nunziatura Apostolica di Bratislava, Francesco è stato accolto dal personale della Rappresentanza Pontificia. Quindi, nel salone della Nunziatura Apostolica, è iniziato l'Incontro Ecumenico. Il Consiglio Ecumenico delle Chiese nella Repubblica Slovacca (Eccsr) conta 11 Chiese membri, che rappresentano quasi tutte le Chiese non cattoliche del Paese. La Conferenza episcopale cattolica ha lo status di osservatore. Una stretta collaborazione tra l'Eccsr e le chiese cattoliche romane è stata sviluppata per lo studio della Charta Oecumenica, il documento prodotto congiuntamente dalla Conferenza delle Chiese europee e dal Consiglio delle Conferenze episcopali europee (Ccee). Inoltre, l'Eccsr ha facilitato la preparazione dell'Accordo che regola i diritti legali delle comunità religiose nel 2002, garantendone il riconoscimento, nonché rafforzando il sostegno, da parte dello Stato, alle loro scuole. Il presidente dell'organismo è monsignor Ivan Eko, Vescovo Generale della Chiesa Evangelica e in Slovacchia, mentre il Vicepresidente e' monsignor RNDr. Jan Szollos, CSc, della Confraternita dei Battisti nella Repubblica Slovacca.

Francesco cita Dostoevskij: la schiavitù interiore è peggiore di un regime
Introdotto dal saluto del presidente del Consiglio Ecumenico delle Chiese, il Papa ha pronunciato il suo discorso. "C’è la tentazione di ritornare schiavi, non certo di un regime, ma di una schiavitù ancora peggiore, quella interiore. Gesù è ritornato sulla Terra e viene imprigionato. L’inquisitore rivolge parole sferzanti: l’accusa che gli muove è proprio quella di aver dato troppa importanza alla libertà degli uomini. Gli dice: 'Tu vuoi andare nel mondo e ci vai a mani vuote, con la promessa di una libertà che essi, nella loro semplicità e nel loro disordine innato, non possono neppure concepire, della quale hanno paura e terrore, perché nulla è mai stato più intollerabile della libertà per l’uomo!'" ha detto Francesco, citando I fratelli Karamazov di Dostoevskij

"Aiutiamoci a non cadere nella trappola di accontentarci di pane e di poco altro. Perché questo rischio sopraggiunge quando la situazione si normalizza, quando ci siamo stabilizzati e ci adagiamo ambendo a mantenere il quieto vivere" ha aggiunto.

"Quando alla nostra porta bussa la mano straniera con sincera fiducia (..), sul nostro tavolo ci sarà il dono di Dio ad attenderlo" ha continuato il Papa, citando un poeta slovacco. "Il dono di Dio sia presente sulle tavole di ciascuno perché, mentre ancora non siamo in grado di condividere la stessa mensa eucaristica, possiamo ospitare insieme Gesù servendolo nei poveri. Sarà un segno più evocativo di molte parole che aiuterà la società civile a comprendere, specialmente in questo periodo sofferto, che solo stando dalla parte dei più deboli usciremo davvero tutti insieme dalla pandemia".

E ancora: "Non interessiamoci solo di quanto può giovare alle nostre singole comunità. La libertà del fratello e della sorella è anche la nostra libertà, perché la nostra libertà non è piena senza di lui e di lei".

"Come possiamo sognare un'Europa libera da ideologie, se non abbiamo il coraggio di anteporre la libertà di Gesù alle necessità dei singoli gruppi dei credenti? È difficile esigere un'Europa più fecondata dal Vangelo senza preoccuparsi del fatto che non siamo ancora pienamente uniti tra noi nel continente e senza avere cura gli uni degli altri" ha continuato Francesco. "Calcoli di convenienza, ragioni storiche e legami politici non possono essere ostacoli irremovibili sul nostro cammino", ha osservato. "Ci aiutino i Santi Cirillo e Metodio, 'precursori dell'ecumenismo' - ha quindi evocato a proposito dei santi evangelizzatori dei popoli slavi - a prodigarci per una riconciliazione delle diversità nello Spirito Santo; per un'unità che, senza essere uniformità, sia segno e testimonianza della libertà di Cristo, il Signore che scioglie i lacci del passato e ci guarisce da paure e timidezze".

Dopo la preghiera del Salmo 103 e la foto di gruppo, ha salutato individualmente i partecipanti all'incontro. Al termine Francesco incontrerà in forma privata i membri della Compagnia di Gesù presenti in Slovacchia.

La breve visita in Ungheria
"La croce non è mai di moda: oggi come in passato. Ma guarisce dentro". Così il Papa nella messa in Piazza degli Eroi, a Budapest, a conclusione del 52esimo Congresso eucaristico internazionale. "È davanti al Crocifisso che sperimentiamo una benefica lotta interiore, l'aspro conflitto tra il 'pensare secondo Dio' e il 'pensare secondo gli uomini'", ha proseguito.   Secondo Francesco, "da un lato, c'è la logica di Dio, che è quella dell'amore umile. La via di Dio rifugge da ogni imposizione, ostentazione e trionfalismo, è sempre protesa al bene altrui, fino al sacrificio di sé".  Dall'altro lato c'è il "pensare secondo gli uomini": è "la logica del mondo, attaccata all'onore e ai privilegi, rivolta al prestigio e al successo". "Qui contano la rilevanza e la forza -ha aggiunto il Pontefice -, ciò che attira l'attenzione dei più e sa farsi valere di fronte agli altri". Poi all'Angelus l'invito a evitare arroccamenti: "Questo vi auguro, che la croce sia il vostro ponte tra il passato e il futuro! Il sentimento religioso è la linfa di questa nazione, tanto attaccata alle sue radici. Ma la croce, piantata nel terreno, oltre a invitarci a radicarci bene, innalza ed estende le sue braccia verso tutti: esorta a mantenere salde le radici, ma senza arroccamenti; ad attingere alle sorgenti, aprendoci agli assetati del nostro tempo. Il mio augurio è che siate così: fondati e aperti, radicati e rispettosi". E la benedizione: "La mia Benedizione, da questa grande città, vuole raggiungere tutti, in particolare i bambini e i giovani, gli anziani e gli ammalati, i poveri e gli esclusi", ha aggiunto il Pontefice.

Budapest è la prima tappa del viaggio apostolico internazionale che lo porterà anche in Slovacchia fino al prossimo 15 settembre. L'aereo Alitalia con a bordo il Pontefice è atterrato all'aeroporto della capitale magiara alle 7:45 dove ad accogliere Francesco è stato il vice primo ministro Zsolt Semjen. Si tratta del 34esimo viaggio apostolico del suo Pontificato, il primo dopo l'operazione chirurgica al colon che Bergoglio ha subito lo scorso 4 luglio al Policlinico Gemelli.  "Riprendiamo i viaggi e questa è una cosa molto importante, perché andremo a portare la parola e il saluto a tanta gente" ha detto Papa Francesco salutando i giornalisti sul volo da Roma a Budapest. "Ci lascia l’AIitalia grazie a tutti voi e grazie all’Alitalia che ci ha portati fino ad ora" ha poi aggiunto.

In Ungheria una visita lampo di appena sette ore. Papa Francesco, nel Museo delle Belle Arti di Budapest, ha incontrato il primo ministro Viktor Orban e il presidente della Repubblica d'Ungheria, Janos Ader. L'incontro "si è svolto secondo il programma previsto, in un clima cordiale, ed è terminato alle ore 9:25" ha reso noto la Sala Stampa della Santa Sede. L'incontro è durato circa 40 minuti. Erano presenti, con il Pontefice, anche il cardinale Pietro Parolin, segretario di Stato, e monsignor Gallagher, segretario per i Rapporti con gli Stati. Tra i vari argomenti trattati, "il ruolo della Chiesa nel Paese, l'impegno per la salvaguardia dell'ambiente, la difesa e la promozione della famiglia". All'incontro è seguito lo scambio dei doni. Al presidente Ader, papa  Francesco ha donato un quadro in mosaico raffigurante la "Benedizione  papale a piazza San Pietro" da un dipinto ad olio di Ippolito Caffi  eseguito verso la metà dell'800 e oggi conservato nel Museo di Roma,  al Primo Ministro Orban il pontefice ha donato un Trittico.

Sulla sua pagina Facebook il primo ministro Viktor Orban ha scritto: "Ho chiesto a Papa Francesco di non lasciare che l'Ungheria cristiana perisca".

Il portavoce del primo ministro ungherese ha riferito che al Papa Orban ha dato come regalo una copia della lettera che il re ungherese Béla IV nel 1250 aveva scritto a Papa Innocenzo IV, in cui chiedeva l'aiuto dell'Occidente contro i bellicosi tartari che minacciavano l'Ungheria cristiana

Poi l'incontro con i vescovi e con i Rappresentanti del Consiglio ecumenico delle Chiese e di alcune Comunità ebraiche dell'Ungheria . Nel discorso ai vescovi Francesco ha ricordato  che "la diversità fa sempre un po' paura perché mette a rischio le sicurezze acquisite e provoca la stabilità raggiunta. Tuttavia, è una grande opportunità per aprire il cuore al messaggio evangelico: 'Amatevi gli uni gli altri come io vi ho amati' ". Il Pontefice ha sottolineato che non ci si deve chiudere "in una rigida difesa" di una "nostra cosiddetta identità" ma "aprirci all'incontro con l'altro" per raggiungere una "società fraterna".

"Il Dio dell'alleanza ci chiede di non cedere alle logiche dell'isolamento e degli interessi di parte. Non desidera alleanze con qualcuno a discapito di altri, ma persone e comunità che siano ponti di comunione con tutti. In questo Paese voi, che rappresentate le religioni maggioritarie, avete il compito di favorire le condizioni perché la libertà religiosa sia rispettata e promossa per tutti. E avete un ruolo esemplare verso tutti: nessuno possa dire che dalle labbra degli uomini di Dio escono parole divisive, ma solo messaggi di apertura e di pace" ha detto poi il Papa durante l'incontro al Museo delle Belle Arti di Budapest, con i Rappresentanti del Consiglio ecumenico delle Chiese e di alcune Comunità ebraiche dell'Ungheria. "In un mondo lacerato da troppi conflitti è questa la testimonianza migliore che deve offrire chi ha ricevuto la grazia di conoscere il Dio dell'alleanza e della pace", ha aggiunto il Santo Padre. "Apprezzo tanto l'impegno che avete testimoniato ad abbattere i muri di separazione del passato; ebrei e cristiani, desiderate vedere nell'altro non più un estraneo, ma un amico; non più un avversario, ma un fratello. A noi è chiesto di lasciare le incomprensioni del passato, le pretese di avere ragione e di dare torto agli altri, per metterci in cammino verso la sua promessa di pace, perché Dio ha sempre progetti di pace, mai di sventura". E ha sottolineato: "Ogni volta che c'è stata la tentazione di assorbire l'altro non si è costruito, ma si è distrutto; cosi' pure quando si è voluto ghettizzarlo, anziché integrarlo. Quante volte nella storia è accaduto. Dobbiamo vigilare, dobbiamo pregare perché non accada più. E impegnarci a promuovere insieme una educazione alla fraternità, così che i rigurgiti di odio che vogliono distruggerla non prevalgano. Penso alla minaccia dell'antisemitismo, che ancora serpeggia in Europa e altrove. E' una miccia che va spenta".

Alle 11.30 la messa conclusiva del 52esimo Congresso eucaristico internazionale nella Piazza degli Eroi e dopo la celbrazione l'Angelus. Secondo le autorità locali ungheresi ad assistere alla messa solenne più di 100 mila persone nei settori organizzati. E un numero considerevole di persone dalle aree limitrofe. "Budapest è città di ponti,  sentiamo la vocazione di essere ponti tra le varie Nazioni" ha  sottolineato l'arcivescovo Metropolita di Esztergom-Budapest, il  cardinale Péter Erdo, nel corso della celebrazione della messa. Il porporato ha osservato come "la presenza anche di non cristiani e  di chi ha un'altra visione del mondo" alla celebrazione eucaristica "è segno dei tempi di una Chiesa messaggera di Cristo tra le Nazioni"

Alle 14.30 la cerimonia di congedo all'Aeroporto di Budapest e alle 14.40 la partenza per Bratislava, dove papa Francesco atterrerà alle 15.30, con l'accoglienza ufficiale presso lo scalo aereo da parte della presidente della Repubblica, Zuzana Caputova. Ancora due gli appuntamenti della giornata nella capitale slovacca, entrambi presso la Nunziatura apostolica dove alloggerà il Papa: alle 16.30 l'incontro ecumenico e alle 17.30 quello privato con i membri della Compagnia di Gesù .

Il messaggio al presidente della Repubblica Mattarella
"Nel momento in cui mi accingo a partire per Budapest in occasione della giornata conclusiva del Congresso eucaristico internazionale, diretto poi in Slovacchia per incontrare i fratelli nella fede e gli altri abitanti di quella Nazione, mi è gradito rivolgere a Lei, signor presidente, e all'intero popolo italiano il mio cordiale pensiero che accompagno con sinceri auspici di serenità e di generoso impegno per il bene comune". È questo il testo del telegramma inviato da Papa Francesco al presidente della Repubblica Sergio Mattarella al momento di lasciare l'Italia per il suo 34esimo Viaggio Apostolico Internazionale.

Messaggio al presidente della Croazia
Durante il volo verso Budapest, nel sorvolare la Croazia, il Santo Padre ha fatto pervenire al Presidente della Repubblica Zoran Milanovic il seguente messaggio telegrafico: "Sua Eccellenza Zoran Milanovic, presidente della Repubblica di Croazia estendo i migliori auguri a Vostra eccellenza e ai vostri concittadini mentre viaggio nello spazio aereo croato per il mio viaggio apostolico a Budapest e in Slovacchia. Invocando le benedizioni divine di pace e benessere sulla nazione, offro la garanzia delle mie preghiere".