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ECONOMIA

Il ministro Guidi: impossibile per ora la cessione a privati

Ilva, l'Eni annuncia lo stop alle forniture di gas alla fine dell'anno

L'azienda dal 1° ottobre è "in regime di fornitura di default" e non ha concluso alcun accordo commerciale con alcun fornitore. Confindustria Taranto allarmata: "Non è un condomino a rischio di morosità, ma la più grande acciaieria d'Europa"

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Lo stabilimento dell'Ilva a Taranto
Taranto
Le forniture di gas all’Ilva di Taranto scadranno a fine anno. A comunicarlo è l’Eni, che ha diramato una nota in cui spiega che dal 1° ottobre l’azienda è entrata “in regime di fornitura di default” non avendo concluso alcun accordo commerciale con alcun fornitore.

Rubinetti chiusi a fine anno 
“Tale regime – spiega l’Eni nel comunicato – ha peraltro una durata massima di 90 giorni”, quindi si concluderà alla fine del 2014. "Eni – si legge nel testo – ha provveduto 30 giorni prima della scadenza del servizio alla comunicazione formale di cessazione della fornitura di default. Resta ferma la possibilità per Ilva di individuare eventuali fornitori di gas a condizioni commerciali di mercato incluse adeguate garanzie di pagamento".

L'Eni: il nostro operato è stato corretto
Eni rivendica la correttezza del proprio operato e scrive che prima del mese di ottobre non aveva potuto "formulare una proposta commerciale" di fornitura gas poiché "il significativo rischio credito e la mancanza di un'adeguata garanzia da parte di Ilva sono condizioni che contravvengono i criteri commerciali che Eni applica a tutti i suoi clienti gas”. “Questo - prosegue il comunicato - è in linea con quanto avviene nel settore gas in Italia ed in Europa per forniture di questa importanza ed è a tutela dell'azienda e dei suoi azionisti, in particolare in quanto azienda quotata".

L'allarme di Confindustria Taranto 
La situazione allarma il presidente di Confindustria Taranto, Vincenzo Cesareo. ''Mai si era verificato, prima d'ora, che l'azienda operasse la messa in sicurezza degli impianti così come sta accadendo in questi giorni, preannunciando di fatto un fermo complessivo – dice - E tutto questo, nel silenzio più generale e assoluto''. Il secondo aspetto, spiega Cesareo, ''è per certi versi ancora più controverso: la condizione attuale nasce infatti dall'annunciata messa in mora dello stabilimento da parte dell'Eni per i pagamenti futuri, come se si trattasse di un condomino a rischio di morosità di un qualsiasi edificio privato, e non della più grande acciaieria europea''.

"Come il gatto che si morde la coda"
''Accade così - osserva il presidente dell'associazione degli industriali - che L'Eni, partecipata dal Ministero dell'Economia e Finanze, chiuda i rubinetti ad una grande azienda che è già da tempo commissariata dal Governo con un apposito decreto convertito in legge: appare, a tutti gli effetti, come il gatto che si morde la coda''. Il timore in sostanza, conclude, ''è che, in attesa dell'imminente decreto attraverso il quale dovrebbero essere definite le sorti dell'azienda, si corra seriamente il rischio di risolvere la questione attraverso le vie di fatto dello spegnimento pressoché coatto, che è quello che si sta paventando in queste ore''.

Il ministro Guidi: impossibile ora una cessione ai privati 
Sul futuro dello stabilimento di Taranto è intervenuto anche il ministro dello Sviluppo Economico, Federica Guidi, secondo la quale pensare una cessione a privati per ora è “impossibile”. A suo avviso sullo stabilimento "ora abbiamo bisogno di un accompagnamento con un veicolo pubblico per un periodo sufficientemente lungo a rimettere l'azienda sul mercato perché il sito è efficiente dal punto di vista industriale. Questo periodo deve essere di una durata congrua, in futuro invece credo sia ancora assolutamente valutabile l'ipotesi di un investitore industriale".