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MONDO

Intervistato ad Agorà

Immigrazione, Gentiloni: "Nessun intervento militare in Libia"

Sulla questione migranti il ministro degli Esteri ha inoltre precisato: "Bisogna organizzare il fenomeno, colpire i criminali, rendere più sopportabili le condizioni nei Paesi di origine e suddividere il peso della situazione tra i Paesi europei, e in questo senso è stato fatto qualche passo avanti"  

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Gentiloni foto Twitter@agorarai
"Né la missione europea né l'eventuale risoluzione delle Nazioni Unite prevedono un intervento militare in Libia". Lo ha detto il ministro degli Esteri Paolo Gentiloni, al programma televisivo Agorà. Con la missione europea e l'eventuale risoluzione Onu, ha spiegato il ministro, si "autorizza la confisca e il sequestro di barconi in mare e l'individuazione attraverso meccanismi di intelligence di barconi in acque territoriali prima che imbarchino migranti".

Gentiloni ha però avvertito: "Non esiste una singola misura che risolva il problema: dobbiamo gestirlo. Nei prossimi 20 anni avremo flussi migratori e per organizzarli è fondamentale che non siano in mano agli scafisti. Attualmente il traffico di esseri umani rappresenta il 10% del prodotto interno lordo della Libia". Nessun intervento di terra dunque, ha assicurato il ministro, ma piuttosto un "grande lavoro di intelligence: abbiamo gli strumenti per individuare con satelliti e droni la localizzazione dei barconi e intervenire sul posto. Si può fare senza provocare perdite umane". Gentiloni ha poi aggiunto: "Bisogna organizzare il fenomeno, colpire i criminali, rendere più sopportabili le condizioni nei Paesi di origine e suddividere il peso della situazione tra i Paesi europei, e in questo senso è stato fatto qualche passo avanti". 

"Nessuna informazione terroristi su barconi" 
Parlando ancora della questione immigrazione il ministro ha inoltre precisato: "I nostri servizi di intelligence ci dicono che non ci sono informazioni di infiltrazioni terroristiche nei barconi di immigrati". Oltre a ricordare di evitare "di fare allarmismi", Gentiloni ha spiegato che "una cosa è sicura: la presenza terroristica in Libia può consolidarsi in alcune città, se non si riesce a stabilizzare il Paese, se il tentativo che stanno facendo le Nazioni Unite di trovare un accordo tra i diversi governi non riesce".  Il capo della diplomazia italiana ha quindi ribadito la necessità di arrivare ad un "accordo per un governo di unità nazionale, stabilizzando la Libia si limita il rischio terrorismo".

La missione in Afghanistan
Gentiloni ha parlato anche dell'impegno italiano in Afghanistan: "Confermo che siamo in Afghanistan con una missione di addestramento e supporto fino alla fine di quest'anno: questi sono gli accordi internazionali". Rinnovando le condoglianze alla famiglia di Alessandro Abati, ucciso ieri in un attacco talebano, il ministro ha precisato che attualmente sono impegnati in Afghanistan 750 militari.