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ITALIA

Ragazzi sfiduciati

Ocse: scuola italiana migliora ma diminuisce la spesa

Tra il 2000 e il 2011 la spesa pubblica nel settore scolastico è diminuita del 3%. In calo anche gli stipendi dei docenti

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A causa dei tagli il numero di studenti per docente è in aumento
Il più raffinato dei paradossi. In Italia aumenta la qualità dell'istruzione primaria, ma gli investimenti continuano a diminuire. E così, se da un lato è diminuita la percentuale di italiani che ottengono buoni risultati in matematica, le risorse languono.

Secondo l'ultimo rapporto Ocse "Uno sguardo sull'Istruzione 2014", diffuso oggi, tra il 1995 e il 2011, in Italia la spesa per studente nella scuola primaria, secondaria e post secondaria non terziaria è calata del 4%.

Non solo, perchè tra i 34 paesi Ocse presi in esame, all'Italia tocca ancora una volta il ruolo di Cenerentola. Il nostro Paese è infatti l'unico che ha registrato una diminuzione della spesa pubblica nel settore scolastico tra il 2000 e il 2011 (-3%, a fronte  del +38% Ocse ) e la riduzione più netta di investimenti.

Andando nel dettaglio, la spesa pubblica e privata per la scuola, che era aumentata dell'8% tra il 1995 e il 2008 ha poi visto una diminuzione del 12% tra il 2008 e il 2011, dovuta soprattutto a uno spostamento di risorse a favore dell'universita' (+17% tra il 2005 e il 2011).

Non se la passano meglio gli insegnanti: tra il 2008 e il 2012 le buste paga dei professori delle scuole elementari e medie sono diminuite del 2%, mentre tra il 2005 e il 2012 le retribuzioni dei docenti di ogni grado e con oltre 10 anni di esperienza sono scese del 4,5%.  Non bastasse, a causa dei tagli è aumentato anche il numero medio di studenti per docente.

E intanto, si continua a fare fatica per trovare un lavoro. La motivazione dei giovani nei confronti dell'istruzione continua a calare: tra il 2010 e il 2012 la quota dei 15-19enni non iscritti nel sistema di istruzione è aumentata del 3%. Nel 2012 solo l'86% dei 17enni era ancora a scuola, mentre la quota di giovani che pensa di iscriversi all'università ha visto una diminuzione del 4% dal 2008.