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ITALIA

Domiciliari per Pietro Genovese, sarà interrogato il 2 gennaio

Incidente Corso Francia, il Gip: "L'auto andava veloce, dalle vittime condotta spericolata"

Fissato l'interrogatorio al prossimo 2 gennaio per Pietro Genovese, il 20enne agli arresti domiciliari da ieri con l'accusa di omicidio stradale plurimo. Nelle motivazioni del gip si parla di un complesso di situazioni che hanno concorso a rendere mortale l'incidente: la velocità, l'assunzione di alcol, ma anche l'imprudenza delle due vittime e la colposa insufficienza dell'illuminazione pubblica

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Sarà interrogato il prossimo 2 gennaio dal gip di Roma, Bernadette Nicotra, Pietro Genovese, il 20enne,
agli arresti domiciliari da ieri con l'accusa di omicidio stradale plurimo per avere investito e ucciso con la sua auto, le due 16enni, Gaia e Camilla, nella notte tra sabato e domenica scorso su corso Francia, nel quartiere romano di Ponte Milvio. 

Le motivazioni del gip
Il gip Bernadette Nicotra ha accolto le motivazioni della procura e deciso di applicare gli arresti domiciliari per Pietro Genovese, il figlio 20enne del regista Paolo, che nella notte tra sabato e domenica scorsi era alla guida dell'auto che ha investito le due ragazze. Il giovane è indagato per omicidio stradale plurimo. Il provvedimento disposto dal gip del tribunale di Roma rileva che il giovane guidava con "imprudenza e imperizia" e "teneva una velocità superiore al limite consentito di 50 Km/h", ma al tempo stesso chiama in causa anche la "condotta vietata, incautamente spericolata" da parte delle stesse due ragazze nel momento in cui hanno attraversato la strada con il semaforo che era rosso, "così concorrendo alla causazione del sinistro mortale". Come pure viene rilevato il fatto che la zona presenti "una scarsa visibilità per causa di illuminazione 'colposamente' insufficiente".

Arresti domiciliari
A notificare la misura restrittiva a Genovese sono stati gli agenti della Polizia locale di Roma Capitale. Una misura che il gip ha motivato sostenendo che il giovane si era messo alla guida dell'autovettura nonostante avesse assunto bevande alcoliche (è stato stabilito con l'alcoltest, che ha rilevato un tasso pari a 1,4 g/l) e nonostante in passato gli fosse stata già ritirata la patente di guida per violazioni del codice della strada. E questo comportamento "dimostra noncuranza, se non addirittura disprezzo verso i provvedimenti e i moniti dell'autorità amministrativa e di pubblica sicurezza ed è sintomo - scrive il gip - di una personalità incline alla violazione delle regole", al punto che "sussiste l'esigenza cautelare per il concreto pericolo di reiterazione della condotta criminosa".

Pericolo reiterazione di condotte analoghe
Per il gip, "la personalità dell'indagato lascia ragionevolmente presumere che il medesimo non si scoraggi dall'usare comunque l'automobile per il solo fatto dell'avere avuta ritirata la patente di guida. Sicché allo stato al fine di neutralizzare il pericolo concreto ed attuale di reiterazione di condotte analoghe appare necessario limitare la libertà di movimento" del 20enne, il quale sebbene incensurato e di età giovane "potrebbe mettersi alla guida di autovetture di amici o conoscenti anche senza patente e porre in essere condotte gravemente colpose in violazione delle norme della circolazione stradale compromettendo così la propria e l'altrui incolumità". 

Troppo veloce
E a proposito di guida, il gip rileva che Genovese oltre che procedere oltre il limite di velocità consentito non teneva conto delle "condizioni della strada e del traffico (ora notturna, prossimità dell'intersezione con via Flaminia - scarsamente illuminata - forte pioggia intermittente, intenso traffico pedonale e veicolare) così da non poter arrestare tempestivamente il veicolo a fronte di un ostacolo prevedibile". Sempre in fatto di contesto, il gip scrive che "una velocità prudenziale e una condizione di sobrietà in rapporto alla prossimità di un attraversamento semaforico, all'insistenza di un affollato agglomerato urbano, di locali notturni assai frequentati soprattutto di sabato sera, di un asfalto bagnato per causa della pioggia" e per l'appunto "di una scarsa visibilità per causa di illuminazione 'colposamente' insufficiente", avrebbe, "con ogni probabilità", permesso all'indagato "di meglio controllare il veicolo mettendo in atto manovre di emergenza per arrestarlo davanti a ostacoli prevedibili".

Non era sotto effetto di droghe
Non costituisce invece, per il gip, una aggravante il fatto che Pietro Genovese avesse tracce di droghe nel sangue, in quanto esse "non dimostrano che il giovane fosse alla guida sotto effetto di quelle sostanze". In sostanza, "le sostanze stupefacenti riscontrate (attraverso le analisi di laboratorio effettuate dopo l'incidente) sebbene presenti, ben potevano essere state assunte dal Genovese in epoca precedente". 

Le due vittime hanno concorso a causare l'incidente mortale
Quanto alla condotta "vietata, incautamente spericolata" delle due vittime, il gip non manca di sottolineare nella sua ordinanza che "nella ricostruzione di un incidente stradale, nella sua dinamica e nella sua eziologia, il giudice di merito deve necessariamente tenere conto delle condotte dei singoli utenti della strada coinvolti per accertarne le responsabilità, determinare l'efficienza causale di ciascuna eventuale colpa concorrente". E "alla luce di quanto accertato in questa prima fase - scrive ancora il giudice - le due ragazze, in ora notturna, in zona scarsamente illuminata e con pioggia in atto" stavano "attraversando la carreggiata, scavalcando il guard rail, nel momento in cui il semaforo era fermo sulla luce rossa per i pedoni". E così facendo, loro stesse hanno concorso a causare l'incidente che le avrebbe uccise.

L'esame autoptico: morte sul colpo
Una morte immediata per sfondamento della scatola cranica causato dal violento impatto contro la Renault Koleos condotta dal giovane, come ha stabilito l'autopsia svolta all'istituto di medicina legale de La Sapienza disposta dal pm di Roma, Roberto Felici. L'autopsia ha inoltre escluso segni di trascinamento, facendo così cadere l'iniziale ipotesi che le due giovani dopo l'investimento siano state colpite anche da altre auto in transito su Corso Francia.