Original qstring:  | /dl/archivio-rainews/articoli/Incontro-segreto-tra-Netanyahu-e-Mohammed-bin-Salman-guardando-a-Iran-66376dec-a505-47aa-94a8-4931ceda86ec.html | rainews/live/ | true
MONDO

Visita senza precedenti

Incontro 'segreto' tra Netanyahu e Mohammed bin Salman guardando all'Iran

Condividi
Benjamin Netanyahu (Ohad Zwigenberg/Pool Photo via AP)
Visita segreta e senza precedenti del premier israeliano, Benjamin Netanyahu, in Arabia Saudita come riporta l'Agi. Secondo quanto riferito dai media israeliani, Netanyahu ha incontrato il principe ereditario saudita, Mohammed bin Salman, alla presenza del segretario di Stato americano, Mike Pompeo. La casa regnante saudita ha immediatamente negato la visita lampo, il leader israeliano non ha confermato né smentito, ma il suo ministro dell'Istruzione, Yoav Gallant, ha parlato di "risultato straordinario" in un'intervista alla Radio militare. Intanto, dalla Striscia di Gaza, Hamas ha già protestato per un colloquio che viene visto come un "insulto" e "un oltraggio verso i diritti dei palestinesi".

L'incontro di poche ore, alla presenza anche del direttore del Mossad Yossi Cohen, sarebbe avvenuto domenica sera a Neom, la nuova smart-city saudita affacciata sul Mar Rosso, vicino al confine con la Giordania e con lo stesso Israele. Netanyahu avrebbe usato un jet privato messo a disposizione dall'imprenditore Udi Angel, già utilizzato in passato per altre missioni diplomatiche. Il ministro degli Esteri saudita, il principe Faisal bin Farhan, ha negato la visita di Netanyahu, sottolineando che l'incontro è stato solo tra MbS e Pompeo, come previsto.   

Dopo la firma degli Accordi di Abramo tra Israele ed Emirati e Bahrein, a metà settembre, l'amministrazione Trump ha intensificato le pressioni sull'Arabia Saudita perché segua l'esempio e normalizzi le relazioni con lo Stato ebraico. Da parte sua Riad ha più volte ricordato che è stata proprio lei nel 2002 a lanciare l'iniziativa, proponendo allo Stato ebraico il riconoscimento da parte del mondo arabo in cambio della soluzione dei due Stati.   

Proprio ieri, il principe Faisal ha ribadito che la normalizzazione delle relazioni con Israele può avvenire solo dopo "un accordo di pace permanente e globale tra i palestinesi e gli israeliani, compresa la creazione di uno Stato palestinese nei confini del 1967". Finora, il Regno wahabita ha solo concesso a Israele di usare il suo spazio aereo. Nel Paese, custode dei luoghi sacri dell'Islam, è plastica la divisione generazionale tra l'anziano re Salman, fedele alla linea tradizionale rispetto alla causa palestinese, e il 35enne principe ereditario MbS che invece sostiene l'apertura allo Stato ebraico.     

Pompeo si è limitato a parlare di "visita costruttiva" a Neom, ricordando che "Usa e Arabia Saudita hanno fatto molta strada da quando il presidente Franklin Delano Roosevelt e il re Abdul Aziz Al Saud hanno gettato le basi dei legami 75 anni fa". 

La missione 'segreta' di Netanyahu ha messo in luce anche la frattura interna al governo israeliano con il leader centrista e ministro della Difesa, Benny Gantz, così come il suo alleato, il ministro degli Esteri Gabi Ashkenazi, tenuti all'oscuro della visita, in preparazione da oltre un mese. A sottolinearlo è stato Topaz Luk, consulente di Netanyahu per i social media: mentre le notizie cominciavano a circolare, ha fatto presente che "Gantz fa politica mentre il primo ministro fa la pace". Un riferimento, neanche troppo velato, alla decisione del premier alternato di avviare una commissione d'inchiesta governativa sul caso di corruzione legato all'acquisto di sottomarini che vede coinvolto Netanyahu.     

La vittoria di Joe Biden negli Stati Uniti potrebbe aver messo l'acceleratore a una tendenza già in atto da tempo: i leader di Israele e Arabia Saudita, formalmente nemici, sono da anni impegnati in un lavoro dietro le quinte per arginare e mettere all'angolo il comune arci-rivale, l'Iran. L'arrivo del candidato dem alla Casa Bianca porta con sé il rischio di vedere tornare Teheran sulla scena internazionale, dopo gli anni in cui l'amministrazione Usa guidata da Donald Trump aveva picchiato duro contro la Repubblica islamica, contro la quale ha ampiamente dispiegato l'arma delle sanzioni dopo l'uscita unilaterale di Washington dall'accordo internazionale sul nucleare (Jcpoa).     

Come ha sottolineato il Jerusalem Post, in Arabia Saudita praticamente non esiste la libertà di stampa e in Israele la censura militare è molto efficace nel non far uscire le notizie quando si tratta di sicurezza nazionale. Da qui la convinzione che i protagonisti dell'incontro volessero far sapere di essersi incontrati. Destinatario del messaggio, Biden, che si è detto disponibile a cercare di ridare vita all'intesa internazionale sul nucleare con Teheran, "rafforzandola ed estendendola, respingendo più efficacemente le altre attività destabilizzanti dell'Iran". Una vaghezza che ha messo sull'allarme i due principali nemici nella regione della Repubblica islamica.     

Domenica pomeriggio, poco prima del viaggio verso l'Arabia Saudita, Netanyahu ha ribadito con forza la sua opposizione al Jcpoa, esortando a "non tornare al precedente accordo nucleare". "Dobbiamo mantenere una politica senza compromessi per garantire che l'Iran non sviluppi armi nucleari", ha aggiunto.     

Proprio sul dossier Iran si è tenuto ieri un incontro a Berlino con i ministri degli Esteri di Germania, Francia e Regno Unito, durante il quale il capo della diplomazia di Parigi, Jean-Yves Le Drian, ha ribadito la determinazione a preservare il Jcpoa nella convinzione del suo ruolo cruciale per evitare che Teheran entri in possesso di armi nucleari.