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MONDO

la crescita economica è la priorità per uno dei paesi più popolosi del mondo

L'India verso la conferenza sul clima. Dal carbone al solare

L’India, gigante demografico, paese emergente per eccellenza,  con tassi di crescita dell’economia che sfiorano l’8% rappresenta un interlocutore di prima grandezza per mettere forgiare una strategia globale di lotta al cambio climatico. Con quali strategie il governo di Nuova Dehli si prepara al vertice di Parigi? Cristina Raschio lo ha chiesto a Jayram Ramesh Ex ministro dell’ambiente indiano, deputato di maggioranza nel parlamento di Nuova Dehli

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L’India è uno dei  paesi che maggiormente emette gas serra nell’atmosfera, qual è il corretto punto di equilibrio, dal vostro punto di vista, tra le esigenze della crescita e quelle dell’ambiente?
La priorità per l’India non può che essere una crescita economica più veloce. La nostra popolazione, oggi, è 20 volte quella dell’Italia, e, nel 2020 noi saremo la nazione più popolosa del mondo, con un miliardo e 700 milioni di persone.  Così dobbiamo creare posti di lavoro. Ogni anno dobbiamo inventare dieci milioni di posti di lavoro in più per i giovani che si affacciano sul mercato. Per questo una crescita economica più veloce è essenziale, al momento il nostro tasso di crescita è tra il 7 e l’8 per cento all’anno. Tuttavia dobbiamo stare attenti, durante questo processo, a non distruggere le foreste a non avvelenare l’aria, l’acqua, la terra e le nostre risorse naturali. La sfida, per l’India, è come mantenere questi tassi di crescita e allo stesso tempo difendere l’ambiente, le risorse e non complicare ulteriormente il problema climatico globale.


 
Attraverso quale strategia il governo dell’India cerca di risolvere questa contraddizione?
Stiamo facendo enormi investimenti in energia solare, noi abbiamo il sole per tutto l’anno. Oggi la Germania è il paese leader nella produzione di energia solare e non c’è ragione per cui l’India non potrà essere il paese leader domani, stiamo facendo, come dicevo, enormi investimenti nel solare, nell’eolico e, in generale, nelle energie rinnovabili. Questo piano energetico è un importante pilastro nella nostra strategia ambientale, assieme all’energia nucleare. Tuttavia, il problema dell’India è che, dopo aver sviluppato il solare, l’eolico, il nuclerae e l’idroelettrico avremo ancora il 50% della nostra energia prodotta dal carbone. Non potremo fare a meno del carbone e quindi dovremo introdurre tecnologie più pulite di estrazione e di uso del carbone, perché sappiamo che il carbone contribuisce all’effetto sera e al cambio climatico.


 
Lei crede che a Parigi arriverà una soluzione concreta?
Io lo spero molto. Abbiamo raggiunto un accordo a Copenhagen, abbiamo raggiunto un accordo a Cancùn ma negli ultimi 5 anni non siamo stati capaci di farlo. Il più importante risultato che possiamo aspettarci dalla conferenza di Parigi è un meccanismo che garantisca che gli impegni che i singoli paesi  hanno già assunto con i loro piani nazionali di contenimento delle emissioni siano veramente mantenuti, che i paesi siano obbligati a mantenerli. E' essenziale che venga creato un meccanismo di revisione, che emetta rapporti, che faccia verifiche, conduca un monitoraggio costante di questi impegni. Se i singoli paesi non verranno chiamati a rispondere delle loro responsabilità che senso ha assumere degli impegni? Quando, dal 30 novembre i leader inizieranno ad arrivare a Parigi io spero che questo sarà il principale obiettivo verso cui lavoreranno. Se non vedrà la luce un sistema di controllo e di sanzione Parigi sarà un fallimento.