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MONDO

Tripoli

Italiano scomparso, per il governo libico è stato rapito. La Farnesina: "Verifiche in corso"

Apprensione per il piacentino scomparso sabato a Zuwara, nell'ovest del paese. Con lui, due colleghi: un macedone e un bosniaco

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Marco Vallisa
Ore di attesa e di ansia per Marco Vallisa, il tecnico italiano scomparso nell'ovest della Libia, rapito insieme con due suoi colleghi stranieri. E mentre ancora non c'è nessuna rivendicazione su quello che da Tripoli ormai si dà per certo sia un sequestro, si iniziano a ipotizzare le possibili piste. Tra le quali potrebbe prevalere quella di un rapimento a scopo di estorsione.

Come lasciato intendere dallo stesso fratello di Vallisa - "ci attendiamo la richiesta di un riscatto" - e alla luce della zona in cui è avvenuto il fatto, un'area costiera lontana dalle tensioni jihaidiste. Solo prime ipotesi, teoriche, vista la situazione del turbolento paese nordafricano  dove la sicurezza è a rischio. Anche per gli addestratori italiani - i 28 militari che preparano i colleghi libici - costretti oggi a trasferirsi in ambasciata dopo gli scontri tra governativi e ribelli nella capitale, vicino alla zona in cui risiedono.

A Roma le autorità italiane sono impegnate per chiarire i contorni della vicenda Vallisa, seguita personalmente dal ministro degli Esteri Federica Mogherini, e la Farnesina ha attivato tutti i canali disponibili per ottenere la sua liberazione. Di sequestro hanno parlato stamane fonti del governo di Tripoli e gli stessi familiari del tecnico italiano hanno detto di aspettarsi una richiesta di riscatto.

Vallisa, 53 anni ed esperto di costruzioni impegnato in un cantiere della modenese 'Piacentini Costruzioni', è scomparso insieme con altri due colleghi, il bosniaco Petar Matic e il macedone Emilio Gafuri, nella città costiera di Zuwara, abitata in prevalenza da berberi. Secondo le prime ricostruzioni, la loro macchina è stata ritrovata con le chiavi inserite nel quadro, circostanza che rafforza la tesi del rapimento a scopo estorsivo.  La scomparsa dei tre è avvenuta, infatti, nell'ovest del Paese, zona lontana dalla Cirenaica in cui si concentrano le forze 'jihadiste'.

Intanto, cresce l'ansia a Roveleto di Cadeo. Vallisa vive nella cittadina emiliana con la moglie Silvia Bolzoni, farmacista del paese e consigliere comunale, e i tre figli che frequentano le scuole elementari. Il fratello Corrado ha raccontato di averlo sentito l'ultima volta venerdì, che aveva "la stessa voce di sempre e non aveva timori, anche perché la zona in cui lavora è sempre stata tranquilla". Quindi, si è detto "convinto che l'abbiano sequestrato", aspettandosi una richiesta di riscatto, in "armi o soldi".

Il sindaco di Cadeo, Marco Bricconi, ha ricordato che il tecnico della Piacentini Costruzioni è in Libia "da uno o due mesi, ma aveva già avuto esperienze di lavoro all'estero". Vallisa viene descritto come una persona capace, esperto in meccanica e opere di perforazione, molto generoso nei rapporti umani. E con una forte passione per la politica: nel '95 si era candidato sindaco. Anche nella chiesa del paese, non si parla d'altro. "Per la famiglia di Marco la parrocchia è come una seconda casa, potete immaginare come ci sentiamo", dice don Umberto Ciullo.

La Libia, imprigionata nel caos dalla rivoluzione del 2011, sta diventando sempre più pericolosa per gli stranieri. La fondazione Icsa in particolare rileva che in tre anni l'indice di rischio per le imprese italiane presenti nel Paese nordafricano è aumentato passando da un valore percentuale basso a elevato, perché il "terrorismo jihadista sta orientando verso gli obiettivi economici occidentali gran parte delle sue azioni, cui l'Italia rimane particolarmente esposta".

L'instabilità minaccia anche i nostri militari. I 28 addestratori italiani in servizio a Tripoli sono stati portati "per misura precauzionale" all'ambasciata italiana, dopo gli scontri scoppiati tra governativi e ribelli nella parte occidentale della capitale, dove si trovavano i loro alloggi, e metà di loro farà rientro a casa domani considerando che in periodo di ramadan l'attività è ridotta. Gli scontri nel quartiere della capitale, anche con armi pesanti, avrebbero provocato un morto e tre feriti (ma la notizia che rimbalza da una fonte locale non trova nessuna altra conferma).