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ITALIA

La regione Abruzzo rassicura sulla qualità dell'acqua

Processo a porte chiuse sui veleni di Bussi

Processo a porte chiuse con rito abbreviato davanti alla Corte di Assise di Chieti per i 19 imputati. Il manager Capogrosso del polo chimico Solvay ha ribadito di non sapere nulla sulla discarica, ma che un'industria di quel genere non può non inquinare

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E' iniziato davanti alla Corte di Assise di Chieti il processo a porte chiuse con il rito abbreviato per i veleni di Bussi. Sul banco degli imputati ci sono 19 persone, 27 le parti civili costituite.
 
Contestazioni da parte del presidente della regione Abruzzo e del sindaco di Bussi riguardo la notizia diffusa dall’Istituto Superiore di Sanità sull’acqua contaminata e distribuita per anni a 700 mila persone nel Pescarese.

Messa in sicurezza e bonifica aree inquinate 
"Qui non è la Terra dei fuochi" ha voluto precisare il presidente della Regione Abruzzo, Gianni Chiodi, in merito al “processo di disinformazione che sta investendo la città di Bussi e la sua comunità"."Ora la necessità primaria - ha detto Chiodi - è far capire alla comunità nazionale e internazionale che questa terra è integra, la sua acqua ottima e in quantità abbondante, e che a Bussi si è avviato un processo di messa in sicurezza e bonifica di tutte quelle aree interessate dall'inquinamento chimico". 

Asl di Pescara rassicura sulla qualità dell'acqua 
La qualità dell’acqua che serve il bacino pescarese e chietino è stata ribadita anche dal commissario per il bacino Aterno-Pescara, Adriano Goio, e dal responsabile dell'Ufficio Relazioni con il Pubblico della Asl di Pescara, Maria Assunta Ceccagnoli.

I pozzi inquinati sono stati chiusi nel 2007
"La verità è che nel 2007 a seguito di analisi del Wwf e di Rifondazione Comunista - ha riferito il sindaco di Bussi, Salvatore La Gatta - i pozzi di Colle Sant'Angelo erano inquinati e che l'inquinamento era riconducibile al sito industriale. I pozzi vennero chiusi e il comune si rese disponibile ad ospitare un pozzo di emergenza all'ingresso del paese e poi sulla montagna. Oggi eroghiamo mille litri al secondo di acqua purissima. Il problema dell'inquinamento risale quindi a otto anni fa".
 
Capogrosso, non potevamo non inquinare
"Non è possibile produrre chimica senza inquinare. Tutte le aziende chimiche inquinano. La verità è che con le nuove norme non si può tenere aperta una fabbrica di quel tipo, perché basta un errore, un incidente... In Italia tenere aperta una fabbrica è diventato un crimine". Lo ha detto Leonardo Capogrosso in un'intervista a Repubblica. Il manager è sotto processo per avvelenamento delle acque e disastro ambientale insieme ad altri 18 imputati. Secondo la Procura di Pescara Capogrosso, nel marzo del 2001, invitò i tecnici di una ditta incaricata dei rilevamenti sull'inquinamento, a taroccare i dati riguardanti il polo chimico di Bussi sul Tirino. "Di quale fabbrica dei veleni stiamo parlando? è morto qualcuno? Non mi risulta. Comunque chiariremo in tribunale", ha dichiarato il manager. L'uomo ha ribadito di essere venuto a conoscenza della discarica il giorno del sequestro. "Sui quei terreni sono stati sotterrati rifiuti industriali dal1950 al 1965. Io sono entrato in azienda, come anche altri 16 imputati di questo processo, dopo il 1970. Quindi non sapevamo proprio nulla della discarica".