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ITALIA

La relazione della Commissione Parlamentare

Intimidazioni ad amministratori locali: sindaci bersaglio di minacce e attentati

Senatrice Lo Moro: "Per rompere la solitudine dei sindaci dobbiamo andare sul territorio". Le regioni più colpite Sicilia, Sardegna, Puglia e Calabria

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Roma
Gli amministratori locali più colpiti da minacce e intimidazioni sono i sindaci. E i loro familiari. Un fenomeno in crescita e spesso sottovalutato, come emerge dalla relazione della Commissione parlamentare di inchiesta sul fenomeno delle intimidazioni nei confronti degli amministratori locali. Gli atti intimidatori censiti dal ministero dell'Interno nel 2013 sono 668, mentre nel primo quadrimestre del 2014 se ne sono registrati 321, il 44,% dei quali contro sindaci, il 21,8% ai danni di assessori e il 20,1% di consiglieri comunali. Storie di minacce spesso raccontate solo dalle cronache locali, intimidazioni che non sempre vengono denunciate, amministratori locali spesso lasciati soli. "Per rompere la solitudine dei sindaci" ammonisce la senatrice Pd Doris Lo Moro, presidente della Commissione, "dobbiamo andare sul territorio"

Le vittime
Dal 1893 al 2013 sono stati 41 gli amministratori locali e i funzionari pubblici uccisi in Italia e tra le vittime ci sono anche i familiari dei sindaci. Come il padre dell'ex primo cittadino di Burgos (Sassari), Giuseppe Tilocca, ucciso da una bomba il 29 febbraio 2004 . O Gianpiera Marceddu, 35 anni, moglie del sindaco comunista di Oniferi (Nuoro) Liberato Brau, uccisa in un agguato il 1 luglio 1986 nell'ambito della faida del paese mentre rientrava a casa con il marito e le due figlie.

Sicilia, Puglia, Calabria e Sardegna le regioni più colpite
Si concentra nel Mezzogiorno il fenomeno degli attentati agli amministratori locali, che ha in Sicilia, con il 16,7% dei casi accertati, l'incidenza più elevata, nel periodo dal 1 gennaio 2013 al 30 aprile 2014. In Sardegna si è registrato il 10,8% degli episodi censiti. L'isola è preceduta da Calabria (12,3%) e Puglia (12,9%) e seguita dalla Campania (8,2%). Nell'isola, secondo la Direzione nazionale antimafia, il fenomeno "è il segno di una generica diffusa attitudine violenta che sfocia molto frequentemente in omicidi ed episodi di violenza"