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MONDO

La crisi Washington-Teheran

Iran. Forze Usa in massima allerta, si temono attacchi con i droni

Lo rivela la Cnn, che cita due funzionari del Pentagono. Trump: pronti ad attaccare se necessario. Folla oceanica per l'ultimo saluto a Qassem Soleimani, decine di morti nella calca a Kerman. Rinviata la sepoltura per ragioni di sicurezza

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Le forze americane in Medio  Oriente sono state poste in stato di massima allerta, con le batterie  di missili Patriot pronte a essere azionate, nel timore di possibili  attacchi con droni iraniani, secondo l'allarme lanciato  dall'intelligence statunitense.

Lo rivela la Cnn, che cita due funzionari del Pentagono, secondo cui "ci sono indicazioni che abbiamo necessità di monitorare le minacce" anche con più attenzione rispetto  a quanto è stato fatto finora, ha detto una fonte. Mentre l'altra ha  sottolineato che "tutte le batterie di missili Patriot e le forze nell'area sono in stato di massima allerta" in considerazione della  "minaccia di un attacco imminente".

Il segretario di Stato americano Mike Pompeo ha difeso come una"decisione giusta" quella con cui Donald Trump ha autorizzato l'uccisione del generale iraniano Qassem Soleimani e si è detto convinto che se Teheran farà un'altra cattiva scelta, il presidente risponderà come ha fatto la scorsa settimana, "in modo deciso e serio".

Trump: Usa pronti ad attaccare se necessario
Gli Stati Uniti sono pronti a rispondere nel caso di ritorsioni da parte di Teheran dopo l'uccisione del generale iraniano Qassem Soleimani. Lo ha assicurato il presidente Donald Trump durante l'incontro alla Casa Bianca con il primo ministro greco Kyriakos Mitsotakis. "Siamo pronti. Siamo totalmente pronti" e "attaccheremo come rappresaglia se sarà necessario", ha avvertito Trump, dichiarando che l'uccisione di Soleimani è stata una risposta alle provocazioni di Teheran. "Hanno iniziato loro con due morti, in poco tempo. Gente brutalmente ferita. Prima ancora c'erano stati altri attacchi".

Stavano pianificando "qualcosa di grande"
Con l'uccisione di Soleimani "abbiamo salvato molte vite" ha aggiunto Trump, segnalando che c'era una imminente minaccia per gli Usa. "Stavano preparando qualcosa di grosso di cui sentirete parlare o di cui almeno alcune persone in Congresso saranno informate domani", ha spiegato, echeggiando quanto indicato da alti funzionari Usa. Soleimani, ha proseguito il capo della Casa Bianca, "stava viaggiando con il capo di Hezbollah. Non erano lì per discutere di una vacanza. Non erano lì per andare a un  bel resort a Baghdad. Erano lì per discutere dei loro affari".

Il presidente Usa ha poi fatto marcia indietro e ha annunciato di voler "rispettare la legge" dopo aver minacciato di colpire siti culturali dell'Iran.

Il ritiro Usa dall'Iraq sarebbe "la cosa peggiore"
Trump ha anche detto che un ritiro delle truppe americane dall'Iraq sarebbe la "cosa peggiore" che potrebbe accadere a quel paese, evidenziando il pericolo che il suo potente vicino iraniano rappresenta. "Sarebbe la cosa peggiore che potrebbe accadere in Iraq", ha detto Trump. "A un certo punto, lasceremo (...) ma quel momento non è arrivato".

Folla oceanica per l'ultimo saluto a Qassem Soleimani
Folla oceanica per l'arrivo della bara e il corteo funebre che precede la sepoltura di Qassem Soleimani a Kerman, in Iran, città natale del generale ucciso da un raid Usa a Baghdad. Una marea umana, così come quella che ha partecipato alla cerimonia funebre a Teheran e nella città santa di Qom.

Le autorità iraniane sono state costrette a rinviare per ragioni di pubblica sicurezza la sepoltura di Soleimani, dopo che almeno 50 persone sono morte e altre 200 sono rimaste ferite nella calca durante la cerimonia. Il mezzo che trasportava i feretri di Soleimani e dell'altra vittima del raid da seppellire a Kerman, Hossein Pour-Jafarinia, era rimasto bloccato nella calca e non aveva raggiunto il cimitero. Poi la cerimonia di sepoltura è stata portata a termine nel pomeriggio.

Molti morti nella calca
Un affollamento fuori controllo che ha anche avuto conseguenze tragiche. Almeno 50 persone sono morte nella calca, secondo siti di informazione internazionale. I feriti sarebbero almeno oltre 200. GUARDA LE IMMAGINI



Slogan minacciosi 
Tra l'enorme massa di persone spuntano le bandiere rosse di chi, chiede vendetta per l'attacco. Tanti gli slogan contro gli Stati Uniti di Trump, ma anche contro Israele e la Gran Bretagna. "Se gli Usa non se ne andranno dal Medio Oriente - è uno dei messaggi più forti che trapelano da Teheran - per gli americani sarà un nuovo Vietnam".

Tensione altissima
Le cerimonie concludono i tre giorni di lutto per il generale proclamati dalla Guida suprema dell'Iran, l'ayatollah Ali Khamenei. Intanto, in risposta all'uccisione di Soleimani, il parlamento iraniano ha approvato all'unanimità una mozione che designa l'esercito americano e il Pentagono come "organizzazioni terroristiche". Le tensione è altissima. Il capo del Pentagono Mark Esper ha negato che al momento ci sia un piano per il ritiro delle truppe americane dall'Iraq ma resta l'allerta.

Khamenei: "Dovranno essere forze iraniane a colpire"
Secondo fonti iraniane sentite dal New York Times, sono nette le istruzioni impartite dall'ayatollah Ali Khamenei durante la riunione del Consiglio per la sicurezza nazionale iraniano, indetta poche ore dopo il raid Usa a Baghdad contro Soleimani.  La risposta dell'Iran agli Stati Uniti per l'uccisione del generale Qasem Soleimani dovrà essere "un attacco diretto e proporzionato agli interessi americani" e "chiaramente messo in atto dalle stesse forze iraniane".  Il quotidiano americano ricorda che solitamente Teheran ricorre alle proprie forze alleate nella regione per lanciare attacchi, ma "per la rabbia scatenata dall'uccisione del comandante militare, uno stretto alleato e un amico personale del leader supremo, l'ayatollah è disposto a mettere da parte le tradizionali cautele".

13 scenari per una vendetta
L'Iran ha definito finora "13 scenari" per la risposta agli Stati Uniti per l'uccisione del generale Qasem Soleimani. Lo ha detto il leader del Consiglio per la sicurezza nazionale iraniano, Ali Shamkhani. "Gli americani devono sapere che fino a oggi abbiamo definito 13 scenari per vendicarci duramente e anche qualora si concretizzasse lo scenario più debole, sarà comunque un incubo per gli Stati Uniti", ha detto il Contrammiraglio iraniano, citato dall'agenzia di stampa iraniana Mehr. "Giuriamo alla nazione iraniana che la vendetta non sarà limitata a una sola operazione - ha aggiunto - tutte le forze dell'Asse della resistenza si vendicheranno duramente".

Zarif: gli Usa mi hanno negato il visto per l'Onu
"Il segretario di stato americano (Mike Oompeo) ha detto che non emetteranno un visto per me perché non hanno avuto tempo di farlo, ma il mondo non è solo New York e quindi parlerò al popolo americano da Teheran",  ha detto il ministro degli Esteri iraniano Mohammad Javad Zarif, annunciando che gli Usa gli hanno negato il visto per partecipare giovedì a una seduta del consiglio di sicurezza dell'Onu, in programma fin da prima della crisi di questi giorni. 

Pompeo: "L'Iran non metterà mano all'arma nucleare"
L'Iran "non metterà le mani sull'arma nucleare". Lo ha assicurato il segretario di Stato americano, Mike Pompeo, nel corso di una conferenza stampa. "Speriamo - ha aggiunto - che l'Iran possa comportarsi come uno Stato normale" ma noi "vogliamo mettere in sicurezza gli Stati Uniti e stabilizzare la regione mediorientale". 

"L'Iran sta lavorando per indebolire il processo di pace in Afghanistan",  ha denunciato il segretario di Stato Usa,  puntando il dito contro il sostegno dell'Iran ai talebani. "Quello che ci preoccupa", ha aggiunti, "sono le guerre per procura combattute dall'Iran nella regione". 

Il segretario di Stato Usa Mike Pompeo sarà la prossima settimana a Bruxelles per colloqui con gli omologhi europei. Al centro dei colloqui, ha detto lo stesso Pompeo in conferenza stampa a Washington, ci saranno "Iran e Iraq". "Questo mostra la forte cooperazione con gli europei su questioni che riguardano tutti", ha dichiarato il segretario di Stato, aggiungendo che i temi in agenda comprendono anche "Siria, Cina e Corea del Nord". 

"Non commentiamo questioni relativi al visti". Così Mike Pompeo ha risposto a chi gli chiedeva della denuncia fatta da Teheran riguardo al fatto che è stato negato al ministro degli Esteri iraniano, Javad Zarif, il visto per andare alle Nazioni Unite a New York. "Non posso aggiungere molto sulla questione -ha detto ancora- dirò solo questo, noi sempre rispettiamo i nostri obblighi con l'Onu e gli accordi per il quartier generale e lo faremo anche in questa particolare questioni ed in generale ogni giorno".

Il Parlamento aumenta i fondi per i Pasdaran
Il Parlamento iraniano, il Majlis, ha aumentato i fondi a disposizione dei Guardiani della Rivoluzione iraniana, i Pasdaran, fino al 20 marzo, termine dell'anno persiano. Lo ha annunciato il portavoce del Parlamento di Teheran, Ali Larijani. Secondo quanto riporta l'agenzia di stampa Irna, la Guida suprema dell'Iran, l'ayatollah Ali Khamenei, ha ordinato che il budget per i Pasdaran fosse aumentato dell'equivalente di 225 milioni di dollari. La misura, spiega Larijani, è in linea con l'intenzione di eseguire una ''dura vendetta'' contro gli Stati Uniti per l'uccisione del generale Qassem Soleimani. Durante la sessione, i deputati si sono alzati in piedi e hanno urlato ''Morte agli Stati Uniti'' e ''Nessun compromesso, nessuna resa. Vendetta. Vendetta'', come riporta l'Irna.