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MONDO

Teheran

Iran al voto, altri due candidati si ritirano. Raisi verso la presidenza

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 Alla vigilia delle presidenziali iraniane, il campo dei candidati - gia' limitato dal vaglio del Consiglio dei Guardiani, controllato dalla Guida Suprema, l'ayatollah Ali Khamenei - si restringe ulteriormente

Altri due candidati alle elezioni presidenziali di domani in Iran, entrambi conservatori,hanno annunciato oggi il loro ritiro: l'ex negoziatore sul programma nucleare Said Jalili e il deputato Ali Reza Zakani. 

Ieri si era ritirato il riformista Mohsen Mehralizadeh.   In lizza rimangono il conservatore Ebrahim Raisi, capo dell'apparato giudiziario, l'ex comandante dei Pasdaran Mohsen Rezai, dello stesso schieramento, e il governatore della Banca centrale, il moderato Abdolnasser Hemmati. 


Mohsen Rezai, ex comandante dei Pasdaran, è al suo quarto tentativo di vincere la poltrona di capo del governo, e l'ex governatore della Banca centrale, Abdolnaser Hemmati è appoggiato da parte di riformisti e moderati, fortemente divisi al loro interno.

Se il parterre rimane questo, i sondaggi dell'istituto statale Ispa attribuiscono a Raisi un 64% dei voti. E' suo il volto piu' diffuso per le vie di Teheran sotto lo slogan "Un governo del popolo, un Iran forte", mentre sono praticamente assenti i manifesti elettorali degli altri contendenti.

Le elezioni arrivano mentre la Repubblica islamica è impegnata a rivitalizzare l'accordo sul nucleare, nei negoziati indiretti con gli Usa a Vienna, e da cui auspica arrivi la revoca delle sanzioni ripristinate da Donald Trump e che stanno soffocando un'economia duramente colpita anche dalla crisi del Covid-19.

La competizione, ritenuta da molti osservatori ne' libera ne' aperta, potrebbe registrare un record di astensionismo, sullo sfondo di un diffuso malcontento per la grave crisi economica e la disillusione rispetto ai reali poteri del presidente, in un sistema politico che conferisce alla Guida Suprema l'ultima parola sulle decisioni chiave della vita del Paese.  

Sulla scia di una vasta campagna per boicottare il voto, portata avanti da oppositori e dissidenti, e dei fiori di contagio da Covid, l'ultimo sondaggio dell'istituto statale Ispa prevede un'affluenza del 42%, un dato che i media conservatori hanno definito un "balzo" rispetto al 38% registrato la settimana
scorsa, ma che rimane ben al di sotto di quello delle ultime presidenziali del 2017, in cui Rohani conquisto' un secondo mandato con un'affluenza del 70%.

L'ayatollah Khamenei, in un discorso televisivo ieri sera è tornato a fare appello agli iraniani perché votino "in massa", per resistere ai nemici.

L'affluenza e il dato su cui sono puntati i riflettori, in quello che è un nuovo test di legittimità per il sistema politico, dopo tre anni che hanno messo a dura prova i rapporti tra la società e il potere non solo per via della crisi ma anche per la dura repressione delle proteste del 2019 contro il caro benzina e l'abbattimento del volo di linea ucraino sui cieli di Teheran, che ha ucciso 176 persone per lo piu' iraniani.