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MONDO

Vienna

Iran, la trattativa sul nucleare avanti oltre la scadenza del 7 luglio

Oggi sarebbe scaduto il termine per trovare un accordo e, già alla vigilia, una fonte diplomatica di Teheran aveva aperto alla possibilità di andare oltre. Gli Usa: "Accordo vicino, vale la pena proseguire"

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"I negoziati con l'Iran sono vicini all'accordo e vale la pena prorogare la scadenza, perché in questo modo si potranno affrontare le differenze significative tra le due parti". A dirlo è il portavoce dela Casa Bianca Josh Earnest che ufficializza così lo slittamento della deadline per la trattativa fissata in precedenza al 7 luglio. D'altra parte già lunedì fonti diplomatiche di Teheran al lavoro a Vienna avevano aperto a questa possibilità sottolineando come non fosse importante il giorno dell'accordo ma l'accordo stesso.

Lo stesso Earnest ha però ammonito: "Gli Stati Uniti non accetteranno alcun tipo di accordo con l'Iran che ci riporti indietro rispetto ai passi in avanti fatti negli ultimi mesi", e ha sottolineando come la tavolo dei negoziati "restano significative differenze" tra le parti.

Avanti nelle trattative dunque, ma non a tempo indeterminato. I negoziati devono concludersi in una maniera o in un'altra "entro 48 ore", ha detto infatti un diplomatico occidentale, sottolineando che l'estensione decisa oggi costituiesce l'ultimo prolungamento possibile. "Siamo alla fine - ha detto il diplomatico a condizione di rimanere anonimo -. Abbiamo proceduto ad un ultimo prolungamento. I negoziati non sono 'senza una scadenza' o a oltranza. Abbiamo solo dato l'estensione finale. E' difficile vedere come potrebbero continuare oltre. O funzionerà nelle prossime 48 ore o no".

Il nodo armi
L'embargo di armi contro l'Iran, punto caldo delle trattative, resta in vigore, almeno secondo quanto riferiscono diverse agenzie di stampa. Secondo fonti della delegazione Usa poi, anche in caso di accordo sul nucleare, le sanzioni Onu contro il programma missilistico e di commercio di armi dell'Iran resterebbero in piedi. Teheran chiede invece, con l'entrata in vigore di un accordo, la revoca di tutte le sanzioni, incluse quelle sul commercio di armi e missili. Richiesta questa respinta dall'occidente.  La stessa fonte Usa ha ribadito che non si è mai stati tanto vicini a un accordo come ora, ma che ancora non si è arrivati al traguardo.

Il 'via vai' dei ministri
Il ministro degli esteri francese, Laurent Fabius, impegnato a Vienna nel negoziato 5+1, ha detto che i colloqui "non sono facili" e che i punti critici sono tre: i limiti alla ricerca atomica, le centrifughe per l'arricchimento di uranio, e le sanzioni e le questioni irrisolte dell'Aiea riguardo a una possibile dimensione militare del programma iraniano. La Francia insiste su una limitazione della ricerca e sviluppo del nucleare, un ripristino delle sanzioni in caso di violazione degli impegni da parte di Teheran, e sul chiarimento di una eventuale ricerca di armi atomiche. Fabius ha detto che stasera rientrerà a Parigi per poi ritornare domani sera a Vienna. Stesso programma anche per il ministro britannico Philip Hammond che tornerà a Londra per ripresentarsi a Vienna mercoledì. Il ministro degli esteri russo, Serghei Lavrov si è detto ottimista che si riesca ad arrivare a un'intesa nel giro di qualche giorno. In tal caso verrebbero revocate tutte le sanzioni contro l'Iran, ha sottolineato.