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MONDO

La scadenza prevista il 30 giugno

Iran, rush finale sul nucleare. Ma gli Usa avvertono che l'accordo "potrebbe slittare di poco"

Dopo anni di tensioni e venti mesi di trattative, l’Iran e i negoziatori del gruppo 5+1 (i cinque membri permanenti del consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite più la Germania) si riuniscono nel fine settimana a Vienna

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Il tempo per raggiungere un accordo definitivo sul nucleare iraniano è ormai agli
sgoccioli e tutte le parti in campo si mobilitano per non perdere quest'ultima finestra di opportunità entro la scadenza del 30 giugno. Un limite che potrebbe non essere rispettato ma senza andare troppo oltre, "un paio di giorni", ha fatto sapere un funzionario americano al corrente della situazione. "Magari non lo faremo il 30 giugno, ma ci saremo vicini", ha precisato la fonte, alla vigilia della partenza per Vienna del segretario di Stato Usa, John Kerry, nella sua prima uscita dopo la convalescenza per la rottura del femore in bicicletta.

La scadenza il 30 giugno
Sabato lo raggiungerà nella capitale austriaca il capo della diplomazia iraniana, Mohamad Javad Zarif, insieme anche al ministro degli Esteri francese, Laurent Fabius. Non mancheranno l'appuntamento i rappresentanti di Gran Bretagna, Germania, Cina e Russia, insieme a Francia e Usa nel gruppo 5+1.

I nodi da sciogliere
Sul tavolo ci sono ancora diversi nodi da sciogliere. Su uno di questi in particolare - a
che punto sono arrivate le ricerche iraniane in materia di sviluppo del nucleare - negli ultimi tempi sono state sollevate alcune preoccupazioni, dopo che Kerry il 16 giugno aveva sostenuto che gli Usa "non sono fissati" sulle attività iraniane del passato, delle quali hanno già "una totale conoscenza", preferendo focalizzarsi sul futuro.

Affermazioni che avevano dato l'impressione di un ammorbidimento della posizione americana, facendo temere ad alcuni osservatori occidentali che il segretario di Stato, con l'amministrazione Obama, voglia chiudere un'intesa a qualunque costo, lasciando troppo spazio a possibili concessioni all'Iran.

Immediata la smentita del dipartimento di Stato, rafforzata dallo stesso Kerry che negli ultimi giorni ha sentito per due volte Zarif al telefono, ribadendogli la necessità di una piena 'confessione' di Teheran sul lavoro portato avanti finora, anche eventualmente in campo militare, per arrivare a un'intesa. "Il passato conta" e la "questione della possibile dimensione militare" deve essere "risolta nei negoziati", ha riferito Kerry a Zarif, secondo una fonte americana, confermata da un funzionario iraniano secondo cui durante le telefonate, il capo della diplomazia americana ha sottolineato che "le attività del passato sono importanti e dovrebbero essere
chiarite".

Una lettera aperta
In una lettera aperta alcuni consiglieri dell'Amministrazione Obama hanno paventato l'ipotesi che anche qualora si raggiungesse l'accordo sul nucleare iraniano non darebbe comunque adeguate garanzie. Ma in serata una nota della Casa Bianca ha invece fatto sapere che i contenuti della lettera indicano invece che la direzione attuale è quella giusta.