MONDO
Due morti a Doroud
Sangue sulle proteste in Iran, Teheran accusa:"Servizi stranieri dietro gli scontri".Stop a internet
La protesta nata per la crisi economica in molte zone del Paese s'è trasformata in contestazione contro gli ayatollah. La Guardia rivoluzionaria ha aperto il fuoco sui dimostranti a Doraud. Decine di arresti. Trump: "Gli iraniani cominciano a capire che i loro soldi vengono sperperati per il terrorismo". Previsto per questa sera il discorso in tv del Presidente Hassan Rohani

L'accesso ai social media Instagram e Telegram è stato limitato in Iran sui telefoni cellulari. Lo hanno riferito i media iraniani, dopo quattro giorni di proteste in diverse città del Paese contro carovita e disoccupazione. L'accesso a Telegram, accusato dal governo di fomentare le violenze durante le manifestazioni di piazza, è stato ridotto a partire dal primo pomeriggio di oggi, stando a quanto riferito dall'agenzia di stampa Isna e da altri media. "Gli alti funzionari della sicurezza hanno deciso di bloccare in via temporanea Telegram e Instagram", si legge sul sito web della televisione di stato, che ha citato una "fonte informata". Le autorità accusano gruppi "controrivoluzionari" con sede all'estero di utilizzare i social network, in particolare Telegram, per incitare le persone a scendere in piazza e a usare bombe molotov e armi da fuoco. "La notte scorsa alcuni elementi controrivoluzionari hanno usato i social network per spiegare l'uso di armi da fuoco e delle bombe molotov", ha detto alla televisione di Stato il ministro delle Telecomunicazioni, Mohammad-Javad Azari Jahromi, aggiungendo che "se i gruppi controrivoluzionari vogliono usare i social media per causare disordini, naturalmente il Consiglio supremo per la sicurezza nazionale interverrà".
Ieri il ministro aveva già puntato il dito contro Telegram, accusato di fomentare la "rivolta armata", e il fondatore del servizio di messaggeria criptato, Pavel Durov, aveva subito annunciato la chiusura su Telegram del canale Amadnews, che conta 1,4 milioni di abbonati, per aver incitato alla "violenza". Tuttavia, sono subito apparsi altri canali su Telegram, tra cui Sedai Mardom (voce del popolo), che ha raggiunto più di 700.000 abbonati nel giro di poche ore, in cui sono stati lanciati nuovi appelli a scendere in piazza e sono stati pubblicati video dei raduni. Oggi Durov ha confermato il blocco ai social media: "Le autorità iraniane stanno bloccando l'accesso a Telegram alla maggioranza degli iraniani dopo il nostro rifiuto di chiudere Sedaie Mardom e altri canali che invitano a manifestazioni pacifiche".
Ministro Interno: pugno di ferro contro quanti ricorrono a violenza
ll ministro dell'Interno iraniano Abdolrahman Rahmani Fazli ha annunciato il pugno di ferro contro quanti "ricorrono alla violenza e creano disordini", dichiarando che ne "pagheranno il prezzo". "Coloro che danneggiano beni pubblici, creano disordine e infrangono la legge devono rispondere delle loro azioni e pagarne il prezzo - ha detto alla tv di Stato - agiremo contro le violenze e contro quanti stanno causando paura e terrore".
Due morti a Doroud
Due persone sono state uccise in Iran nella notte durante le proteste a Doroud, nel Lorestan: lo ha reso noto all'agenzia stampa semi ufficiale Mehr il vice capo della sicurezza del governatore della provincia Habibollah Khojastepour. Khojastepour non ha spiegato le cause della morte dei due dimostranti, ma ha sottolineato che"nessun proiettile è stato sparato dalla polizia e dalle forze di sicurezza sulla folla". L'agenzia Mehr scrive che la protesta di Doroud - una città circa 325 chilometri a sudovest di Teheran - non era stata autorizzata. "Il raduno doveva finire in modo pacifico - ha commentato Khojastepour - ma sfortunatamente questo è successo a causa della presenza di agitatori".
In alcuni video pubblicati ieri notte sui social media si vede un dimostrante con una ferita da arma da fuoco e manifestanti a terra mentre in sottofondo si sente il rumore dispari. Questa mattina l'agenzia stampa semi ufficiale Ilna scrive che le autorità hanno arrestato una ottantina di dimostranti ad Arak, circa 280 chilometri a sud di Teheran. I numeri delle vittime sono incerti. La tv di Stato ha affermato che i due manifestanti rimasti uccisi a Doraud sarebbero stati vittime "non della polizia, ma di agenti stranieri" così come affermato dal vice governatore della provincia, Habibollah Khojasteh. Ieri si parlava di sei persone che avrebbero perso la vita nel corso delle dimostrazioni a Doroud. Dopo giorni di decise proteste contro il carovita in diverse città iraniane, nel centro del Paese, a Doraud, ieri la Guardia Rivoluzionaria ha sparato per disperdere una manifestazione. A Teheran alcune centinaia di studenti sono scesi nelle vie intorno all'università unendosi alle contestazioni e nelle strade del Paese sono state attaccate banche e bruciati ritratti della guida suprema Ali Khamenei. Nel contempo però, sia nella capitale sia in altre località, decine di migliaia di persone hanno organizzato manifestazioni a favore dell'attuale governo e del presidente Hassan Rohani.
200 dimostranti arrestati a Teheran
Circa 200 dimostranti sono stati arrestati ieri a Teheran "per aver distrutto proprietà pubbliche e per gli scontri" ha detto il vicegovernatore della capitale iraniana, Nasser Bakht, aggiungendo che altre persone sono invece state rilasciate, compreso un gruppo di studenti. Bakht ha aggiunto che sono stati arrestati anche circa 40 leader delle "manifestazioni illegali".
Secondo quanto reso noto dalle fonti citate dall'Ilna una quarantina di fermati sarebbero dei "leader" dei manifestanti e le loro proteste non sarebbero legate alla situazione economica: "Alcuni gruppi di opposizione dall'estero cercano di agitare i nostri giovani". Fonti ufficiali parlano oggi di un paio di centinaia di manifestanti a Teheran, dove le proteste sembrano di scala più piccola rispetto a quelle in corso da tre giorni in altre città iraniane.
Trump: i soldi della gente sperperati per il terrorismo
"Grandi proteste in Iran - ha scritto oggi Trump- la gente sta finalmente prendendo consapevolezza di come i loro soldi e la loro ricchezza vengano rubati e sperperati nel terrorismo. Sembra che non ce la facciano più" twitta oggi Donald Trump. Che ribadisce: "gli Stati Uniti stanno seguendo da vicino le violazioni dei diritti umani".
Ieri, sempre su Twitter, Trump aveva scritto che "i regimi che opprimono i popoli non possono durare per sempre e arriverà il giorno in cui gli iraniani dovranno fare una scelta", mentre il giorno prima aveva affermato: "Arrivano notizie di proteste pacifiche da parte di cittadini iraniani stufi della corruzione del regime e dello sperpero della ricchezza della nazione per finanziare il terrorismo. Il governo iraniano dovrebbe rispettare i diritti del proprio popolo, incluso il diritto di esprimersi. Il mondo sta guardando!".
La replica di Rohani: "Opportunista"
"Dichiarazioni ingannevoli, ipocrite e opportunistiche", ha commentato poche ore dopo il portavoce del ministro degli Esteri iraniano, Bahram Gashemi. Che ha invitato "il popolo iraniano a non dare credito alle critiche espresse dal signor Trump o dai suoi funzionari". Nessun accenno, per ora, da parte di Teheran al fatto che la situazione di criticità economica per settori della popolazione iraniana in parte è causata proprio dall'atteggiamento degli Usa e dal persistere di alcune sanzioni, volute da Trump nonostante l'accordo nucleare siglato dal suo predecessore Barack Obama nel 2015 e che l'America dell'attuale presidente Usa vorrebbe cancellare. Propagandato dalla tv di Stato invece, l'invito agli iraniani a non partecipare a "raduni illegali". Secondo numerosi osservatori 'l'invito' è diretto a intellettuali e borghesia illuminata che rimproverano al presidente Rohani di non aver ancora realizzato le sue promesse su diritti civili, diritti politici e diritti umani. Numerosi sono gli iraniani delusi dal fatto di non avere ottenuto benefici dall'accordo del 2015 sul nucleare, che ha permesso la revoca di sanzioni internazionali che colpivano la Repubblica Islamica. Un monito però anche a quella parte iper-conservatrice del Paese che rimpiange la presidenza di Mahmoud Ahmadinejad e che, sempre oggi, ha voluto festeggiare la sua rielezione a presidente nel 2009. Otto anni fa Ahmadinejad riuscì a sconfiggere la piazza e i candidati moderati di allora, Mirhossein Mousavi e Mahdi Karrubi.
E si riaffaccia Ahmadinejad
Dopo anni sottotono, ora molti ritengono che ci sia anche lui dietro agli attuali problemi economici di Rohani. Ahmadinejad ha infatti avviato una sorta di sotterranea campagna elettorale in vista delle presidenziali del 2020, diffondendo dichiarazioni pubbliche e messaggi sui social network che criticano la situazione del Paese e anche la magistratura, rea di aver fatto finire in carcere persone a lui vicine per corruzione e reati finanziari.
Ieri il ministro aveva già puntato il dito contro Telegram, accusato di fomentare la "rivolta armata", e il fondatore del servizio di messaggeria criptato, Pavel Durov, aveva subito annunciato la chiusura su Telegram del canale Amadnews, che conta 1,4 milioni di abbonati, per aver incitato alla "violenza". Tuttavia, sono subito apparsi altri canali su Telegram, tra cui Sedai Mardom (voce del popolo), che ha raggiunto più di 700.000 abbonati nel giro di poche ore, in cui sono stati lanciati nuovi appelli a scendere in piazza e sono stati pubblicati video dei raduni. Oggi Durov ha confermato il blocco ai social media: "Le autorità iraniane stanno bloccando l'accesso a Telegram alla maggioranza degli iraniani dopo il nostro rifiuto di chiudere Sedaie Mardom e altri canali che invitano a manifestazioni pacifiche".
Ministro Interno: pugno di ferro contro quanti ricorrono a violenza
ll ministro dell'Interno iraniano Abdolrahman Rahmani Fazli ha annunciato il pugno di ferro contro quanti "ricorrono alla violenza e creano disordini", dichiarando che ne "pagheranno il prezzo". "Coloro che danneggiano beni pubblici, creano disordine e infrangono la legge devono rispondere delle loro azioni e pagarne il prezzo - ha detto alla tv di Stato - agiremo contro le violenze e contro quanti stanno causando paura e terrore".
Due morti a Doroud
Due persone sono state uccise in Iran nella notte durante le proteste a Doroud, nel Lorestan: lo ha reso noto all'agenzia stampa semi ufficiale Mehr il vice capo della sicurezza del governatore della provincia Habibollah Khojastepour. Khojastepour non ha spiegato le cause della morte dei due dimostranti, ma ha sottolineato che"nessun proiettile è stato sparato dalla polizia e dalle forze di sicurezza sulla folla". L'agenzia Mehr scrive che la protesta di Doroud - una città circa 325 chilometri a sudovest di Teheran - non era stata autorizzata. "Il raduno doveva finire in modo pacifico - ha commentato Khojastepour - ma sfortunatamente questo è successo a causa della presenza di agitatori".
In alcuni video pubblicati ieri notte sui social media si vede un dimostrante con una ferita da arma da fuoco e manifestanti a terra mentre in sottofondo si sente il rumore dispari. Questa mattina l'agenzia stampa semi ufficiale Ilna scrive che le autorità hanno arrestato una ottantina di dimostranti ad Arak, circa 280 chilometri a sud di Teheran. I numeri delle vittime sono incerti. La tv di Stato ha affermato che i due manifestanti rimasti uccisi a Doraud sarebbero stati vittime "non della polizia, ma di agenti stranieri" così come affermato dal vice governatore della provincia, Habibollah Khojasteh. Ieri si parlava di sei persone che avrebbero perso la vita nel corso delle dimostrazioni a Doroud. Dopo giorni di decise proteste contro il carovita in diverse città iraniane, nel centro del Paese, a Doraud, ieri la Guardia Rivoluzionaria ha sparato per disperdere una manifestazione. A Teheran alcune centinaia di studenti sono scesi nelle vie intorno all'università unendosi alle contestazioni e nelle strade del Paese sono state attaccate banche e bruciati ritratti della guida suprema Ali Khamenei. Nel contempo però, sia nella capitale sia in altre località, decine di migliaia di persone hanno organizzato manifestazioni a favore dell'attuale governo e del presidente Hassan Rohani.
200 dimostranti arrestati a Teheran
Circa 200 dimostranti sono stati arrestati ieri a Teheran "per aver distrutto proprietà pubbliche e per gli scontri" ha detto il vicegovernatore della capitale iraniana, Nasser Bakht, aggiungendo che altre persone sono invece state rilasciate, compreso un gruppo di studenti. Bakht ha aggiunto che sono stati arrestati anche circa 40 leader delle "manifestazioni illegali".
Secondo quanto reso noto dalle fonti citate dall'Ilna una quarantina di fermati sarebbero dei "leader" dei manifestanti e le loro proteste non sarebbero legate alla situazione economica: "Alcuni gruppi di opposizione dall'estero cercano di agitare i nostri giovani". Fonti ufficiali parlano oggi di un paio di centinaia di manifestanti a Teheran, dove le proteste sembrano di scala più piccola rispetto a quelle in corso da tre giorni in altre città iraniane.
Trump: i soldi della gente sperperati per il terrorismo
"Grandi proteste in Iran - ha scritto oggi Trump- la gente sta finalmente prendendo consapevolezza di come i loro soldi e la loro ricchezza vengano rubati e sperperati nel terrorismo. Sembra che non ce la facciano più" twitta oggi Donald Trump. Che ribadisce: "gli Stati Uniti stanno seguendo da vicino le violazioni dei diritti umani".
Big protests in Iran. The people are finally getting wise as to how their money and wealth is being stolen and squandered on terrorism. Looks like they will not take it any longer. The USA is watching very closely for human rights violations!
— Donald J. Trump (@realDonaldTrump) 31 dicembre 2017
Ieri, sempre su Twitter, Trump aveva scritto che "i regimi che opprimono i popoli non possono durare per sempre e arriverà il giorno in cui gli iraniani dovranno fare una scelta", mentre il giorno prima aveva affermato: "Arrivano notizie di proteste pacifiche da parte di cittadini iraniani stufi della corruzione del regime e dello sperpero della ricchezza della nazione per finanziare il terrorismo. Il governo iraniano dovrebbe rispettare i diritti del proprio popolo, incluso il diritto di esprimersi. Il mondo sta guardando!".
La replica di Rohani: "Opportunista"
"Dichiarazioni ingannevoli, ipocrite e opportunistiche", ha commentato poche ore dopo il portavoce del ministro degli Esteri iraniano, Bahram Gashemi. Che ha invitato "il popolo iraniano a non dare credito alle critiche espresse dal signor Trump o dai suoi funzionari". Nessun accenno, per ora, da parte di Teheran al fatto che la situazione di criticità economica per settori della popolazione iraniana in parte è causata proprio dall'atteggiamento degli Usa e dal persistere di alcune sanzioni, volute da Trump nonostante l'accordo nucleare siglato dal suo predecessore Barack Obama nel 2015 e che l'America dell'attuale presidente Usa vorrebbe cancellare. Propagandato dalla tv di Stato invece, l'invito agli iraniani a non partecipare a "raduni illegali". Secondo numerosi osservatori 'l'invito' è diretto a intellettuali e borghesia illuminata che rimproverano al presidente Rohani di non aver ancora realizzato le sue promesse su diritti civili, diritti politici e diritti umani. Numerosi sono gli iraniani delusi dal fatto di non avere ottenuto benefici dall'accordo del 2015 sul nucleare, che ha permesso la revoca di sanzioni internazionali che colpivano la Repubblica Islamica. Un monito però anche a quella parte iper-conservatrice del Paese che rimpiange la presidenza di Mahmoud Ahmadinejad e che, sempre oggi, ha voluto festeggiare la sua rielezione a presidente nel 2009. Otto anni fa Ahmadinejad riuscì a sconfiggere la piazza e i candidati moderati di allora, Mirhossein Mousavi e Mahdi Karrubi.
E si riaffaccia Ahmadinejad
Dopo anni sottotono, ora molti ritengono che ci sia anche lui dietro agli attuali problemi economici di Rohani. Ahmadinejad ha infatti avviato una sorta di sotterranea campagna elettorale in vista delle presidenziali del 2020, diffondendo dichiarazioni pubbliche e messaggi sui social network che criticano la situazione del Paese e anche la magistratura, rea di aver fatto finire in carcere persone a lui vicine per corruzione e reati finanziari.