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MONDO

Kabul

Iraq al voto, affluenza in calo al 41%. I risultati attesi in 24 ore

L'affluenza alle elezioni di domenica è stata del 41%, in calo rispetto al 44% delle elezioni del 2018, che era già il minimo storico

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Record in negativo per l'affluenza per le elezioni in Iraq. Lo riferisce l'organismo indipendente che sovrintende alle elezioni. I risultati preliminari segnalano una diffusa insoddisfazione e sfiducia nel voto di questo fine settimana per un nuovo parlamento.

L'Alta Commissione elettorale indipendente ha dichiarato che i risultati preliminari mostrano che l'affluenza alle elezioni di domenica è stata del 41%, in calo rispetto al 44% delle elezioni del 2018, che era già il minimo storico.

Entro 24 ore sono attesi i risultati, ma si prevede che i negoziati per scegliere un primo ministro incaricato di formare un governo si trascineranno per settimane o addirittura mesi. Il nuovo parlamento eleggerà anche il prossimo presidente dell'Iraq.

Un totale di 3.449 candidati si sono presentati per 329 seggi.

Le elezioni sono le seste dalla caduta di Saddam Hussein dopo l'invasione dell'Iraq guidata dagli Stati Uniti nel 2003. E si svolgono con una nuova legge elettorale che divide l'Iraq in circoscrizioni più piccole - un'altra richiesta degli attivisti che hanno preso parte alle proteste del 2019 - e consente più candidati indipendenti.

Una risoluzione del Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite adottata all'inizio di quest'anno ha autorizzato un team ampliato per monitorare le elezioni. Saranno presenti fino a 600 osservatori internazionali, di cui 150 delle Nazioni Unite.

La convocazione delle elezioni con un anno di anticipo è una concessione alle proteste del 2019, guidate dai giovani, durante le quali oltre 660 manifestanti morirono. Nei mesi successivi decine di attivisti antigovernativi sarebbero stati uccisi, rapiti o vittime di intimidazioni, violenze spesso attribuite alle influenti fazioni filoiraniane.

Le chance di restare al potere del primo ministro, Mustafa al-Kadhemi, non sono chiare. Per eleggere i 329 membri del Parlamento iracheno è stato istituito un nuovo sistema di collegi uninominali che, sulla carta, dovrebbe favorire i candidati indipendenti, in un Paese dove la rappresentanza politica segue spesso le linee di appartenenza religiose, etniche e settarie. Molti attivisti legati al movimento di protesta hanno però invitato a disertare le urne.

Gli analisti ritengono quindi che i partiti tradizionali dovrebbero riuscire a mantenere la presa su un Paese nel quale un terzo della popolazione vive in povertà nonostante le abbondanti risorse di idrocarburi.

Si prevede una corsa serrata tra la lista di al-Sadr e l'Alleanza di Fatah, guidata dal leader paramilitare Hadi al-Ameri, che è arrivato secondo nelle precedenti elezioni. L'Alleanza di Fatah è composta da partiti affiliati alle Forze di mobilitazione popolare, un gruppo ombrello di milizie sciite per lo più filo-iraniane che sono salite alla ribalta durante la guerra contro il gruppo estremista sunnita dello Stato islamico. Include alcune delle fazioni filo-iraniane più intransigenti, come la milizia di Asaib Ahl al-Haq.

Anche Al-Sadr, un leader nazionalista, è vicino all'Iran, ma rifiuta pubblicamente la sua influenza politica. Nella regione autonoma del Kurdistan settentrionale dell'Iraq, la gara è dominata dai due principali partiti curdi conosciuti come il Partito Democratico del Kurdistan, che domina il governo curdo, e l'Unione Patriottica del Kurdistan.