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MONDO

Dalla Casa Bianca

Iraq, il discorso alla nazione di Obama

Il presidente americano autorizza due operazioni in Iraq: attacchi aerei mirati e uno sforzo umanitario per salvare le famiglie di una minoranza in fuga. "Non ci sarà un nuovo intervento di terra" - promette Obama

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Barack Obama
Washington (Usa)
Ecco il testo integrale del discorso del Presidente Obama: 

“Oggi ho autorizzato due operazioni in Iraq: attacchi aerei mirati per proteggere il personale americano, e uno sforzo umanitario per contribuire a salvare migliaia di civili iracheni che sono intrappolati, senza cibo né acqua e di fronte ad una morte quasi certa.
 
Come dissi a giugno, quando il gruppo terroristico ISIS iniziò l’avanzata in Iraq, gli Stati Uniti sarebbero stati disposti e pronti ad intraprendere un'azione militare mirata, se e quando la situazione lo avesse richiesto. Nei giorni scorsi,  i terroristi hanno continuato a muoversi in tutto l'Iraq, e hanno avvicinato la città di Erbil, dove è presente personale diplomatico, civili americani che lavorano al nostro consolato e militari americani consiglieri delle forze irachene.
 
Per fermare l'avanzata su Erbil, ho ordinato ai nostri militari di procedere con attacchi mirati contro i convogli terroristici dell’ISIS che dovessero muoversi verso la città. Abbiamo intenzione di rimanere vigili, e intervenire se queste forze terroristiche minacciano il nostro personale o strutture ovunque in Iraq, compreso il nostro consolato a Erbil e la nostra ambasciata a Baghdad. Stiamo anche fornendo assistenza urgente al governo iracheno e alle forze curde in modo che possano più efficacemente condurre la lotta contro l’ISIS.
 
In secondo luogo, su richiesta del governo iracheno, abbiamo iniziato le operazioni per salvare i civili iracheni bloccati sulle montagne. L’ISIS ha marciato in tutto l'Iraq ed ha intrapreso una campagna spietata contro gli iracheni innocenti. Questi terroristi sono stati particolarmente barbari nei confronti delle minoranze religiose, tra cui cristiani e yazidi, una piccola e antica setta. Innumerevoli iracheni sono sfollati. E i rapporti agghiaccianti descrivono le azioni dei militanti dell’ISIS: dividono famiglie, conducono esecuzioni di massa riducono in schiavitù le donne yazidi.
 
Nei giorni scorsi, donne yazidi, uomini e bambini della zona di Sinjar sono fuggiti per salvare la loro vita. E migliaia, forse decine di migliaia, sono ora nascosti sulle montagne, con poco, fuggiti con solo i vestiti che avevano indosso. Sono senza cibo, sono senza acqua. La gente sta morendo di fame. E i bambini stanno morendo di sete. Nel frattempo, le forze dell’ISIS hanno chiesto la distruzione sistematica di tutto il popolo yazidi, che costituirebbe un genocidio. Quindi queste famiglie innocenti si trovano di fronte a una scelta terribile: scendere la montagna ed essere macellati, o rimanere e morire lentamente di sete e di fame.
 
Come ho detto prima, gli Stati Uniti non possono e non devono intervenire ogni volta che c'è una crisi nel mondo. Permettetemi di essere chiaro e spiegare il motivo per cui dobbiamo agire, e agire subito. Quando ci troviamo di fronte una situazione come questa, con persone innocenti di fronte alla prospettiva di una violenza orribile, quando abbiamo un mandato per aiutare (in questo caso, una richiesta del governo iracheno), e quando siamo gli unici ad aver la capacità di aiutare ad evitare un massacro, allora credo che gli Stati Uniti d'America non possano chiudere un occhio. Siamo in grado di agire, con attenzione e responsabilmente, per evitare un potenziale atto di genocidio. Questo è quello che stiamo facendo su quelle montagne.
 
Ho autorizzato, quindi, attacchi aerei mirati per aiutare le forze in Iraq mentre combattono per rompere l'assedio di Monte Sinjar e proteggere i civili intrappolati lì. Già aerei americani hanno cominciato a condurre lanci umanitari di cibo e acqua per aiutare questi uomini disperati, donne e bambini, a sopravvivere. All'inizio di questa settimana, un iracheno nella zona gridò al mondo, “Non c'è nessuno al mondo disposto ad aiutarci”. Oggi l'America è venuta per aiutare. Ci stiamo anche consultando con altri paesi, e con le Nazioni Unite, che hanno chiesto di intervenire per affrontare questa crisi umanitaria.
 
So che molti di voi sono giustamente preoccupati da qualsiasi azione militare americana in Iraq, persino in scenari limitati come questi. E lo capisco. Sono diventato presidente anche per terminare la nostra guerra in Iraq e accogliere le nostre truppe a casa, e questo è quello che abbiamo fatto. Come comandante in capo, non voglio permettere agli Stati Uniti di essere trascinati nel combattere un'altra guerra in Iraq. E così come noi sosteniamo gli iracheni che combattono questi terroristi, posso assicurare che truppe da combattimento americane non torneranno a combattere in Iraq, perché non c'è soluzione militare americana alla crisi più grande in Iraq. L'unica soluzione duratura è la riconciliazione tra le comunità irachene e forti forze di sicurezza irachene.
 
Tuttavia, possiamo e dobbiamo sostenere le forze moderate che possono portare stabilità in Iraq. Quindi, anche con queste due missioni, continueremo a perseguire una strategia più ampia che metta in grado gli iracheni di affrontare questa crisi. I leader iracheni devono riunirsi e creare un nuovo governo che rappresenti gli interessi legittimi di tutti gli iracheni, e che possa combattere contro le minacce come quella dell’ISIS. Gli iracheni hanno nominato un nuovo presidente, un nuovo speaker del Parlamento, e sono alla ricerca di consenso su un nuovo primo ministro. Questo è il progresso che deve continuare al fine di invertire lo slancio dei terroristi che approfittano delle divisioni irachene.
 
Una volta che l'Iraq avrà un nuovo governo, gli Stati Uniti lavoreranno con lui e gli altri paesi della regione per fornire maggiore sostegno per affrontare questa crisi umanitaria e la sfida antiterrorismo. Nessuno dei vicini dell'Iraq ha un interesse a porre fine a questa terribile sofferenza ed instabilità.
 
 Così continueremo a lavorare con i nostri amici e alleati per aiutare i rifugiati ottenere il riparo, il cibo e l'acqua di cui hanno disperato bisogno, e per aiutare gli iracheni a respingere l’ISIS. Le diverse centinaia di consiglieri americani che ho inviato in Iraq, continueranno a valutare cosa possiamo fare per aiutare e a consigliare e sostenere le forze irachene. E proprio come ho consultato il Congresso sulle decisioni che ho preso oggi, continuerò a farlo in futuro.
 
Concittadini americani, il mondo è di fronte a numerose sfide. Ese l'America non è mai stata in grado di raddrizzare ogni torto, ha reso il mondo un luogo più sicuro e prospero. E la nostra leadership è necessaria per ottenere la sicurezza globale e la prosperità che i nostri figli e i nostri nipoti meritano. Lo facciamo aderendo ad una serie di principi fondamentali. Noi facciamo tutto ciò che è necessario per proteggere la nostra gente. Sosteniamo i nostri alleati quando sono in pericolo. Conduciamo coalizioni di paesi a sostenere norme internazionali. E ci sforziamo di rimanere fedeli ai valori fondamentali (il desiderio di vivere con libertà fondamentali e con dignità) che è comune agli esseri umani ovunque si trovino. Ecco perché la gente di tutto il mondo guarda agli Stati Uniti d'America. Ed è per questo che agiamo.
 
Quindi permettetemi di assicurarvi che non vi è alcuna decisione che prendo più seriamente di quanto non faccia con l'uso della forza militare. Negli ultimi anni abbiamo portato la stragrande maggioranza delle nostre truppe a casa dall'Iraq e dall'Afghanistan. E ho avuto cura di resistere e di trasformare nel tempo la nostra azione, perché l'America ha altri strumenti nel suo arsenale oltre ai militari. Possiamo anche lavorare infatti con la forza della nostra diplomazia, la nostra economia, e i nostri ideali.
 
Ma quando la vita dei cittadini americani è a rischio, dobbiamo agire. Questa è la mia responsabilità come comandante in capo. E quando molte migliaia di civili innocenti sono di fronte al pericolo di essere spazzati via, e noi abbiamo la capacità di fare qualcosa al riguardo, agiamo. Questa è la nostra responsabilità come americani. Questo è un segno distintivo della leadership americana. Ecco chi siamo.
 
Così stasera rendiamo grazia ai nostri uomini e donne in uniforme (soprattutto i nostri coraggiosi piloti ed equipaggi) che stanno proteggendo i nostri colleghi americani e salvando la vita di tanti uomini, donne e bambini che non potranno mai incontrarli. Essi rappresentano la leadership americana al suo meglio. Come nazione, dobbiamo essere orgogliosi di loro, e del costante impegno del nostro Paese per difendere la nostra sicurezza e la dignità di altri esseri umani.
 
Dio benedica le nostre forze armate, e Dio benedica gli Stati Uniti d'America".