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MONDO

L'annuncio del portavoce Steve Warren

Isis. Pentagono: Souleyman ucciso durante i raid in Siria. Era legato gli attacchi di Parigi

L'uomo, esponente di punta dello Stato Islamico legato alla "mente" della cellula che ha organizzato le stragi di Parigi, è stato ucciso in Siria in un raid aereo

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'Souleyman', al secolo Charaffe al Mouadan, ritenuto uno dei responsabili dell'Isis legato agli attacchi di Parigi, è stato ucciso durante un raid in Siria il 24 dicembre. Lo ha detto il colonnello Steve Warren, portavoce della coalizione anti-Isis in un briefing al Pentagono. 

Il colonnello ha spiegato che almeno 10 importanti leader dello Stato islamico sono stati uccisi negli attacchi aerei condotti dalla coalizione in Siria a dicembre. Charaffe 'Souleyman' el-Mouadan, 27 anni, amico d'infanzia di Samy Amimour, uno dei kamikaze del Bataclan, era ritenuto dagli inquirenti francesi coinvolto nella strage.

Il quotidiano Le Parisien aveva pubblicato, il 21 dicembre scorso, il racconto di un testimone sopravvissuto alla mattanza della sala concerti di Parigi che si "ricorda di aver sentito 'il più grande dei due terroristi rivolgersi al complice per chiederli se 'contava di chiamare Souleyman'". 

Presunto complice del cervello degli attacchi Abaaoud
Charaffe al Mouadan è sospettato di aver coordinato l'attacco al Bataclan insieme ad Abdelhamid Abaaoud, considerato il cervello degli attentati del 13 novembre alla capitale francese. Originario di Drancy, località nei pressi di Parigi, era partito per la Siria nell'agosto del 2013, anche se era in libertà vigilata in Francia in attesa di processo. Era un amico di infanzia di uno dei kamikaze della sala concerti, Samy Amimour. 

Ucciso anche uno degli hacker dell'Isis
 Tra gli altri leader uccisi nei bombardamenti di dicembre di cui ha dato notizia il Pentagono c'è anche Siful Haq Sujen, un bengalese che studiò in Gran Bretagna ed è considerato uno degli hacker dell'Isis. Secondo il Pentagono, con la sua morte, "il gruppo jihadista ha perso un collegamento chiave tra i propri network". "Stiamo colpendo la testa del serpente, anche se non l'abbiamo ancora spezzata, e può ancora mordere", ha commentato il portavoce del Pentagono.