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MONDO

Medioriente

Israele, partito Netanyahu chiede annessione insediamenti. Anp: comunità internazionale intervenga

Dopo aver incassato il riconoscimento di Gerusalemme capitale da parte degli Usa, il Likud vuole portare a casa un'altra 'vittoria' perseguita da anni: il riconoscimento degli insediamenti (abusivi) in Cisgiordania

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Il Comitato centrale del Likud ha approvato la scorsa notte per acclamazione un documento che chiede ai suoi deputati di operare per l'annessione degli insediamenti israeliani in Cisgiordania. Al dibattito hanno partecipato diversi ministri e il presidente della Knesset Yoel Edelstein, ma non il premier Benyamin Netanyahu che comunque - viene fatto notare - non è necessariamente vincolato da questa votazione.

"A mezzo secolo dalla liberazione della Giudea-Samaria (Cisgiordania), inclusa Gerusalemme la nostra capitale eterna - si legge nel testo votato la scorsa notte - il Comitato centrale del Likud fa appello ai suoi delegati affinché agiscano a favore di una libera attività edilizia e per la estensione delle leggi di Israele e della sua sovranità su tutte le aree di insediamento liberate in Giudea-Samaria". In un'intervista radio il ministro per l'intelligence Israel Katz ha chiarito che il documento approvato dal Likud sulla estensione della sovranità israeliana riguarda gli insediamenti abitati da israeliani, ma non le città palestinesi della Cisgiordania.

Anp: intervenga la comunità internazionale
Il governo palestinese definisce "seria e crudele" la decisione del Comitato centrale del Likud e chiede l'intervento della comunità internazionale. "Si tratta in realtà di terre palestinesi, al cuore delle quali si trova la nostra capitale, la Gerusalemme araba" ha replicato il portavoce governativo palestinese Yousuf al-Mahmoud, citato dall'agenzia di stampa ufficiale Wafa.

Una questione annosa
La politica di Israele nei confronti di questi insediamenti ha oscillato dalla promozione attiva allo sgombero con la forza (l'ultima iniziativa in questo senso fu del primo ministro Ariel Sharon).  La loro perdurante esistenza, fin dagli anni settanta, è uno dei problemi più dibattuti nel senso che ostacolerebbe un concreto superamento del conflitto che contrappone Israele e i palestinesi. Tutti i maggiori organismi internazionali, inclusi il Consiglio di Sicurezza dell'ONU, la Corte Internazionale di Giustizia dell'Aia, l'Unione europea, Amnesty International e la Human Rights Watch, hanno qualificato gli insediamenti come una violazione del diritto internazionale. Secondo il diritto, le colonie di popolamento sono illegali. La Corte internazionale di giustizia ha confermato l'illegalità degli insediamenti israeliani, che violano l'art. 49.6 della Quarta Convenzione di Ginevra: "La potenza occupante non potrà mai procedere alla deportazione o al trasferimento di una parte della propria popolazione civile sul territorio da essa occupato". Il Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite e l'Assemblea generale delle Nazioni Unite hanno condannato più volte Israele per la costruzione e l'ampliamento delle colonie.