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MONDO

Elezioni anticipate il 17 settembre

Israele, tutte le incognite del voto

Nei sondaggi testa a testa tra Netanyahu e Gantz, ma c'è il rischio di un altro stallo

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Affluenza e partecipazione degli elettori arabi saranno due dei fattori determinanti nelle elezioni israeliane di martedì, le seconde di quest'anno, dopo l'impasse politico generato da quelle dello scorso aprile. 

Secondo gli analisti israeliani, a correre i rischi maggiori di fronte ad una bassa affluenza (ad aprile fu del 68%) potrebbe essere proprio il Likud. Una bassa percentuale di votanti potrebbe indebolire il partito di Benjamin Netanyahu, a vantaggio delle formazioni minori. Negli ultimi sondaggi, il Likud è in media accreditato di 31-33 seggi, sui 120 che compongono la Knesset.

Uno degli scenari più temuti dal partito del premier è quello nel quale il Blu e Bianco del rivale Benny Gantz risulti la formazione più votata. Per il presidente Reuven Rivlin sarebbe inevitabile assegnare all'ex generale l'incarico di formare il nuovo governo. Gantz potrebbe anche tentare di formare una coalizione col Likud, mettendo però Netanyahu di fronte a una serie di richieste impossibili da accettare. Altra insidia per il partito del premier è la partecipazione degli elettori arabi, che potrebbero andare a rafforzare l'opposizione.

Anche il partito Blu e Bianco di Gantz punta a far crescere l'affluenza al voto. Gi attivisti del partito hanno annunciato che fino a martedì saranno moltiplicati gli sforzi per convincere gli elettori ancora incerti a presentarsi alle urne. Altra sfida per Gantz è superare l'isolamento dal resto del centro sinistra. Il messaggio da far passare è che il Blu e Bianco è l'unica vera alternativa a Netanyahu e che non andare a votare equivarrebbe ad un voto per il Likud. Anche per Gantz, i sondaggi indicano in media un risultato tra i 31 e i 33 seggi.

Da tenere d'occhio, nel voto di martedì, il risultato di Yamina, l'alleanza di partiti di destra ed estrema destra, creata appositamente per queste elezioni, allo scopo di non disperdere voti e superare agevolmente la soglia di sbarramento del 3,25%, necessaria per accedere alla Knesset. L'alleanza, guidata dalla 43enne Ayelet Shaked, secondo i sondaggi è accreditata di 9-10 seggi, ma c'è il rischio che all'ultimo gli elettori di destra decidano di votare Likud, sgonfiando il risultato di Yamina. Altro rischio, i voti che potrebbero essere persi a vantaggio di Otzma Yehudit, il partitino dell'estrema destra che secondo alcuni sondaggi potrebbe non superare nemmeno la soglia di sbarramento.

Altra incognita delle elezioni è quella rappresentata dalla Lista Unita, il cartello di partiti arabi, accreditato di un risultato che oscilla intorno ai 10 seggi, a patto che la partecipazione degli arabi israeliani si mantenga alta. Lista Unita si è rivolta anche all'elettorato ebraico di sinistra ed estrema sinistra, accreditandosi come l'unica formazione che punta a mettere fine all'occupazione in Cisgiordania.

Ancora una volta, ago della bilancia per il blocco di destra potrebbe essere Yisrael Beytenu, il partito nazionalista laico dell'ex ministro degli Esteri e della Difesa, Avigdor Lieberman. Con una fortissima base elettorale tra gli israeliani di origine russa, Yisrael Beytenu ha determinato il fallimento del precedente tentativo di Netanyahu di formare una coalizione di destra attorno al Likud. Ostacolo insormontabile è stata la legge per imporre la leva obbligatoria anche agli ebrei ultraortodossi, caldeggiata da Lieberman e osteggiata dai partiti religiosi.

L'alleanza di sinistra Unione Democratica, punta invece a differenziarsi dal blocco di centro sinistra e a convincere gli elettori di quell'area che l'unico voto utile per fermare Netanyahu non è per il Blu e Bianco, ma per il blocco in quanto tale. Negli ultimi sondaggi sono accreditati di 5 seggi. United Torah Judaism, l'alleanza ultraortodossa askenazita, fa invece leva sulla campagna anti religiosa lanciata da Ysrael Beytenu, per portare gli elettori alle urne. Il rischio è di sortire l'effetto opposto e spingere ad una maggiore partecipazione al voto l'elettorato laico.

L'altro partito ultraortodosso, il sefardita Shas, grande alleato del Likud di Netanyahu, ha invece di fronte a sé, a schieramenti ribaltati, lo stesso problema dell'Unione Democratica: convincere gli elettori che quel che conta è la coalizione (in questo caso di centro destra) e non il partito principale. Negli ultimi sondaggi è accreditato di 7 seggi. Non andrebbe invece oltre i 4 seggi il cartello formato dai Laburisti e da Gesher, che fatica a differenziarsi dagli altri partiti di centro sinistra o ad attrarre voti a destra. Labour-Gesher punta anche al voto arabo e della comunità drusa.