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Coronavirus

Il rapporto on line

Iss: "La maggior parte dei casi Covid in chi non è vaccinato". In calo le infezioni tra over 80

La maggior parte dei casi segnalati al sistema di sorveglianza nelle ultime due settimane ha una età compresa tra 19 e 50 anni

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"La maggior parte dei casi segnalati in Italia sono stati identificati in soggetti non vaccinati, che non hanno ricevuto alcuna dose di vaccino Sars-CoV-2 o che sono stati vaccinati con la prima dose o con il vaccino mono dose entro 14 giorni dalla diagnosi stessa, ovvero prima del tempo necessario a sviluppare una risposta immunitaria completa al vaccino". Lo rileva l'ultimo aggiornamento del rapporto 'Epidemia Covid-19' dell'Istituto superiore di sanità, pubblicato online. In calo le infezioni tra gli over 80. La maggior parte dei casi segnalati al sistema di sorveglianza nelle ultime due settimane ha una età compresa tra 19 e 50 anni. Hanno un'età superiore a 50 anni il 27,2% dei casi e meno di 19 anni il 21,5% dei casi. 

 "Nella maggior parte dei casi segnalati nelle ultime due settimane, l'accertamento diagnostico è stato motivato dalla presenza di sintomi o in seguito ad attività di ricerca dei contatti di casi accertati (contact tracing)", precisa l'Iss. 

"A partire dalla seconda metà di febbraio con il progressivo aumento della copertura vaccinale nei soggetti ultraottantenni, la diminuzione è stata più marcata in questa fascia di età rispetto alle altre. Attualmente l'incidenza più elevata si osserva nei soggetti 'under 60' anni che hanno una minore copertura vaccinale", rileva l'ultimo aggiornamento del rapporto 'Epidemia Covid-19'.

"L'incidenza dell'infezione sintomatica da virus Sars-CoV-2 mostra un trend simile nelle diverse fasce di età (sotto i 60 anni, 60-69 anni, 70-79 anni e sopra gli 80 anni) e in diminuzione a partire dal mese di marzo 2021 - riporta il documento - Il progressivo aumento in queste fasce di età della copertura vaccinale (almeno una dose) segue l'ordine di priorità anagrafica adottato. Fino all'inizio di febbraio 2021, l'incidenza era più elevata nella fascia di età 'over' 80".

La variante Delta del Covid-19 avanza in Italia: nell'arco di un mese i casi sono quadruplicati, passando dal 4,2% del totale delle infezioni in maggio al 16,8% in giugno. Secondo la
responsabile per le malattie infettive dell'Iss, Palamara, la Delta "presto rimpiazzerà la Alfa, il ceppo inglese, oggi ancora predominante", e sebbene "è mediamente più infettiva dell'Alfa" esiste "allerta, non allarme" al riguardo. Per Carlo La Vecchia, epidemiologo dell'Università di Milano, l'impatto della variante si sentirà "quando arriverà al 20-25%".