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ECONOMIA

Dossier "Come cambia la vita delle donne"

Istat. Dieci milioni di donne fanno rinunce sul lavoro per la famiglia

IL 44% delle donne ha fatto delle rinunce sul lavoro, contro il 19.9 % degli uomini

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Dieci milioni di donne nel corso della oro vita hanno rinunciato a lavorare, o non hanno potuto investire nel lavoro per farsi carico degli impegni familiari, il 44% della popolazione femminile italiana. E, anche se sono in crescita le donne capofamiglia, quelle cioè che, con il loro lavoro,  contribuiscono in misura maggiore a provvedere alle necessità della famiglia, le donne italiane sono ancora lontane dagli standard europei. Il tasso di occupazione medio femminile in Europa è, infatti, del 59,5% mentre quello italiano si ferma al 46,8 %.

I dati sono dell'Istat che, nel dossier "Come cambia la vita delle donne" segnala che : "Sono poco meno di 10 milioni" le donne "che nel corso della loro vita, a causa di impegni familiari, per una gravidanza o perché i propri familiari così volevano, hanno rinunciato a lavorare, hanno dovuto interrompere il lavoro, o non hanno potuto accettare un incarico o non hanno potuto investire come avrebbero voluto nel lavoro". Il volume, curato da Linda Laura Sabbadini, Sara Demofonti e Romina Fraboni, analizza i dati del 2011. Si tratta degli ultimi dati disponibili, ma, spiegano all'Istat, di tutta attualità, dato che le interviste hanno riguardato non gli eventi accaduti nell'anno ma nell'arco della vita di ciascuna. Anzi gli ultimi dati non sembrano giocare a favore: sempre secondo l'Istituto di statistica, nel 2012 quasi una madre su quattro di quelle occupate in gravidanza non lavora più al momento dell'intervista (tale percentuale era invece pari al 18,4% nel 2005)".

La metà della popolazione femminile
Si tratta, spiega l'Istat, del "44,1% della popolazione femminile tra 18 e 74 anni". Tutte accumunate dal fatto di avere "a causa di impegni e responsabilità familiari, per una gravidanza o semplicemente perché i propri familiari così volevano", hanno detto no a un impiego o averlo dovuto lasciare o comunque si sono viste costrette a rifiutare "un incarico lavorativo" o, ancora, "hanno preso, per esempio, congedi con retribuzione parziale, hanno ridotto le ore di lavoro o accettato incarichi di minore importanza".

Tuttavia, quando si è in famiglia, qualche rinuncia su lavoro capita anche agli uomini. "La stessa esperienza è vissuta da un ammontare di uomini pari a meno della metà (poco più di 4 milioni, 19,9% della popolazione maschile della stessa fascia d'età)". evidenzia l'Istituto.

Sempre più donne capofamiglia
"Oggi, molte donne procurano alla famiglia le entrate economiche maggiori, così come sono aumentate le monogenitore o le donne che vivono sole, tutti nuclei in cui la donna rappresenta 'obbligatoriamente' il capofamiglia. Si tratta di circa 8 milioni 200 mila donne, oltre un milione in più rispetto al 2005 (quando erano 7 milioni 31 mila)". E' quanto segnale  l'Istat nel rapporto 'Come cambia la vita delle donne', facendo riferimento, in questo caso, ai dati del 2013.

Obiettivi UE ancora lontani
"Nonostante la maggiore tenuta dell'occupazione femminile negli anni della crisi, la quota di donne occupate in Italia rimane, comunque, di gran lunga inferiore a quella dell'Ue28: nel 2014 il tasso di occupazione femminile si attesta al 46,8% contro il 59,5% della media Ue28, e la distanza dell'indicatore con l'Europa è aumentata arrivando a 12,7 punti percentuali (10,0 punti nel 2004)". "L'andamento dell'occupazione femminile negli ultimi dieci anni - spiega il rapporto - ha risentito della crisi che ha fermato il trend positivo di aumento degli anni precedenti". Infatti l'occupazione femminile era cresciuta in Italia sin dal 1995 e la battuta d'arresto è arrivata solo nel 2008. Le donne hanno tenuto meglio sull'occupazione ma la loro qualità del lavoro è peggiorata, perché è aumentato il part time involontario, la sovra-istruzione rispetto all'impiego svolto e le posizioni lavorative non qualificate (soprattutto le straniere impiegate nei servizi alle famiglie). 

Raddoppiate le donne ai vertici
"La presenza delle donne nei luoghi decisionali, nel complesso, ha guadagnato degli incrementi ragguardevoli, anche se permangono situazioni di criticità". La presenza delle donne segna addirittura un raddoppio negli ultimi anni nei casi dei cda delle aziende quotate o dei seggi nel Parlamento Ue. "Grazie anche all'introduzione di norme a tutela dell'alternanza di genere nelle liste dei candidati, le più recenti elezioni europee, avvenute nel maggio 2014, sono state teatro di una piccola rivoluzione rosa: il 40% degli eletti è rappresentato da donne. Rispetto a cinque anni prima la rappresentanza italiana femminile nel parlamento europeo è raddoppiata e supera la rappresentanza femminile media europea che si attesta al 37%". Inoltre, fa presente l'Istat, "negli ultimi anni sono state varate leggi che promuovono la presenza delle donne nelle istituzioni e nelle aziende e che stanno producendo gli effetti sperati: la presenza delle donne nei consigli di amministrazione delle società quotate in borsa ha raggiunto livelli alti grazie all'introduzione delle normative sopra citate: in due anni, dal 2012 al 2014, la rappresentanza femminile è raddoppiata passando dall'11,6% al 22,7%".