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ITALIA

Rapporto "Noi Italia 2016"

Istat: Italia paese di vecchi, non ci si sposa e non si fanno figli

Ci sono 157,7 anziani ogni 100 giovani, continua a diminuire il numero medio di figli per donna: nel 2014 si attesta a 1,37 mentre occorrerebbero circa 2,1 figli per garantire il ricambio generazionale
 

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Pochi matrimoni, ancor meno figli e tanti, tanti anziani. L'Italia è un Paese di vecchi, almeno a guardare le statistiche. Al 1 gennaio 2015 - secondo il rapporto Istat diffuso oggi - si registra un deciso sorpasso: ci sono 157,7 anziani ogni 100 giovani. A fronte di ciò, secondo le prime stime relative al 2015, per la prima volta negli ultimi 10 anni, la speranza di vita alla nascita arretra, con un decremento di 0,2 punti per gli uomini (80,1) e 0,3 per le donne (84,7). Nel Mezzogiorno i valori della speranza di vita si confermano al di sotto della media nazionale. Nel Belpaese hanno poi perso appeal i fiori d'arancio. Con 3,2 matrimoni ogni mille abitanti, l'Italia rimane uno dei paesi dell'Ue28 in cui si va meno a nozze. Nel corso del 2014 in tutte le regioni si è verificata una stasi o un calo, fatta eccezione per il Trentino-Alto Adige. Resiste la tradizione del Mezzogiorno con la nuzialità più alta mentre il Nord-ovest è l'area con meno matrimoni rispetto alla popolazione. Se si pronunciano pochi "si'" e' pure vero che ci si dice addio meno che altrove. L'incidenza di divorzi è bassa: 8,6 ogni 10mila abitanti nel 2014; a livello europeo solo Irlanda e Malta registrano valori inferiori (anno 2013). La fotografia scattata dall'Istat nel rapporto 'Noi Italia, edizione 2016', mostra, infine, una scarsa propensione ad allagare la famiglia. Continua, infatti, a diminuire il numero medio di figli per donna: nel 2014 si attesta a 1,37 mentre occorrerebbero circa 2,1 figli per garantire il ricambio generazionale.

Pil pro capite nel Mezzogiorno è la metà del Nord
Il Pil pro capite nel Mezzogiorno (16.761 euro) è quasi la metà di quello del Nord Ovest (30.821) e poco cambia se si guarda al Nord Est (29.734 euro). E' quanto emerge dalle tavole Istat, nel rapporto 'Noi Italia'. I dati sono del 2014, con una media nazionale che a 25.256 euro, la più bassa, stando alle serie riportate, almeno da 10 anni, ovvero dal 2004. I numeri sullo spaccato territoriale non vanno oltre il 2014, lasciando fuori il 2015, anno in cui, almeno a livello nazionale, il Pil è salito dello 0,8%. Facendo invece un passo indietro, l'Istat ricorda che "nel 2013, le famiglie residenti in Italia hanno percepito un reddito disponibile netto pari, in media, a 29.473 euro, circa 2.456 euro al mese. Tuttavia, poiché la distribuzione dei redditi è asimmetrica (il valore medio è decisamente superiore a quello mediano), il 50% delle famiglie ha percepito un reddito non superiore a 24.310 euro, corrispondente a 2.026 euro al mese".  Tra il 2013 e il 2014 l'incidenza della povertà, relativa e assoluta, è risultata sostanzialmente stabile segnalando che il 10 % delle famiglia sono in povertà relativa. Nel 2014 l'indicatore di grave deprivazione materiale, spia delle difficoltà economiche, segna una riduzione ma il problema riguarda ancora 4 milioni di persone. La quota delle persone colpite scende infatti all'11,6% (era del 12,3% nel 2013). Nel dettaglio, spiega l'Istituto, il valore del Mezzogiorno, 19,9%, equivalente ad oltre 4 milioni di individui, "per quanto in forte diminuzione, è più elevato di quello rilevato in tutto il Centro-Nord (7,2%, quasi 3 milioni di individui)".

Cala la disoccupazione tra i giovani ma in Calabria è del 65,1%
Nel 2015 il tasso di disoccupazione dei giovani 15-24enni scende al 40,3%, 2,4 punti percentuali in meno rispetto a un anno prima. Il livello massimo si registra nel Mezzogiorno (54,1%), soprattutto in Calabria, dove arriva al 65,1% e fra le ragazze (58,1%). Poco meno di sei disoccupati su dieci (58,1%) cercano lavoro da oltre un anno, in riduzione dal 60,7% del 2014. Il calo della disoccupazione di lunga durata interessa oltre la metà delle regioni e ha coinvolto soprattutto le donne. Nel 2015 risultano occupate oltre 6 persone in età 20-64 anni su 10, ma è forte lo squilibrio di genere a sfavore delle donne (70,6% gli uomini occupati, 50,6% le donne) come il divario territoriale tra Centro-Nord e Mezzogiorno. Nella graduatoria europea relativa al 2014, solamente Grecia, Croazia e Spagna presentano tassi di occupazione inferiori a quello italiano mentre la Svezia registra il valore più elevato. Oltre 2,3 milioni (il 25,7% del totale) i giovani tra i 15 e i 29 anni non studiano e non lavorano. Il dato è relativo al 2015 - dice il rapporto Isatat - sottolineando come l'incidenza sia più elevata tra le donne (27,1%) e nel Mezzogiorno (in Sicilia e Calabria sfiora il 40%). Tuttavia la quota è in calo rispetto all'anno prima: nel 2014 i giovani che non studiano e non lavorano, i cosiddetti Neet, erano il 26,5%. Il primo ribasso dall'inizio della crisi. Tra chi ha da poco varcato la soglia dei trenta anni risulta laureato uno su quattro. Nel 2015, rileva, "il 25,3% dei 30-34enni ha conseguito un titolo di studio universitario, un livello di poco inferiore al 26% stabilito come obiettivo per l'Italia ma lontano dal 40% fissato per la media europea". Quindi la quota di chi ha un titolo accademico sale, nel 2014 era al 23,9%, ma il target Ue, fissato nella Strategia Europa 2020, è distante.

Criminalità, aumenta la percezione del rischio
Il rischio criminalità si conferma uno dei problemi maggiormente sentiti dai cittadini. Nel 2015 la quota di famiglie italiane che percepiscono un elevato rischio di criminalità nella zona in cui vivono sale significativamente (41,1% dal 30,0% del 2014), riprendendo il trend di crescita interrotto l'anno precedente. Omicidi e rapine son in calo, ma a fronte di un aumento dei furti. In flessione invece i furti denunciati, soprattutto quelli in appartamento (420,9 per 100mila abitanti). I dati Istat, evidenziano un affievolimento delle differenze territoriali, anche se l'incidenza maggiore di omicidi continua a registrarsi in Calabria, con la Campania che invece svetta per il valore massimo di rapine, a fronte del Centro-Nord che presenta i tassi più alti per furti denunciati. E' di sesso femminile il 31,1% delle vittime di omicidio, e nel 55% dei casi l'assassino è il partner o l'ex partner. A livello territoriale Umbria e Toscana presentano la percentuale più alta di vittime donne.  

5milioni di stranieri ad inizio 2015
All'inizio del 2015 risiedono in Italia oltre 5 milioni di cittadini stranieri (1,9% in piu' rispetto all'anno precedente) che rappresentano l'8,2% del totale dei residenti. Cosi' l'Istat nel rapporto 'Noi Italia. Edizione 2016 - 100 statistiche'. Alla stessa data sono regolarmente presenti 3.929.916 cittadini non comunitari (55mila in piu' rispetto al 2014). Il flusso in ingresso di cittadini non comunitari verso il nostro Paese risulta in flessione: nel corso del 2014 i nuovi permessi rilasciati sono stati quasi il 3% in meno rispetto all'anno precedente. La riduzione dei nuovi ingressi ha riguardato soprattutto il Nord-est del Paese, mentre nel Mezzogiorno si e' registrato un deciso aumento (quasi 8mila in piu'), a seguito soprattutto degli arrivi per mare di persone in cerca di protezione internazionale. Il grado di istruzione degli stranieri e' di poco inferiore a quello degli italiani; tra i 15-64enni quasi la meta' degli stranieri ha al massimo la licenza media, il 40,1% ha un diploma di scuola superiore e il 10,1% una laurea (tra gli italiani il 15,5%). Paese di vecchi, non ci si sposa nè si fanno figli