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ITALIA

Rapporto Bes

Istat: il benessere migliora, ma resta la criticità nel lavoro

L'istituto di statistica diffonde il rapporto sul Benessere equo e sostenibile, ideato per andare più in profondità rispetto alla sola misurazione del Pil

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"Nell'ultimo anno gli indicatori segnalano un miglioramento del benessere". Così l'Istat nel rapporto sul Bes, il Benessere equo e sostenibile, ideato per andare oltre la misurazione del Pil. "Oltre il 50% del totale dei circa 110 indicatori per cui è possibile il confronto", si spiega, "registra un miglioramento". A livello territoriale, i valori più elevati si rilevano al Nord, quelli più bassi al Centro-Sud. Analizzando le diverse sfere alla base del Bes, si confermano difficoltà su lavoro, conciliazione dei tempi di vita e soddisfazione economica. 

Oltre 2 italiani su 5 soddisfatti della propria vita 
Nel 2018 oltre 2 italiani su 5 sono soddisfatti della propria vita. Migliorano nel 2018, sottolinea Istat, le percezioni soggettive di benessere, con più di due individui su cinque che esprimono un giudizio elevato di soddisfazione per la propria vita (+1,8 punti percentuali rispetto al 2017). Aumenta anche la quota di individui ottimisti (+1,8 punti percentuali) e diminuisce quella relativa a un atteggiamento pessimista (-2 punti percentuali). Nel Mezzogiorno si registrano livelli più bassi di soddisfazione per la vita (-11,9 punti percentuali rispetto al Nord), di soddisfazione per il tempo libero (-7,5 punti percentuali rispetto al Nord) ed è anche più bassa la quota di popolazione che esprime un giudizio positivo sulle prospettive future (-5,5 punti percentuali rispetto al Nord). 

Quasi 2 milioni di giovani in sofferenza
Sono quasi due milioni i giovani tra i 18 e i 34 anni in condizioni di sofferenza, ovvero a cui mancano due o più dimensioni del benessere (dalla salute al lavoro, dalla sfera sociale a quella territoriale, passando per l'istruzione). E' quanto risulta da rapporto Istat sul Benessere equo e sostenibile (Bes). Quella che l'Istituto chiama la "multi-deprivazione" è più alta, si sottolinea, "tra i giovani adulti di 25-34 anni e nel Mezzogiorno". 

1,8 milioni di famiglie in povertà
Sono però oltre 1,8 milioni le famiglie in condizioni di povertà assoluta nel 2018, con un'incidenza pari al 7,0% delle famiglie, per un numero complessivo di 5 milioni di individui (8,4% del totale degli individui). Secondo l'Istat  il dato rimane stabile dopo tre anni di crescita ininterrotta. Permangono tuttavia forti differenze territoriali: l'incidenza di povertà individuale è pari a 11,4% nel Mezzogiorno, mentre nel Nord e nel Centro è significativamente più bassa e pari a 6,9% e 6,6%. Si riduce la quota di persone in grave deprivazione materiale al Nord (3,4%, incidenza quasi dimezzata rispetto al 2017) e al Centro (6,4%, -1,5 punti percentuali) mentre si mantiene sugli stessi livelli dell'anno precedente nel Mezzogiorno (intorno al 16%). 

Sale la fiducia nelle istituzioni ma il voto ai partiti è 2,7 
Nel 2018, la fiducia in alcune istituzioni "è migliorata ma il voto medio rimane sotto la sufficienza": 4,4 per il sistema giudiziario, 3,8 per il parlamento nazionale e solo 2,7 per i partiti politici. Lo rileva l'Istat nel Rapporto Bes, dando conto delle 'pagelle' degli italiani. "Permane su livelli elevati, ma stabili nell'ultimo anno, la fiducia nelle Forze dell'ordine (voto medio 6,6) e nei Vigili del Fuoco (voto medio 8)". 

Speranza di vita 82,3 anni nel 2018, massimo storico
Nel 2018, la speranza di vita alla nascita ha raggiunto in Italia il massimo storico a 82,3 anni (80,9 anni per gli uomini e 85,2 anni per le donne). L'Istat sottolinea tuttavia come la maggiore longevità femminile si accompagni a condizioni di salute più precarie: una donna di 65 anni può aspettarsi di vivere in media altri 22,5 anni, di cui 12,7 anni (il 56,4%) con limitazioni nelle attività; mentre per un uomo della stessa età la speranza di vita è 19,3 anni, di cui 9,3 anni (48,9%) con limitazioni. La speranza di vita in buona salute alla nascita al Nord è più alta di 3 anni rispetto al Mezzogiorno (59,3 contro 56,3 anni).

Istruzione migliora ma sotto media Ue, allarme abbandono
Migliorano gli indicatori di Istruzione e formazione ma i livelli raggiunti in Italia restano inferiori a quelli della media europea. Secondo il rapporto Bes nel 2018 si riduce la quota di giovani tra 15 e 29 anni che non lavorano e non studiano (Neet) (23,4%, -0,7 punti percentuali rispetto al 2017) mentre aumenta la quota di persone con esperienze di partecipazione culturale (27,9%, +0,8 punti percentuali sull'anno precedente) e di formazione continua (8,1%, +0,2 punti percentuali rispetto al 2017). Permane la criticità dell'abbandono scolastico precoce, con significative differenze regionali e per genere. Nel 2018, il 14,5% dei giovani tra 18 e 24 anni non ha conseguito il diploma di scuola superiore di secondo grado e non frequenta corsi di studio o formazione (13,8% nel 2016). 

Un ragazzo su tre insufficiente in italiano 
Tra i ragazzi del secondo anno delle scuole superiori la quota di coloro che non "raggiunge la sufficienza (low performer) nelle competenze è del 30,4% per l'italiano e del 37,8% per la matematica". Lo rileva il Rapporto Bes, con riferimento all'anno scolastico 2018/2019. "Nelle regioni del Mezzogiorno la quota di studenti che non raggiungono un livello sufficiente sale - viene sottolineato - al 41,9% per le competenze in italiano e al 53,5% per quelle in matematica".

Nel 2018 meno omicidi e furti, ma femminicidi stabili
 Nel 2018 diminuisce il tasso di omicidi e migliorano gli indicatori che misurano i reati predatori, ovvero furti in abitazione, scippi e borseggi, rivela l'Istat. "Si conferma la necessità di una particolare attenzione nei confronti delle violenze di genere", segnala l'istituto di statistica. Nel 2018 si sono verificati 212 omicidi di uomini e 133 di donne (corrispondenti rispettivamente a 0,7 e 0,4 omicidi per 100mila abitanti dello stesso sesso). L'ultimo anno conferma la tendenza alla diminuzione del tasso di omicidi degli uomini (0,8 nel 2017), ma non di quello delle donne che rimane stabile (0,4 nel 2017). Permangono forti differenze di genere nella relazione tra autore e vittima dell'omicidio: l'81,2% delle donne uccise è vittima di una persona conosciuta (64% nel 2004). In particolare, nel 2018 nel 54,9% dei casi le donne sono state uccise dal partner attuale o dal precedente.