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MONDO

Renzi: non è vero che manderemo 900 soldati in Libia

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Gentiloni e il premier libico
E' vero che manderete 900 soldati in Libia? "No". Lo scrive il premier Matteo Renzi, in risposta ad una domanda su Twitter nel corso della diretta #Matteorisponde.

Gentiloni: al momento no richieste intervento da Libia a Italia
L'Italia risponderà "sul terreno della sicurezza a eventuali richieste del governo libico", che comunque "al momento non ci sono". Lo ha ribadito il ministro degli Esteri, Paolo Gentiloni, definendo voci o indiscrezioni "ma non certo decisioni" gli scenari per cui sarebbero pronti a partire per il Paese nordafricano 5.000 uomini e le richieste arrivate in tal senso dal segretario della Difesa americana, Ashton Carter.

"La nostra presenza sia in Libia sia in Iraq sarà oggetto di discussione in parlamento anche nell'iter di approvazione del decreto missioni, che è all'ordine del giorno del Consiglio dei Ministri di domani", ha chiarito il titolare della Farnesina durante le interrogazioni a risposta immediata alla Camera.

"Credo che sia molto chiaro che da parte nostra abbiamo fatto un grande sforzo sul piano diplomatico, i risultati che sono stati ottenuti a dicembre sul piano diplomatico si sono gradualmente spostati sul terreno", ha proseguito, "L'insediamento del nuovo governo è del 30 marzo, la mia visita è del 12 aprile. Abbiamo dei rapporti bilaterali che vanno avantià ci auguriamo che questo con il tempo questo produca un consolidamento della situazione. Non abbiamo numeri da rivelare, nel senso che abbiamo sempre detto che risponderemo sul terreno della sicurezza a eventuali richieste del governo libico - che per il momento non ci sono - e lo faremo ovviamente dopo aver discusso in parlamento e con un'autorizzazione delle Nazioni Unite. Siamo quindi molto lontani da un meccanismo che decide '5mila' o '900', per il momento si tratta di voci o indiscrezioni ma non certo decisioni che il governo si accinge a prendere".

Per quanto riguarda l'Iraq, ha ricordato il capo della diplomazia italiana, "abbiamo due missioni principali, la prima è di fornitura di armi e di addestramento in Kurdistan, la seconda è quella di consolidamento delle aree liberate attraverso la polizia irachena in particolare nella regione di al Anbar". A queste, ha precisato, "si aggiungeranno altre iniziative nei prossimi mesi - il ministro Pinotti ne ha già informato, mi pare il 20 aprile, in un question time - che riguarderanno sia la protezione dei lavori della diga di Mosul sia le operazioni di recupero dei feriti in teatro. Naturalmente anche i dettagli di queste operazioni che si svolgeranno in futuro saranno discussi in parlamento nell'iter di approvazione del decreto missioni".