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Cinema

L'Italia candida "Dogman" di Matteo Garrone agli Oscar

Le nomination saranno annunciate a Los Angeles il 22 gennaio 2019, mentre il 24 febbraio ci sarà la cerimonia della notte degli Oscar

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Garrone con Fonte a Cannes
"Dogman" di Matteo Garrone rappresenterà l'Italia nella corsa agli Oscar. La commissione dell'Anica, riunitasi stamane, ha scelto il film vincitore al Festival di Cannes del premio per il miglior attore protagonista con Marcello Fonte, preferendolo ad altri 20 titoli. Le nomination saranno annunciate a Los Angeles il 22 gennaio 2019, mentre il 24 febbraio ci sarà la notte degli Oscar. La Commissione di selezione era composta da Nicola Borrelli, Marta Donzelli, Gian Luca Farinelli, Antonio Medici, Silvio Soldini, Maria Carolina Terzi, Maria Sole Tognazzi, Stefania Ulivi, Enrico Vanzina.

Scritto dal regista con Ugo Chiti e Massimo Gaudioso, il film, ispirato a un fatto di cronaca, racconta la parabola di un uomo che gestisce un negozio periferico di toelettatura per cani e sprofonda in una spirale di violenza dopo essere stato tradito da un bullo di quartiere.

Garrone: grazie, inizia nuovo viaggio
''Ringrazio la commissione per aver scelto Dogman, regalandoci questa grande opportunità di cui siamo fieri e orgogliosi''. Così Matteo Garrone esprime la sua soddisfazione per il via libera alla corsa all'Oscar. ''Il merito - aggiunge il regista - è anche dell'umanità di Marcello Fonte, della prova di Edoardo Pesce, e della passione che tutti abbiamo messo in questo progetto. Sappiamo bene che la 'designazione' non è che il primo passo, e che la strada è lunga. Ma siamo felici di iniziare questo nuovo viaggio''.

Del Brocco:  "Dogman" saprà battersi con resto del mondo
"Continua la marcia di questo bellissimo film. Dopo il successo al Festival di Cannes e la partecipazione a una ventina di festival internazionali, condividiamo con Matteo Garrone la soddisfazione e la gioia di rappresentare l'Italia nel primo passo verso la corsa agli Academy Awards". Così Paolo Del Brocco, amministratore delegato di Rai Cinema, commenta la designazione di "Dogman". "La Commissione che ha scelto 'Dogman' tra i ventuno candidati- afferma Del Brocco - ha scommesso sulla grande potenza visiva delle immagini, sulla straordinaria capacità narrativa di Matteo Garrone e sul suo talento indiscutibile nel dirigere gli attori, nella convinzione che questa opera - venduta già in oltre 40 Paesi - abbia tutte le caratteristiche per battersi con il cinema del resto del mondo. Matteo Garrone è uno dei cineasti di maggiore talento del cinema italiano, insieme ai produttori Archimede e le Pacte siamo pronti ad accompagnarlo con grande entusiasmo in questa nuova avventura".

Gli avversari di "Dogman"
I candidati in lizza sono 87, 5 in meno rispetto al record dello scorso anno. Diversi film sono destinati a contrastare il percorso di "Dogman". In primo luogo, i vincitori di Venezia e Cannes, il messicano "ROMA", diretto da Alfonso Cuarón, premio Oscar per la regia nel 2014 con "Gravity", e il giapponese "Un affare di famiglia", di Hirokazu Kore-eda. Sempre da Venezia vengono il tedesco "Opera senza autore", di Florian Henckel von Donnersmarck, già Oscar nel 2007 con "Le vite degli altri", e l'ungherese "Sunset", di László Nemes, Oscar con il suo film d'esordio "Il figlio di Saul" (2016). Da Cannes entrano in corsa anche il polacco "Cold war", con la regia di Paweł Pawlikowski, Oscar con "Ida" (2015), il turco Nuri Bilge Ceylan con "L'albero dei frutti selvatici", "Capharnaüm", diretto dalla libanese Nadine Labaki e lo svedese "Border" di Ali Abbasi. La Francia candida "Le douleur" ("Memoir of War"), di Emmanuel Finkiel, dall'omonimo romanzo di Marguerite Duras, mentre dal palmarès di Berlino è in lizza per il Paraguay Marcelo Martinessi con "Le ereditiere".

I precedenti
E' la seconda volta che un film diretto da Matteo Garrone viene scelto come rappresentante italiano nella corsa agli Oscar, dopo "Gomorra" nel 2009. Negli ultimi trent'anni, altri sei registi sono stati più volte selezionati dall'Italia: a quota quattro Giuseppe Tornatore ("Nuovo cinema Paradiso", 1990, vincitore; "L'uomo delle stelle", 1996, in cinquina; "La sconosciuta", 2008, nella short-list; "Baarìa", 2010) e Gianni Amelio ("Porte aperte", 1991, in cinquina; "Il ladro di bambini", 1993; "Lamerica", 1995; "Le chiavi di casa", 2005). Due volte Gabriele Salvatores ("Mediterraneo", 1992, vincitore; "Io non ho paura", 2004), Roberto Benigni ("La vita è bella", 1999, vincitore; "Pinocchio", 2003), Emanuele Crialese ("Nuovomondo", 2007; "Terraferma", 2012) e Paolo Virzì ("La prima cosa bella", 2011; "Il capitale umano", 2015). Tra gli altri con una sola candidatura anche Paolo Sorrentino, vincitore con "La grande bellezza" nel 2014.

I grandi del passato
L'Italia ha vinto 11 volte l'Oscar al miglior film straniero, e questo costituisce un primato assoluto, da quando la categoria è stata ufficialmente istituita nel 1957, davanti alla Francia con 9 e la Spagna con 4. Oltre ai quattro citati in precedenza, gli altri sette vincitori sono: quattro volte Federico Fellini ("La strada", 1957; "Le notti di Cabiria", 1958; "8 1/2", 1964; "Amarcord", 1975), e anche questo è un primato, due Vittorio De Sica ("Ieri, oggi, domani", 1965, e "Il giardino dei Finzi Contini", 1972. Candidatura con "Matrimonio all'italiana", 1966) e una Elio Petri ("Indagine su un cittadino al di sopra di ogni sospetto", 1971).

In precedenza, De Sica vinse due Oscar speciali: nel 1948 con "Sciuscià" e nel 1950 con "Ladri di biciclette". Considerando tutti i riconoscimenti attribuiti prima del 1957, con il premio alla coproduzione italo-francese "Le mura di Malapaga" (1951), di René Clément, il totale dell'Italia sale a 14, con la Francia a 12, mentre il Giappone raggiunge la Spagna sul podio a 4.

Sfiorare la statuetta
L'Italia ha una sorta di primato anche tra i registi che hanno sfiorato la statuetta. Tra quelli più volte candidati senza aver mai vinto l'Oscar, troviamo tre cineasti con 4 nomination: Mario Monicelli ("I soliti ignoti", 1959; "La Grande guerra", 1960; "La ragazza con la pistola", 1969; "I nuovi mostri", 1979, diretto con Ettore Scola e Dino Risi), Ettore Scola ("Una giornata particolare", 1978; "I nuovi mostri", 1979, con Monicelli e Risi; "Ballando ballando", 1984, di produzione algerina; "La famiglia", 1988) e il polacco Andrzej Wajda (1976, 1980, 1982, 2008 e Oscar alla carriera 2000).

A quota tre gli svedesi Bo Widerberg (1965, 1970, 1996) e Jan Troell (1972, 1973, 1983), lo spagnolo Carlos Saura (1980, 1984, 1999), il cinese Zhang Yimou (1991, 1992, 2003) e l'algerino Rachid Bouchareb (1996, 2007, 2011). Tra i numerosi con due candidature anche Gillo Pontecorvo ("Kapò", 1961, e "La battaglia di Algeri", 1967) e Dino Risi ("Profumo di donna", 1976, e "I nuovi mostri", 1979, con Monicelli e Scola).

Tris d'assi
Infine, gli unici registi italiani ad aver vinto l'Oscar alla carriera sono ancora Federico Fellini (1993) e Michelangelo Antonioni (1995), mentre Bernardo Bertolucci è il solo connazionale ad aver conquistato la statuetta come miglior regista di un lungometraggio in inglese con "L'ultimo imperatore" (1988), per una produzione britannica. La pellicola trionfò ottenendo in tutto 9 Oscar, compreso quello per il miglior film.