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POLITICA

Alta tensione

Riforme, l'intesa si gioca sull'Italicum

A partire da lunedì si vota per il Senato, ma la legge elettorale irrompe già nel dibattito politico. Irritazione 5 Stelle, Di Maio attacca il premier: " Togliere l'alibi a Renzi, ha detto finora che poteva accordarsi solo con Berlusconi, adesso non è più così". Martedì riunione Pd, si vota la linea. Non arretrano i frondisti di Forza Italia

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Luigi Di Maio
Nei prossimi giorni gli alleati, attuali e potenziali, di Renzi e Berlusconi inizieranno il pressing sul Senato e non è detto che non possano esserci colpi di scena sull'Italicum.

M5S: irritazione sull'Italicum
Proprio sulla legge elettorale cresce l'irritazione del Movimento Cinque Stelle: l'attesa di una chiamata del premier si fa sempre più pesante. Dal PD, infatti, non è arrivata ancora nessuna risposta alla lettera, inviata lunedì scorso, con le dieci risposte ai quesiti posti da Matteo Renzi per dare il via al nuovo incontro. Ieri il vicepresidente della Camera Luigi Di Maio aveva accusato i democratici di "comportamento non corretto", oggi rincara la dose e dice che "il premier non ha più alibi". Al Tg1 spiega: "Noi vogliamo far rientrare in partita i cittadini, vogliamo le preferenze, un Senato elettivo. Bisogna togliere l'alibi a Renzi, ha detto finora che poteva accordarsi solo con Berlusconi, adesso non è più così". Per capire la tensione dei Cinque Stelle bisogna risalire anche alla decisione del PD di trattare sull'Italicum, a margine dell'accordo sulle riforme al Senato, con i piccoli partiti, manovra che di fatto escluderebbe i Cinque Stelle.

Riforme: Forza Italia, i dissidenti e la tenuta del patto del Nazareno
Sul fronte riforme costituzionali Augusto Minzolini e Cinzia Bonfrisco, i promotori del documento dei 22 senatori dissidenti di Forza Italia (in realtà solo 17 sono di Fi, e 5 sono del gruppo alleato di Gal) hanno rilanciato la richiesta di un Senato a elezione diretta, pur ribadendo lealtà a Berlusconi e al patto del Nazareno, che prevedeva un Senato non elettivo. E qui sta il nodo. Da una parte il ministro Boschi riconosce al Cavaliere lealtà per tutta la durata del percorso, dall'altra la richiesta in appello di confermare i sette anni di reclusione per Berlusconi al processo Ruby e il rinvio a giudizio a Bari per il caso escort-Tarantini fanno temere il crollo del patto. In ogni caso bisognerebbe fare la conta di quanti senatori sarebbero effettivamente disposti a rompere con il leader. 

I dissidenti del PD 
Sul fronte Pd, martedì mattina, prima che mercoledì comincinole votazioni, si riuniranno i senatori e voteranno la posizione ufficiale da tenere in Aula. La decisione metterà alle strette i 16 dissidenti guidati da Vannino Chiti che non potranno richiamarsi alla libertà di coscienza, visto che il regolamento del gruppo la concede solo per i temi etici e i principi fondamentali della prima parte della Costituzione.

Senato, Maroni: servono preferenze
Roberto Maroni, il governatore lombardo ex segretario della Lega, ha chiesto le preferenze, su cui ha posto il veto Silvio Berlusconi, il potenziale alleato del Carroccio alle politiche. A questo punto, in un potenziale schieramento di centrodestra, Forza Italia si trova da sola nel suo no alle preferenze mentre tutti, da Lega a Fratelli d'Italia, passando per Ncd le vogliono.