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POLITICA

Tre emendamenti respinti a voto segreto

Italicum, quote rosa bocciate e il Pd si spacca

Definito il tetto massimo al numero dei collegi, i partiti di maggioranza e Forza Italia non hanno però raggiungo l'intesa sulle norme a favore delle quote rosa e, a voto segreto, l'emendamento sul 50% di donne nelle liste è stato bocciato, così come quello che prevedeva una parità di genere al 50% per i capilista. Pd spaccato. Renzi: rispetteremo impegno sulla parità di genere. L'esame della riforma rinviato a stamane 

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L'Aula della Camera ha bocciato i tre emendamenti sulla parità di genere. Il primo, che prevedeva l'obbligo di alternanza di genere (un uomo e una donna) nella composizione delle liste ha ricevuto 335 voti contrari e 227 favorevoli. Il secondo, che prevedeva una parità di genere al 50% per i capilista, è stato bocciato con 344 voti contrari e 214 a favore. Infine anche il terzo emendamento, che prevedeva una percentuale di 60 a 40 sui capilista, è stato respinto con 298 voti contrari e 253 a favore. 

Il Pd si è spaccato sui primi due voti agli emendamenti a firma di Roberta Agostini. Se infatti avesse sostenuto compattamente entrambi gli emendamenti, avrebbe potuto contare sui 293 deputati componenti il gruppo. Senza contare che gli emendamenti sono stati votati dai 36 deputati di Sel, da molte parlamentari del centrodestra e degli altri gruppi.

La seduta è stata sospesa per una riunione dei capigruppo e la Camera ha poi votato per un rinvio dell'esame della riforma elettorale per questa mattina alle 10. Contro il rinvio si sono dichiarati Sel e M5S, mentre a favore della richiesta avanzata dal Pd si sono pronunciati gli altri gruppi. 

Il commento di Laura Boldrini
Il presidente della Camera ha commentato con amarezza il "no" alla norma sulla parità di genere: "Come presidente della Camera rispetto il voto dell'Aula sugli emendamenti riguardanti la parità di genere. Ciò nonostante non posso negare la mia profonda amarezza perché una grande opportunità è stata persa, a detrimento di tutto il Paese e della democrazia". 

Prima del voto
Nessun accordo tra Pd e Fi sul Salva-Lega e così Forza Italia ha ritirato la norma che avrebbe consentito a una forza territoriale di avere seggi in Parlamento anche senza superare le soglie stabilite a livello nazionale. Come nessun accordo era stato trovato per la questione della parità di genere così, il comitato dei nove della commissione Affari costituzionale della Camera aveva deciso di rimettersi alla volontà dell'Aula. Stessa posizione assunta dal governo, con Pd, Fi, Sc e Ncd che hanno dato ai deputati libertà di coscienza mentre il M5S ha dichiarato il suo 'no' alle quote rosa considerate "ipocrisia". Gli emendamenti sulle quote rosa alla legge elettorale sono stati votati a scrutinio segreto. La votazione segreta è stata chiesta da 46 deputati singoli (e quindi non da un gruppo parlamentare), cinque hanno poi ritirato la firma.

Sulle multicandidature c'è stata una riformulazione dell'emendamento che ne permette 8 per ogni regione. Il criterio scelto dalla Comitato, ha spiegato il presidente della commissione Affari costituzionali e relatore della legge elettorale Francesco Paolo Sisto, è stato quello di rimettere all'Aula la decisione su emendamenti che erano stati sottoscritti in maniera trasversale da deputati di molti gruppi.

La protesta delle parlamentari del Pd
Dopo la bocciatura dell'ultimo emendamento in Aula si è levato un boato di disappunto e tutte le parlamentari, e anche numerosi deputati, hanno abbandonato i propri scranni. Rosy Bindi ha lasciato l'Aula furiosa; prima dell'Aventino e del rifiuto a ripresentarsi nell'emiciclo, ha applaudito ironicamente alla volta del ministro Boschi. E poi, rivolta ai colleghi renziani, ha detto: "Siamo ancora ai 101? Siamo ancora a quel punto?", riferendosi ai 101 voti mancati nel Pd per il via libera all'elezione a presidente della Repubblica di Romano Prodi.

Le deputate del Pd hanno lamentato che "Il gruppo non ha rispettato l'accordo", pretendendo dal capogruppo Speranza una riunione immediata. L'accordo, hanno spiegato le parlamentari, prevedeva che il gruppo Pd avrebbe dovuto votare l'emendamento, dando in tal senso indicazione di voto. "Ed invece - hanno detto - non è andata così visto che i voti a favore sono stati 253 mentre solo noi del Pd siamo 293. Quindi sono mancati molto più di 40 voti visto che a favore hanno votato anche esponenti di altre forze politiche". 

La risposta di Renzi
Pronta la replica su Facebook di Matteo Renzi. "Il Pd rispetta il voto del Parlamento sulla parità di genere. Ma rispetta anche l'impegno sancito dalla direzione su proposta del segretario: nelle liste democratiche l'alternanza sarà assicurata. Ho sempre mantenuto la parità di genere. Non intendo smettere adesso".

E anche su Twitter il premier ha ribadito: "Il Pd rispetta il voto del Parlamento sulla parità di genere, ma anche l'impegno della direzione Pd: nelle liste l'alternanza sarà assicurata".Il presidente del Consiglio sarà anche presente all'assemblea dei deputati del Pd nella sede del partito, convocata prima del voto in aula, per un nuovo confronto sulla legge elettorale.