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POLITICA

Articolo 3 della Riforma elettorale

Italicum, il governo incassa la terza fiducia con 342 sì

Via libera della Camera alla terza fiducia posta dal governo sull'Italicum. I sì sono stati 342, i no 15, un astenuto. Assenti le opposizioni. Lunedì il voto finale

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Il governo incassa la terza fiducia, la seconda di oggi, alla Camera sull'Italicum. 342 i sì - in calo rispetto ai 352 di ieri e ai 350 di questa mattina - 15 i no e un solo astenuto.

Opposizioni fuori dall'Aula
Alla terza votazione non hanno partecipato le opposizioni. La decisione, a quanto si apprende, sarebbe stata presa dopo una serie di contatti tra i vari capigruppo di Fi, Lega, M5s, Fdi e Sel. A sorpresa, Umberto Bossi ha invece partecipato al voto. L'ex leader della Lega Nord si è quindi distinto dagli altri deputati del Carroccio.

Lunedì il voto finale
Voto a cui non dovrebbero partecipare le opposizioni, come accaduto oggi durante la seconda votazione. Alle spalle di questa decisione ci sarebbe una strategia comune tra le opposizioni e la minoranza Pd. Far lasciare l'Aula alle opposizioni sarebbe infatti un modo, oltre che per protestare contro la riforma e contro il premier, anche per fare 'la conta' nel Pd misurando il reale peso della minoranza ed impedento al governo di ricevere il soccorso di deputati forzisti e grillini che già in passato hanno votato a fianco della maggioranza.

La prima fiducia
Ieri il Governo ha incassato la prima fiducia alla Camera sull'articolo 1 della legge elettorale: 352 voti a favore e 207 contrari e un astenuto sui 560 presenti in aula. Alla fine sono stati 38 i deputati Pd a non votare la fiducia. "Grazie di cuore ai deputati che hanno votato la prima fiducia. La strada è ancora lunga ma questa è #lavoltabuona" la soddisfazione del Premier su twitter. "Siamo in linea con i numeri delle altre fiducie" il commento del Ministro Maria Elena Boschi.

Lo strappo tra Renzi e la minoranza Pd
Sulla fiducia avviene lo strappo tra il governo e la minoranza Dem. Non hanno votato i "big" Pier Luigi Bersani, Rosy Bindi, Enrico Letta, Roberto Speranza, Guglielmo Epifani, Gianni Cuperlo, e Pippo Civati. Un duplice strappo all'interno del Pd: anche la minoranza si è infatti spaccata sulla fiducia. Cinquanta deputati di Area Riformista, la componente finora guidata da Roberto Speranza, ha stilato un documento pro-fiducia mentre iniziava la "chiama" in Aula. A sorpresa hanno votato no alla fiducia invece 3 deputati di Area Popolare, Nunzia de Girolamo, Giuseppe de Mita e Angelo Cera. "Non condivido il metodo di Renzi" spiega de Girolamo motivando la scelta. Votano no anche Sel, FI, Lega e M5S.

Bersani: "Non esco da Pd"
"Io non esco dal Pd, bisogna tornare al Pd. Il gesto improprio di mettere la fiducia lo ha fatto Renzi, non io. È lui che ha fatto lo strappo". Pier Luigi Bersani smentisce lo spettro della scissione dal Pd da parte di chi non ha votato la fiducia. Di fiducie "ne ho votate ben 17, più di una al mese. Sono pronto a votarne 18, ma lo faccio sugli atti del governo, non posso accettare come cittadino, parlamentare, membro del partito democratico che si zittisca il Parlamento su un tema come la legge elettorale".