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POLITICA

Riforma del lavoro

Jobs Act, mattina di incontri a palazzo Chigi. Renzi: "Il Paese ha bisogno di un clima di fiducia"

Giornata cruciale per la riforma del mercato del lavoro. All'indomani del via libera alla fiducia arrivato dal Cdm, il governo vede le parti sociali in un confronto che si prevede non semplice

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"Il Paese ha bisogno di un clima di fiducia", con queste parole del premier è iniziato a palazzo Chigi l'incontro tra Governo e sindacati sul Jobs Act. Alla riunione partecipano il presidente del Consiglio Matteo Renzi, il ministro del Lavoro Giuliano Poletti, quello dell'Economia Pier Carlo Padoan, la titolare della Funzione pubblica Marianna Madia e il sottosegretario alla presidenza del Consiglio Graziano Delrio. Per i sindacati sono presenti i segretari generali di Cgil, Uil e Ugl, Susanna Camusso, Luigi Angeletti e Geremia Mancini, ed il segretario generale aggiunto della Cisl Annamaria Furlan.
 
Subito dopo i sindacati, alle 9, toccherà alle associazioni degli imprenditori essere ricevute a palazzo Chigi per il confronto sulla riforma del mondo del lavoro.
 
Un calendario di incontri serrato che non è piaciuto a Susanna Camusso che ieri, a proposito dei due incontri ad appena un’ora di distanza l’uno dall’altro aveva detto: “Mi ricorda una canzone, un’ora sola ti vorrei”.
 
E alla vigilia del doppio appuntamento sul Jobs Act Renzi, intervistato, aveva detto: "Ora tocca a me guidare e nessuno pretenda di mettere blocchi perché da venti anni siamo nella palude", manifestando la volontà sua e del governo di stringere sul Jobs act, sfidando la minoranza Pd ed i sindacati, e preparandosi a chiedere la fiducia già autorizzata dal Consiglio dei ministri. Fiducia da chiedere magari su un maxiemendamento che recepisca almeno parte delle determinazioni prese dall’ultima direzione Pd. Ipotesi questa che vede la contrarietà degli alleati di governo, ed in particola del Nuovo Centro Destra, che potrebbe però essere “risarcito” da un intervento del ministro Poletti.
 
Malumori Pd
La minoranza democratica confida comunque fino all'ultimo in un ripensamento, nella speranza di avere spazio per discutere in Aula i propri emendamenti. Ma se il deputato Stefano Fassina avverte che la fiducia avrebbe delle "conseguenze politiche" (e invoca l'intervento del Colle) i bersaniani anticipano che voteranno la fiducia per non far cadere il governo. La partita ad ogni modo è ancora aperta, anche perché Ncd non sembra disposta ad accettare modifiche al testo attuale della delega. Quella di oggi si annuncia quindi come una giornata cruciale.
 
Renzi:  “I sindacati devono dare una mano”

Alla vigilia dell'appuntamento, in un'intervista a Quinta Colonna, Renzi ha ribadito che sul tema delle riforme, a partire da quella del lavoro non intende "mollare di un millimetro". Lo dice alla minoranza del Pd: "Magari non si fidano di me ma capisco che non è facile passare la mano a una nuova generazione". E lo ribadisce ai sindacati: "Anche loro devono dare una mano". "Perché vedo i sindacati alle 8? Almeno si fa alla svelta... Mi da' un po' noia – ha detto – questa immagine del tavolone della sala Verde: sono 30 anni che chiacchierano, chiacchierano e non concludono. Si può anche non essere d'accordo ma si deve concludere".
 
Camusso: “Renzi come la Tatcher”

Duri i toni di Susanna Camusso che non solo ribadisce il paragone tra Renzi e Margareth Tatcher, ma avverte anche che la Cgil è pronta al conflitto contro scelte non condivise. E lamenta, infine, i tempi brevi concessi dal premier: "Un'ora sola ti vorrei...", scherza, ricordando però che “il sindacato è pronto al confronto ma anche al conflitto”.
 
Il maxiemendamento
Sul fronte parlamentare, l'ipotesi più forte sul tavolo è quella di presentare un maxiemendamento alla delega sul Lavoro che recepisca alcune delle modifiche contenute nel documento approvato una settimana fa dalla direzione Pd. Il testo non dovrebbe contenere però una indicazione dettagliata sull'articolo 18 e la questione del reintegro per i licenziamenti discriminatori e disciplinari. L'ipotesi è che sul punto specifico si pronunci il ministro Giuliano Poletti con una dichiarazione in Aula, rinviando poi ai decreti delegati per una disciplina puntuale. Il combinato disposto dell'emendamento e della dichiarazione consentirebbe, viene spiegato, di tenere insieme la maggioranza, in balia di un braccio di ferro tra i centristi guidati da Ncd, che puntano al superamento dell'art. 18 e chiedono che non si modifichi la delega del governo, e la minoranza del Pd, fortemente contraria.