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POLITICA

Il testo dovrà ora tornare al Senato

Riforma lavoro, via libera Camera: 316 sì, 6 no e 5 astenuti. Opposizioni lasciano Aula

L'ok di Montecitorio senza il ricorso alla fiducia. Minoranza Pd divisa tra chi voleva abbandonare l'emiciclo e chi voleva votare 'contro'. Bersani: "Voto sì per disciplina"

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Il via libera al Jobs Act dell'Assemblea di Montecitorio è arrivato oggi, con un giorno di anticipo rispetto alla tabella di marcia a suo tempo stabilita dalla conferenza dei capigruppo. Il provvedimento per avere l'ok definitivo, dovrà però tornare in Senato, visto che il testo è stato modificato dalla commissione Lavoro dove sono stati approvatigli emendamenti frutto dell'accordo tra il governo e la minoranza Pd che puntava a ridimensionare la possibilità di modificare lo Statuto dei lavoratori.

La Camera dei Deputati ha approvato il provvedimento con 316 voti favorevoli, 6 contrari e 5 astenuti. Sui numeri pesa la scelta delle opposizioni di lasciare l'Aula al momento del voto. Scelta seguita da Lega, FI, Sel e M5S, e scelta che ha diviso la minoranza dem spaccata tra chi come Gianni Cuperlo voleva non partecipare al voto e chi, come Pippo Civati, preferiva optare per un voto contrario. A favore hanno votato la maggioranza dei Pd, Ncd, Per l’Italia e Scelta civica.Hanno votato 'no' rimanendo in Aula Francesco Saverio Romano di Forza Italia e Gianni Melilla di Sel, mentre Massimo Corsaro, di Fratelli d'Italia-An, ha votato sì in dissenso dal gruppo.




Le novità introdotte a Montecitorio

Tra le novità introdotte durante l'esame in Commissione, e che faranno sì che il testo dovrà tornare per l'approvazione definitiva a palazzo Madama, c'è la norma che da una parte esclude per le nuove assunzioni la possibilità di reintegro per i licenziamenti economici (prevedendo solo un indennizzo "certo e crescente con l'anzianità di servizio") e dall'altra parte conserva il diritto al reintegro nel posto di lavoro solo per i licenziamenti "nulli e discriminatori" e per "specifiche fattispecie di licenziamento disciplinare ingiustificato" che poi verranno definite nei decreti delegati dall'esecutivo.

Pd diviso
Partito democratico diviso sul Jobs Act con quaranta deputati (su un gruppo di 307 componenti) non hanno votato il Jobs act, due hanno detto no al testo, altri due si sono astenuti. E' quanto risulta dai tabulati del voto in Aula. I no sono quelli di Giuseppe Civati e Luca Pastorino. Astenuti i civatiani Paolo Gandolfi e Giuseppe Guerini.