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POLITICA

Il premier nel libro di Vespa

Jobs act, Renzi: "Rivendico la scelta sull'articolo 18. I soldi ci sono"

Anticipazioni dell'intervista al presidente del Consiglio nel volume del giornalista

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"Rivendico la scelta sull'articolo 18, ma respingo l'accusa di non aver trovato i soldi necessari alla tutela dei più deboli. È finito il tempo delle coperte di Linus ideologiche. Siamo i primi ad aver messo i soldi, veri e tanti, sul tavolo degli ammortizzatori sociali". Così il presidente del Consiglio, Matteo Renzi, risponde a Bruno Vespa in un capitolo del prossimo libro del giornalista 'Italiani voltagabbana. Dalla Prima guerra mondiale alla Terza repubblica sempre sul carro del vincitore'.

Renzi prosegue ricordando "a chi negli anni Novanta e anche nel 2006 diceva che le riforme vanno fatte "a saldi invariati", cioè senza tirare fuori un euro, che noi abbiamo stanziato un miliardo e mezzo. Piuttosto mi sarei aspettato maggiore solidarietà per la battaglia che stiamo conducendo in Europa. Alcuni di quelli che mi contestano furono determinanti nelle aule parlamentari quando sono state chiuse e ratificate le intese sul Fiscal Compact". Tra le altre riforme  punta a quella della Pa: "Se nei prossimi otto mesi (fino a giugno 2015) facessimo la metà di quel che abbiamo fatto nei primi otto, avremmo vinto game, set e match. Fisco, giustizia, pubblica amministrazione, riforma costituzionale, legge elettorale. Avremmo cambiato definitivamente l'Italia". 

Altro argomento affrontato dal premier nel volume di Vespa è il Qurinale. Per Renzi il dopo Giorgio Napolitano "non è un tema all'ordine del giorno, ma la successione a un gigante come Napolitano non è un problema di genere. Quando arriverà il momento i nostri parlamentari dovranno resistere alle campagne di comunicazione. Il voto per il capo dello Stato non è un concorso a premi". Alla domanda se la scelta avverrà d'accordo con il centrodestra, Renzi risponde che "sulle grandi scelte di quadro, istituzionali, è sempre auspicabile la più ampia convergenza possibile. Mi piace pensare che per scegliere il garante supremo delle istituzioni la prossima volta si spengano i telefonini e si accendano le antenne per capire quale figura serve davvero all'Italia". Sul rapporto con la Germania il presidente del Consiglio "Merkel ama l'Italia e mi chiamò a Berlino per conoscermi quando al governo c'era Enrico Letta. Lo informai dell'invito e lui mi diede il via libera. Oggi per ottenere i risultati che desideriamo dobbiamo cambiare l'Italia. Su questo punto la Cancelliera e io la pensiamo allo stesso modo e lei riconosce che l'Italia può aspirare a un ruolo di leadership continentale. Certo - aggiunge il premier - dobbiamo aggiustare molte cose e superare una pregiudiziale che in parte ci siamo costruiti da soli, ma che abbatteremo e distruggeremo".

Infine il capitolo elezioni.  "Questo Parlamento ha davvero la grande occasione di riscrivere le regole del gioco dei prossimi anni. Elezioni anticipate? A me  onverrebbe portare a casa il consenso fortissimo delle elezioni europee per individuare un gruppo dirigente più vicino e più fedele. Ma se vogliamo rispettare gli interessi degli italiani, non ha senso cambiare verso a 300 deputati, ma cambiare il Paese. Quindi no, niente elezioni anticipate".