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ECONOMIA

Novità su tempi di vita lavoro, mansioni e cassa integrazione

Jobs act, Poletti: "Col Cdm di oggi, completiamo l'opera"

Il Consiglio dei ministri è convocato per l'approvazione in via definitiva di due drecreti legislativi e per l'esame preliminare di 4 decreti legislativi, tra i quali la riforma della cassa integrazione. Acquisito il parere delle Commissioni, i decreti legislativi all'esame preliminare, tornano in Cdm per l'approvazione definitva. La delega scade il 15 giugno 

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di Fabrizio de Jorio
Il Consiglio dei ministri di stasera dovrebbe approvare in via definitiva altri due decreti legislativi in attuazione del Jobs act. Il primo sui tempi vita - lavoro, il secondo  sul riordino dei contratti e delle mansioni. Inoltre, è previsto l'esame preliminare di quattro decreti legislativi, tra cui quello che modifica i criteri per l'assegnazione della cassa integrazione. Le deleghe sul Jobs Act vanno esercitate da parte del governo entro il 15 giugno.

Il ministro del Lavoro Poletti, in vista di questi passaggi, dichiara: "Siamo dentro i tempi della delega e siamo convinti di completare puntualmente il lavoro, così come c'eravamo impegnati a fare".  

Ecco come verrà completata la riforma del Lavoro. 

Semplificazione
Una delle 4 deleghe che sarà esercitata riguarda la semplificazione. Lo spirito della legge è chiaro: ridurre gli adempimenti burocratici per far ottenere risparmi ai datori di lavoro in genere ed ai professionisti, oggi sempre più alle prese con una soffocante burocrazia. Il Consiglio nazionale dei consulenti del lavoro ha presentato in audizione alla Camera una serie di proposte che sono tutte facilmente realizzabili. In particolare è necessario superare la logica dei provvedimenti adottati nel tempo per semplificare la macchina amministrativa, con l’effetto paradossale che gli adempimenti anziché diminuire vanno a sommarsi o, al limite , a sostituirsi. Ma la vera scommessa è rappresentato dal nodo delle normative regionali. Le criticità relative all'apprendistato e a Garanzia Giovani sono dovuti principalmente alla moltiplicazione degli adempimenti previste da 20 differenti regolamentazioni. Va rilevato che per ora l’attuazione della delega sul contratto a tutele crescenti ha introdotto un ulteriore adempimento: la nuova ed ulteriore comunicazione in caso di licenziamento. Il provvedimento, infatti, prevede la regolamentazione delle dimissioni con altri moduli da scaricare dal sito del ministero, cosa che, secondo  i datori di lavoro è in contrasto con la semplificazione.
 
Riforma degli ammortizzatori sociali
La legge delega è stata abbastanza chiara su come intervenire e dunque gli spazi di manovra appaiono limitati.  L’Esecutivo intende inserire nel decreto attuativo l’estensione della cassa integrazione anche a soggetti che finora erano esclusi, come i collaboratori, con indennità  Dis-Coll,  anche perché lo spirito del Jobs act tende a superare la straordinarietà rappresentata dalla cassa integrazione in deroga e a spostare il costo in misura maggiore su chi utilizza l’ammortizzatore sociale rispetto alla generalità dei datori di lavoro. E’ il principio per il quale La Cassa integrazione la pagherà di più chi più vi farà ricorso.  In molti ritengono sia necessario  arrivare a una definizione del ruolo dei fondi di solidarietà introdotti dalla legge Fornero e che come finalità hanno quella di intervenire nelle aziende con più di 15 dipendenti che sono escluse dalla cassa integrazione guadagni. Le aziende e i lavoratori contribuiscono ad alimentare questo fondo da più di un anno, ma non c'è traccia della regolamentazione e di fatto oggi, come sottolineato da sindacati e associazioni datoriali,  è servito solo a innalzare ulteriormente il costo del lavoro.
 
Agenzia unica per le ispezioni
Un decreto riguarda l’Agenzia unica delle ispezioni dei lavoro, prevista dal provvedimento per unificare i controlli degli ispettori del lavoro, Inps e Inail. Tra i punti controversi, il numero degli ispettori, 5.289 unità, che risulterebbe insufficienti per svolgere il compito, vista l’enorme sproporzione con gli oltre 5 milioni di imprese operative in Italia.  Nella storia recente del nostro paese si sono già operati accorpamenti, anche per decreto: basti pensare al caso di Enpals e Inpdap, accorpate all’Inps; all’Ispesl, accorpata all’Inail; all’Agenzia del Territorio incorporata nell’Agenzia delle Entrate.  In base alle notizie circolate sul contenuto delle bozze dei decreti attuativi, appare evidente che, nel caso in cui venisse realizzata l'Agenzia, questa potrebbe interessare solo le funzioni ispettive dell'INPS e dell'INAIL. Mentre per quanto riguarda le attività ispettive descritte delle ASL e ARPA (circa 250 in tutto), la legge delega (e di conseguenza il decreto legislativo che ne deriverebbe) prevede solo delle “forme di coordinamento” e quindi tali funzioni non potrebbero essere ricomprese tra i compiti dell'agenzia, se verrà realizzata. Ciò a causa del vincolo posto dal Parlamento al Governo. Non solo, ma c’è anche la questione sedi: dalle attuali 85 si passerebbe a 18, lasciando un solo ufficio per regione. C’è anche il rischio, secondo i Consulenti del lavoro, di avere competenze frazionate in tema di salute e sicurezza nei luoghi di lavoro già assegnate ai quattro ministeri: Lavoro e delle politiche sociali, della Salute, dello Sviluppo economico e della Difesa per la parte di competenza sulle funzioni delle Capitanerie di porto in merito alla navigazione civile, al Servizio sanitario nazionale. Alle ARPA, alle Regioni direttamente o alle Province. invece dovrebbero essere ricondotti all'Agenzia anche i compiti svolti da organismi regionali o statali relativi a:
- porti e navigazione delle navi mercantili e da pesca;
- ferrovie e aeroporti;
- industrie estrattive a cielo aperto o sotterranee, torbiere;
- acque minerali e termali;
- radiazioni ionizzanti in ambito sanitario.


Agenzia nazionale per le politiche attive e il lavoro

L’Anpal, Agenzia nazionale per le politiche attive e il lavoro, prevista dal Jobs Act., si occuperà delle politiche che riguardano il mondo del lavoro e quindi anche dei disoccupati e del loro reinserimento. Resta ancora da sciogliere il nodo dei vertici. Diverse le ipotesi in campo: l'agenzia potrebbe essere guidata da un presidente o da un direttore, oppure da entrambi. Il braccio operativo dell'Agenzia, comunque, a legislazione vigente, saranno le Regioni attraverso una convenzione. Verranno coinvolti nell'Agenzia anche ItaliaLavoro, l'Isfol, l'Inail, e l'Inps con l'obiettivo di formare una rete di servizi per l'impiego. Ancora da capire, invece, il livello di coinvolgimento delle parti sociali: stando alla delega le parti vanno coinvolte, ma resta aperta la questione del loro livello di partecipazione. Previsto, infine, anche un riordino degli incentivi per l'occupazione, l'orientamento e i servizi per l'impiego. Comunque, d’ora in poi i disoccupati, o se si perde il posto e se ne cerca un altro, dovranno, per prima cosa, iscriversi sul portale dell’Anpal, selezionando il profilo adeguato alla propria situazione compilando una sorta di fascicolo elettronico con tutte le informazioni personali, come istruzione, esperienze lavorative, ecc... L’iscrizione implica l’immediata disponibilità ad accettare corsi di formazione e riqualificazione. Entro 60 giorni dovrebbe giungere una «congrua offerte di lavoro», rispetto  al proprio fascicolo elettronico.. Respingere questo «patto di servizio personalizzato» significa essere sanzionati. 

I dati: ad aprile +83% contratti trasformati da tempo determinato ad indeterminato sul 2014
Nel mese di aprile 2015 le trasformazioni di rapporti di lavoro a tempo determinato in rapporti a tempo indeterminato in tutti i settori sono state 36.428. L'83% in più rispetto all'aprile 2014. Lo riferisce il ministero del Lavoro sulla base delle comunicazioni obbligatorie ricevute dai datori di lavoro. Sempre ad aprile 2015, il numero di attivazioni di nuovi contratti di lavoro è stato di 912.764 unità, mentre le cessazioni sono state 700.602, con un saldo di oltre 212.000 contratti. Il presidente dell'Istat, Giorgio Alleva, inoltre,  in un'audizione fa sapere che il "costo totale del sussidio" che deriverebbe dall'applicazione nel 2015 del "reddito di cittadinanza", come delineato nel ddl di M5s, sarebbe di 14,9 miliardi di euro.