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MONDO

dalle esecuzioni alle presidenziali

Kabul: nello stadio del terrore ora c'è un comizio. L'Afghanistan guarda avanti

Il candidato Ashraf Ghani corre per la presidenza con un alleato scomodo: il sanguinario generale Dostum. 35 anni anni di guerra e violenza sullo sfondo di nuove elezioni democratiche

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di Lucia Goracci
Dove un tempo cadevano le teste, ora l'Afghanistan cerca una nuova strada. Nello stadio di calcio di Kabul i talebani eseguivano le condanne a morte. Il candidato presidenziale Ashraf Ghani invece parte da qui con la sua campagna elettorale. Questo tecnocrate, ex-ministro delle finanze e membro del Fondo Monetario Internazionale è molto rispettato all'estero, ma poco conosciuto nel suo Paese. Per conquistare gli afghani ha stretto un patto con l'uzbeko Abdul Rashid Dostum, un ex-signore della guerra, al cui nome è associata una litania di violenze efferate - come l'uccisione per asfissia, dentro un container, dei prigionieri talebani catturati dai suoi uomini, durante la guerra civile degli anni 90. In cambio del suo appoggio elettorale, Ghani ha chiesto a Dostum di chiedere perdono al popolo afghano per i crimini commessi, e gli ha offerto il posto di vicepresidente. Una "strana coppia" politica  - come dicono i giornali locali - nata dal pragmatismo e capace di esprimere tutte le contraddizioni e le aspirazioni dell'Afghanistan. Le elezioni presidenziali del 5 aprile sono un momento storico: per la prima volta il testimone passa da un presidente democraticamente eletto a un altro, proprio nell'anno in cui le truppe Nato lasciano l'Afghanistan. I fantasmi creati da 35 anni di guerre restano. Eppure è necessario dimenticare il sangue versato nello stadio delle esecuzioni e guardare avanti.