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MONDO

Diario dall’Iraq #2

L’Isis conquista Tal Afar, Baghdad è in armi, e a Erbil continuano ad ammassarsi profughi

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di Giuseppe Solinas

Ti accorgi che sei vicino al confine conteso perché ai posti di blocco i militari portano le armi bene in vista. A meno di 20 chilometri da Mosul, si moltiplicano le postazioni armate: nascoste nel cortile di una moschea, in un palazzo abbandonato, in una fortificazione di blocchi di cemento in mezzo alla strada. L’ufficiale che ferma la nostra macchina è irremovibile: vietato filmare i militari. Chiediamo se possiamo spingerci ancora più avanti: è pericoloso – dice – da qui in poi può succedere di tutto.

Il confine del Kurdistan è questo: in luogo in cui vengono al pettine tutte le contraddizioni dell’Iraq: sunniti che odiano sciiti, curdi che non si sentono più iracheni, jihadisti che vogliono la sharia e un califfato islamico nel cuore del medio oriente. E in mezzo, le famiglie, le donne, i bambini.

Arrivano a decine nel campo gestito dalle Nazioni Unite. Gli ultimi non trovano nemmeno posto nelle tende e vivono in macchina, sotto il sole, con temperature che superano i quaranta gradi durante il giorno.

Le code ai posti di blocco si allungano di ora in ora. I soldati perquisiscono le auto, cercano armi – soprattutto. Si fermano a parlare e si vantano di essere tra quelli che non sono fuggiti, mentre i miliziani dello Stato Islamico dell’Iraq e del levante conquistavano Mosul. “Siamo curdi – dicono con orgoglio – e accogliamo tutti nel Kurdistan autonomo”. Sono peshmerga arruolati nell’esercito nazionale: “il nostro petto sarà lo scudo contro i proiettili dei terroristi” – arrivano a dire.
È la stessa retorica che raduna centinaia di volontari a Baghdad e Bassora: ragazzi decisi a combattere ancora per fermare l’avanzata dei miliziani. Gli Jihadisti della bandiera nera conquistano Tal Afar, requisiscono carri armati ed elicotteri, consolidano le loro basi vicine alla Siria. La Giordania, preoccupata, schiera il suo esercito al confine. Gli americani portano via il personale dell’ambasciata di Baghdad, si accordano con l’Iran per un intervento comune.

Un uomo anziano, con quattro figli e una moglie ammassati in un’auto arroventata dal sole: è fuggito da Tikrit – la città natale di Saddam Hussein. Chissà se nel caos dell’Iraq attuale, rimpiange l’ordine sotto il tiranno.