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SPETTACOLO

Lutto cittadino a Milano

L'addio a Carla Fracci, la camera ardente nel foyer della Scala

Domani i funerali, che si svolgeranno alle 14.45 nella basilica di San Marco

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Cinque minuti di applausi ininterrotti, come alla fine di uno spettacolo, mentre il marito Beppe Menegatti gridava 'grazie grazie', hanno accolto l'uscita del feretro di Carla Fracci alla chiusura della camera ardente per allestita per tutto nel foyer della Scala. L'orario fissato era le 17.30, ma si è deciso di prorogare di 10 minuti per consentire al maggior numero di persone di entrare. L'ingresso poi è stato sbarrato anche perché la fila continuava ad allungarsi. Fuori in piazza è rimasta in attesa una piccola folla e il traffico è stato bloccato per qualche minuto.   

Per tutto il pomeriggio c'è stato lo scampanellio dei tram che passavano in piazza. Dei tranvieri anche una delle corone sistemate davanti all'ingresso principale della Scala.

La camera ardente era aperta da stamane alle 12 nel foyer della Scala. Ad accogliere la salma dell'etoile fuori al Piermarini c'erano il sindaco di Milano Giuseppe Sala, il direttore musicale Riccardo Chailly e il sovrintendente Dominique Meyer.  All'arrivo del carro funebre un centinaio di persone all'esterno del teatro si è lasciato andare in lungo applauso proseguito anche all'interno dove erano presenti, tra altri, la sorella Marisa Fracci, il direttore del corpo di ballo Manuel Legris, il presidente della Regione Lombardia Attilio Fontana, il direttore generale Maria Di Freda, il direttore della scuola di ballo Frederic Olivieri. Moltissimi cittadini in coda per portare l'ultimo saluto alla grande ballerina. Gli ingressi a causa delle misure di contenimento del Covid sono contingentati.

A voler dare l'ultimo tributo all'étoile al Piermarini è stato lo stesso sovrintendente, Dominique Meyer. "Una cosa che è stata fatta pochissime volte, ma trattandosi di Carla Fracci che nell'ultimo secolo è stata la ballerina più importante del teatro, ma anche una stella importantissima nel cielo della danza internazionale, dobbiamo inchinarci davanti alla sua carriera", ha spiegato ieri.

"Si sa - ha aggiunto - che nel mondo della danza la storia è una catena di trasmissione da una generazione all'altra. E lei ha fatto questo lavoro di trasmissione da una generazione all'altra. E' nata qui nella scuola di ballo e ha fatto una carriera fantastica. E poi ultimamente è venuta a fare dei corsi per preparare Giselle con i solisti attuali. Sono tutti commossi, anche gli orchestrali e i ragazzi del palcoscenico".  

Domani i funerali, lutto cittadino a Milano
Lo ha proclamato il sindaco Giuseppe Sala "in segno di cordoglio per la sua scomparsa e di partecipazione dell'intera comunità milanese". Disposta l'esposizione della bandiera civica a mezz'asta sugli edifici pubblici. Le esequie si terranno alle 14.30 presso la chiesa di San Marco (in via San Marco 2). I funerali potranno essere seguiti in diretta su Rai1 a partire dalle 14,45.

Sala: "Milano ha ricambiato il suo amore"
"Milano perde una parte della sua storia recente. Lei ha amato Milano,  profondamente, e credo che raramente si sia visto un ricambio così sincero da parte della città". Così il sindaco di Milano, Giuseppe Sala, ha parlato di Carla Fracci, a margine dell'arrivo del feretro al foyer del teatro alla Scala. "Io ho avuto la fortuna di conoscerla parecchi anni fa e,sentendo gli umori della città, si tratta di uno dei rari casi in cui tutti sono a favore, in cui tutti l'hanno ammirata e amata. - ha aggiunto - È anche una bella storia, nascere in una famiglia normale, con una volontà di costruire qualcosa di importante per te e perché ti sta intorno".   "Possiamo anche definirla una sorta di Cenerentola, ma questa è anche un po' Milano, l'idea di dare opportunità a chi lo vuole, l'idea dell'accoglienza per tutti. - ha aggiunto ancora Sala -  È chiaro che c'è il dolore, ma c'è anche la consapevolezza di quanto amore è circolato fra lei e la città e questo devo dire che rinfranca".

La ballerina assoluta
La "Prima ballerina assoluta", come la definì nel 1981 il New York Times, nella sua carriera ha interpretato oltre 150 ruoli nel balletto classico: dalla sua celeberrima Giselle alla commovente Giulietta, volteggiando nei più grandi teatri, dalla Scala all'Opera di Parigi, dal London Festival Ballet al Sadler's Wells Ballet, ora noto come Royal Ballet, allo Stuttgart Ballet, fino al Royal Swedish Ballet. Dal '67,ospite dell'American Ballet Stuttgart Ballet. Ha ballato in coppia con Rudolf Nureyev,  che incontrò nel '63 e con cui strinse un sodalizio durato 20 anni, con Mikhail Baryshnikov, con Vladimir Vassiliev, con gli italiani Amedeo Amodio, Paolo Bortoluzzi, Roberto Bolle.

Carla Fracci era nata il 20 agosto del 1936 a Milano.Iscritta a 10 anni dai genitori - suo padre era un tranviere, sua madre un'operaia - alla Scuola di Ballo del Teatro alla Scala, l'esile Carla all'inizio fece fatica a capire il senso dell'esercizio fisico continuo e dei sacrifici imposti dalle sue insegnanti,Vera Valkova, Edda Martignoni, Paolina Giussani. Ma a 12 anni comparve ne La bella addormentata con la grande Margot Fonteyn e con lei scoprì la passione per la danza. Il diploma arrivò nel'54 e nel '55 debuttò alla Scala. A 22 anni, nel '58 Cenerentola debuttò alla Scala, dove tenne anche il suo ultimo spettacolo come protagonista della rinascita di Excelsior di Pippo Crivelli. Proprio nel ruolo della Luce in una ripresa di Excelsior ha calcato il palcoscenico del Piermarini per l'ultima volta nel 2000.

La Scala è stata "la sua casa per 70 anni" ricorda il sovrintendente Meyer. E non poteva che essere allestita alla Scala la camera ardente per l'ultimo saluto alla leggenda della danza. Un onore riservato a pochi, come il pianista Vladimir Horowitz nell'89, ma che "lei si merita" ha detto Meyer che sta pensando anche a un tributo "speciale".

E parole commosse per la perdita della grande danzatrice sono arrivate anche da Riccardo Muti che con lei aveva lavorato alla Scala nei Vespri Siciliani: "Una grande figura di artista che ha onorato l'Italia e che rimarrà nella storia della danza e del teatro", ha detto il maestro, " Carla Fracci rimarrà nel cuore di tanti suoi ammiratori e tra questi ci sono io".

Roberto Bolle: "Le sono veramente grato, perderla è un grande dolore"
'Non avrei mai fatto quello che ho fatto nella mia carriera se Carla Fracci non avesse aperto le strade prima  di me. Io più di altri le sono veramente grato. La sua perdita è un grande dolore". Roberto Bolle ricorda Carla Fracci parlando con il  Corriere della Sera. "Era un riferimento per me, da sempre. Anche io  sono cresciuto conoscendo Carla Fracci e considerandola, già da  bambino, una delle più grandi interpreti e ballerine. Ha rappresentato la danza italiana nel mondo: nessun altro nome era conosciuto e  riconosciuto come il suo''.   "La ricordo agli spettacoli in Scala - prosegue il ballerino - Io  studiavo e la guardavo ammirato. Ripenso a una sua Giselle, quando ero in scuola di ballo: un suo ruolo iconico, era meravigliosa. E poi il  suo debutto a 60 anni nel ruolo di Tatiana in Onegin: una forza  incredibile. Sono sempre stato molto toccato dalla sua determinazione  e volontà. Dalla tenacia con cui affrontava le prove e il  palcoscenico. Il passo successivo è stato collaborare: io ero appena  entrato nel corpo di ballo e mi sono trovato a ballare con lei Lo  spettro della rosa, per giunta in Giappone. Ricordo che ero  terrorizzato, più ancora che per il mio debutto nel ruolo, per il  fatto di dover ballare con un'icona della danza come lei. Avevo un  timore reverenziale unito all'agitazione all'idea di sbagliare  qualcosa: non tanto i miei passi, ma piuttosto non tenerla bene, non  sostenerla abbastanza...''. 

Il figlio: "Mamma, persona semplice con orgoglio e tenacia fuori dal comune"
''Ha resistito con tenacia, orgoglio e una dignità fuori dal comune. Doti che l'hanno sempre accompagnata,  anche in vita''. Francesco Menegatti parla al Corriere della Sera  della morte della mamma Carla: ''C'è stato un rapido peggioramento, ed è volata via. Sì, volata. Gli ultimi istanti? Non parole, ma sguardi  pieni di profondo amore per me, per mio papà Beppe, per la  collaboratrice storica Luisa Graziadei, per mia moglie Dina e per i  suoi nipoti, Giovanni e Ariele''.  Ci ha lasciato ''con la convinzione di aver fatto del bene - dice  Menegatti - credo fosse fiera di averci reso persone serie con solidi  principi. Una raccomandazione che mia madre ripeteva, ed è  significativo del suo carattere, era di rimanere fedeli agli aspetti  più semplici della vita. Ricordava con orgoglio la sua infanzia  trascorsa a governare le oche nella campagna del cremonese. Non si è  mai montata la testa, nonostante la ribalta''.  "Era un'étoile amata dal pubblico internazionale - prosegue - ma  sempre pronta a vivere la quotidianità. Una volta, prima di  un'esibizione, ero bambino, mi intimò di riporre in camerino i miei  guanti che avevo distrattamente abbandonato su una cassa dietro le  quinte. Me lo ripeté più volte finché non obbedii. Poco dopo la vidi  entrare in scena e trasformarsi nella diva acclamata''.