CULTURA
Palermo: Guglielmo Tell
L’albero della vita vince sulla violenza

Il 2018 è l’anno rossiniano perché ricorrono 150 anni dalla morte del compositore. Il Teatro Massimo è il primo a iniziare le celebrazioni . Ha aperto infatti la stagione con Guillaume Tell, nella versione originale francese che andò in scena a Parigi nel 1829.
Una regia attualizzata e con momenti forti che ha creato scalpore a Londra nel 2015 ma che ha convinto il pubblico palermitano.
L’ultima opera di Rossini
Guillaume Tell è l’ultima opera di Rossini: per quasi 40 anni, fino alla morte, non ne avrebbe più scritte altre. Ma è un addio grandioso, degno della sua fama. I grand opera erano i kolossal dell’epoca e Rossini, sul libretto ispirato al dramma di Schiller, dà vita e anima alla saga di un popolo, gli Svizzeri oppressi dai dominatori austriaci. C’è poi l’amore contrastato dalle ragioni politiche tra Arnold e Mathilde e il rapporto commovente tra genitori e figli. La musica è bellissima ed è una prova ardua per tutti i cantanti.
L’albero, le radici e la speranza
Nella regia di Damiano Michieletto, non siamo nel Medioevo ma in tempi più vicini ai nostri. Nella scena, elaborata da Paolo Fantin (vincitore degli Oscar della lirica assieme alla costumista Carla Teti) domina un gigantesco albero: è sradicato come lo è un popolo oppresso ma l’albero ripiantato sarà il simbolo della rinascita nel finale.
Lo scandalo dell’abuso
Alla Royal Opera House di Londra lo spettacolo era stato contestato per la scena in cui la soldataglia austriaca abusa di una donna svizzera.
Fu un caso internazionale e il teatro fu costretto a emettere un avviso per il pubblico. Oggi il regista difende la scelta, diventata ancora più attuale dopo lo scandalo internazionale sulle molestie. Il tema della violenza del resto non è assente dal libretto: nel primo atto c’è un fuggitivo svizzero che ha ucciso un austriaco perché ha tentato di violentare sua figlia e c’è molto sadismo nella famosa scena in cui il tiranno Gesler costringe il provetto arciere Guglielmo Tell a mirare a una mela posta sulla testa del figlio
L’inno alla libertà
Nel finale il gigantesco albero viene sollevato mentre gli svizzeri cantano “Liberté, redescends des cieux, que ton règne recommence “. Tanti applausi per il direttore Gabriele Ferro e per gli interpreti : Roberto Frontali/Guglielmo Tell, Dmitry Korchak/Arnold, Nino Machaidze/Mathilde. Poche contestazioni per la regia, sovrastate dagli applausi
Una regia attualizzata e con momenti forti che ha creato scalpore a Londra nel 2015 ma che ha convinto il pubblico palermitano.
L’ultima opera di Rossini
Guillaume Tell è l’ultima opera di Rossini: per quasi 40 anni, fino alla morte, non ne avrebbe più scritte altre. Ma è un addio grandioso, degno della sua fama. I grand opera erano i kolossal dell’epoca e Rossini, sul libretto ispirato al dramma di Schiller, dà vita e anima alla saga di un popolo, gli Svizzeri oppressi dai dominatori austriaci. C’è poi l’amore contrastato dalle ragioni politiche tra Arnold e Mathilde e il rapporto commovente tra genitori e figli. La musica è bellissima ed è una prova ardua per tutti i cantanti.
L’albero, le radici e la speranza
Nella regia di Damiano Michieletto, non siamo nel Medioevo ma in tempi più vicini ai nostri. Nella scena, elaborata da Paolo Fantin (vincitore degli Oscar della lirica assieme alla costumista Carla Teti) domina un gigantesco albero: è sradicato come lo è un popolo oppresso ma l’albero ripiantato sarà il simbolo della rinascita nel finale.
Lo scandalo dell’abuso
Alla Royal Opera House di Londra lo spettacolo era stato contestato per la scena in cui la soldataglia austriaca abusa di una donna svizzera.
Fu un caso internazionale e il teatro fu costretto a emettere un avviso per il pubblico. Oggi il regista difende la scelta, diventata ancora più attuale dopo lo scandalo internazionale sulle molestie. Il tema della violenza del resto non è assente dal libretto: nel primo atto c’è un fuggitivo svizzero che ha ucciso un austriaco perché ha tentato di violentare sua figlia e c’è molto sadismo nella famosa scena in cui il tiranno Gesler costringe il provetto arciere Guglielmo Tell a mirare a una mela posta sulla testa del figlio
L’inno alla libertà
Nel finale il gigantesco albero viene sollevato mentre gli svizzeri cantano “Liberté, redescends des cieux, que ton règne recommence “. Tanti applausi per il direttore Gabriele Ferro e per gli interpreti : Roberto Frontali/Guglielmo Tell, Dmitry Korchak/Arnold, Nino Machaidze/Mathilde. Poche contestazioni per la regia, sovrastate dagli applausi