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POLITICA

Nuove norme

Legittima difesa. Anm: la legge nasce dalla sfiducia nei magistrati

Il presidente Albamonte: nella formulazione del provvedimento "c'è un equivoco di fondo" perché è "impossibile sottrarre al vaglio della magistratura l'uccisione di una persona"
 

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di Tiziana Di Giovannandrea
Le norme sulla legittima difesa, approvata giovedì dalla Camera e che presto dovrà essere sottoposta all'esame del Senato, hanno provocato una posizione fortemente critica rispetto alle novità che la legge vuole introdurre nel Codice Penale, da parte del Presidente Nazionale dell'Anm, Eugenio Albamonte, che ha definito il provvedimento "inutile e confuso".

"Questa iniziativa legislativa nasce da una sfiducia per il modo in cui i giudici applicano le norme esistenti" ha detto Albamonte. "In realtà non è così" ha aggiunto, spiegando che "i casi più eclatanti si sono conclusi quasi sempre con l'assoluzione".

"L'intenzione è quella di ridurre gli spazi di discrezionalità dei giudici, ma invece sono stati introdotti elementi, come quello sul 'grave turbamento psichico', che ampliano questo spazio", ha detto ancora. 

Sono due le questioni che destano maggiore perplessità: la definizione del concetto introdotto di grave turbamento psichico, causato nella vittima dall'aggressore e il concetto di tempo notturno. Un tempo che non viene qualificato in maniera precisa. Albamonte ha sottolinato che "io sono abituato a commentare le norme scritte. Vedremo se questo punto sarà modificato".

Il presidente di Anm ha chiarito che nella formulazione del provvedimento "c'è un equivoco di fondo" perché è "impossibile" sottrarre al vaglio della magistratura l'uccisione di una persona". "Se attraverso questa legge si vuole ipotizzare una situazione in cui a fronte dell'uccisione di una persona, seppur per legittima difesa, non ci sia un accertamento giudiziario, noi diciamo che questo è impossibile", precisando che "l'idea che da oggi in poi se uno si difende non sarà più messo sotto processo è una idea scorretta ed è impossibile".