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ITALIA

Il tema del fine vita

La Consulta apre al suicidio assistito. Una sentenza che divide

La Corte Costituzionale: non è punibile chi agevola il suicidio nei casi come quelli del Dj Fabo. Cei all'attacco: "Non è libertà, perso il lume della ragione". Un malato di sla scrive al papa. Di Maio: "Dobbiamo lasciar lavorare il Parlamento,  il governo non deve assolutamente interferire su questo tema"

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La sentenza della Consulta che ha aperto al suicidio assistito, invocando però l'intervento del legislatore per varare una legge sul fine vita, divide la società e la politica. "La debolezza della politica non ha dato riscontro, in sei anni i cittadini non avuto nessuna risposta. La sentenza della Consulta dia la forza alle persone che stanno in Parlamento per aprire una discussione ed arrivare ad una decisione", hanno detto i giudici. 

Intanto, un malato di Sla si rivolge in una lettera direttamente al Papa. "Quando il dolore fisico ti fa urlare ma non puoi perché non hai voce e il dolore resta facendoti impazzire. Caro Papa Francesco allora comprendi che c'è un'unica via d'uscita, andartene". E' un passaggio della lettera che Gianfranco Bastianello, 63 anni e malato di Sla da quando ne aveva 14, ha inviato al Santo Padre. Bastianello, del Cavallino (Ve), cattolico praticante, ex responsabile della comunicazione dell'hotel Danieli di Venezia, è impegnato da sempre per i disabili e il muoversi in carrozzina da 10 anni, come riferisce La Nuova Venezia, non lo limita nelle battaglie.

Il segretario generale della Cei, monsignor Russo, intanto, chiede l'obiezione di coscienza per i medici e attacca: "Non comprendo come si possa parlare di libertà, la società perde il lume della ragione".

"Personalmente la ritengo una questione di libertà e ritengo sia stato opportuno che la Corte abbia iniziato a regolamentare questa vicenda, senza far slittare la sentenza, come da alcuni partiti richiesto". Così, all'Ansa, Lorenzo d'Avack, presidente del Comitato Nazionale di Bioetica, in merito alla sentenza della Consulta che ha parzialmente depenalizzato l'580 del Codice Penale, legalizzando, in alcune circostanze, il suicidio assistito.

La sentenza
Con una sentenza storica ieri la Consulta ha aperto al suicidio assistito, stabilendo che non è punibile chi agevola il suicidio nei casi come quelli del Dj Fabo, rimasto cieco e tetraplegico dopo un incidente stradale e attaccato a un sondino per sopravvivere, vittima di atroci sofferenze per la sua patologia, ma pienamente consapevole della sua volontà di considerare quelle condizioni di vita non compatibili con la sua dignità. La Corte ha ribadito però come resti "indispensabile" l'intervento del legislatore, che già aveva sollecitato inutilmente l'anno scorso sospendendo per 11 mesi la sua decisione sulla costituzionalità dell'articolo 580 del codice penale, una norma introdotta 90 anni fa e che pone sullo stesso piano aiuto e istigazione al suicidio, con la reclusione fino a 12 anni.

Le reazioni
"Da oggi in Italia siamo tutti più liberi anche quelli che non sono d'accordo - commenta entusiasta Marco Cappato, il tesoriere dell'associazione Coscioni che accompagnò in una clinica svizzera per il suicidio assistito Fabiano Antoniani e che ora sarà certamente assolto nel processo a suo carico a Milano -. Ho aiutato Fabiano perché ho considerato un mio dovere farlo. La Corte costituzionale ha chiarito che era anche un suo diritto costituzionale per non dover subire sofferenze atroci". Anche il pm di quel processo, Tiziana Siciliano, che già aveva chiesto l'assoluzione per Cappato, parla di un passo molto importante.

Tra chi esulta c'è Mina Welby, che ora chiede una "legge per la libertà di decidere fino alla fine". E anche Beppino Englaro, il papà di Eluana, invita il parlamento a legiferare "secondo le indicazioni della Corte".

Ma la sentenza divide. Non piace affatto al mondo cattolico. "Con la decisione di non punire alcune situazioni di assistenza al suicidio, la Corte costituzionale italiana cede ad una visione utilitaristica della vita umana", attacca Alberto Gambino, presidente di Scienza & Vita (Cei).

Cei all'attacco. "Non comprendo come si possa parlare di libertà, qui si creano i presupposti per una cultura della morte in cui la società perde il lume della ragione" dice il segretario generale, monsignor Stefano Russo, a margine di una conferenza stampa.

Preoccupati i medici. Il presidente della Federazione nazionale degli ordini dei medici chirurghi e degli odontoiatri (Fnomceo), Filippo Anelli, prevede una "forte resistenza" e pone una condizione: "chi dovesse essere chiamato ad avviare formalmente la procedura del suicidio assistito, essendone responsabile, sia un pubblico ufficiale rappresentante dello Stato e non un medico".

Si divide la politica. "Sono e rimango contrario al suicidio di Stato imposto per legge", dice il segretario della Lega Matteo Salvini. Dalla maggioranza è il vice segretario del Pd Andrea Orlando che chiede di seguire la strada indicata dalla Consulta, nella stessa giornata in cui diversi senatori della maggioranza hanno presentato una proposta di legge per il suicidio assistito. La senatrice del Pd Monica Cirinnà chiede di legiferare "presto e bene", Renzi suggerisce di "fare uno sforzo di ascoltarsi l'uno l'altro, senza scontri ideologici".

La Corte, in particolare, ha ritenuto non punibile, a determinate condizioni, chi agevola l'esecuzione del proposito di suicidio, autonomamente e liberamente formatosi, di un paziente tenuto in vita da "trattamenti di sostegno vitale e affetto da una patologia irreversibile, fonte di sofferenze fisiche e psicologiche che egli reputa intollerabili ma pienamente capace di prendere decisioni libere e consapevoli". Ma ha posto dei paletti. In attesa dell' indispensabile intervento del legislatore, ha subordinato la non punibilità al rispetto delle modalità previste dalla normativa sul consenso informato, sulle cure palliative e sulla sedazione profonda continua (articoli 1 e 2 della legge 219/2017). Non solo: la verifica delle condizioni richieste (come la irreversibilità della patologia e la natura intollerabile delle sofferenze) e delle modalità di esecuzione deve essere compiuta da una struttura pubblica del Servizio sanitario nazionale, sentito il parere del comitato etico territorialmente competente. Si tratta di cautele adottate "per evitare rischi di abuso nei confronti di persone specialmente vulnerabili", un'esigenza già sottolineata nell'ordinanza 207 con cui un anno fa aveva sospeso la sua decisione.

Di Maio: il parlamento è sovrano
"Per me il Parlamento è sovrano, mi auguro che possa esserci un dibattito nelle Commissioni. La sentenza è storica e tutte le forze devono dialogare e vedere se c'è un accordo. Dobbiamo lasciar lavorare il Parlamento,  il governo non deve assolutamente interferire su questo tema" ha detto il ministro degli esteri a margine dell'assemblea generale dell'Onu.

Scontro Casellati - Fico
Dopo lo stallo, lo scontro tra i presidenti di Camera e Senato. Maria Elisabetta Alberti Casellati, in un'intervista a Rai Parlamento, dice che la Camera non è riuscita a portare a termine un testo base: "Il Parlamento si è trovato di fronte ad un argomento molto molto difficile e la Camera non è riuscita a trovare una composizione nel giro di un anno. Il Senato - avendo la Camera finito di lavorare il 31 di luglio - ed essendoci poi stata la crisi politica - non ha avuto purtroppo la possibilità di entrare nel merito di queste complesse questioni", spiega la presidente in una nota. E aggiunge che ora Palazzo Madama "farà la sua parte. Penso che noi qui dovremmo mettere immediatamente all'ordine del giorno questo tema sui vari disegni di legge che giacciono in commissione e spero che il Parlamento, che è il luogo del dibattito, della sintesi anche politica, tenga conto delle tante sensibilità che ci sono su questo tema come su tutti i temi di carattere etico."

La replica di Fico
Una presa di posizione che provoca la piccata replica del presidente della Camera Roberto Fico, per il quale sarebbe meglio ripartire dalla Camera se non si vuole perdere altro tempo e ricorda che la Camera in questi mesi "ha fatto un lavoro corposo che non va disperso. Penso al confronto e alle oltre 50 audizioni svolte. L'iter non è stato concluso, ma sospeso proprio in attesa della sentenza della Consulta". Fico ricorda che il Parlamento ha "il compito di seguire il principio dell'economia dei lavori, e ripartire da capo significherebbe perdere altro tempo. Sono certo - conclude- che l'obiettivo comune di tutti gli attori istituzionali sia invece quello di non perdere ulteriore tempo".