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POLITICA

Relatore per Consulta Giuliano Amato

La Corte Costituzionale esamina la 'giustizia domestica' del Parlamento

La Corte di Cassazione ha sollevato la questione di leggitimità costituzionale sull'istituto di autodichia che permette ai due rami del Parlamento di risolvere, attraverso un organismo giurisdizionale interno, le controversie insorte con i propri dipendenti

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Si scrive autodichia, si legge autonomia del Parlamento di risolvere, attraverso un organismo giurisdizionale interno, le controversie insorte con i propri dipendenti. Un istituto che rientra nel più ampio concetto di autonomia delle Camere, che ha come obiettivo principale quello di salvaguardare l'organo da qualsiasi ingerenza esterna e trova la sua massima espressione nel potere autoregolamentare loro attribuito (Interna corporis), dall’art. 64 della nostra Costituzione.

Una prerogativa che è stata più volte oggetto di dibattiti, per ultimo da parte della Corte di Cassazione che, a sezioni unite, ha avanzato il dubbio che questo antico privilegio sia contrario alla Costituzione e ai trattati internazionali. La potestà è riconosciuta dalla legge ordinaria anche alla Corte costituzionale e domani saranno proprio i quindici giudici a dover sciogliere il dubbio. A fare la relazione sarà il professor Giuliano Amato e all’udienza pubblica avranno la parola poi anche l’avvocato Aldo Sandulli e le difese delle due Camere. Presente sarà anche l’avvocatura dello Stato.

La battaglia sulla giustizia domestica del Parlamento è stata portata avanti negli anni anche dai Radicali che da sempre  contestano la ‘zona franca’ creata da Camera e Senato non solo in tema di giustizia amministrativa ma anche sulla possibilità di regolare appalti senza il controllo della Corte dei Conti.