ECONOMIA
Banca centrale Usa
La Fed lascia invariati i tassi di interesse tra lo 0,25% e lo 0,5%
Le condizioni del mercato del lavoro statunitense "sono migliorate ulteriormente" ma "la crescita dell'attività economica sembra aver rallentato", spiega in un comunicato la Banca centrale guidata da Janet Yellen

Come previsto, la Federal Reserve ha lasciato invariati i tassi di interesse tra lo 0,25% e lo 0,5%. I deboli dati preliminari sul Pil Usa del primo trimestre hanno spinto la Banca centrale a rinviare ancora il secondo rialzo dei tassi dopo quello di un quarto di punto effettuato a dicembre, il primo dal 2006, che aveva posto fine a un'epoca di costo zero del denaro durata sette anni.
Lo scorso dicembre, nell'avviare la stretta, la Fed aveva indicato un calendario di massima che prevedeva quattro rialzi da un quarto di punto nel 2016. Le turbolenze che hanno interessato i mercati finanziari all'inizio dell'anno e il rallentamento delle economie emergenti hanno poi spinto l'istituto su più miti consigli.
Bene l'occupazione ma la crescita ha rallentato
Le condizioni del mercato del lavoro statunitense "sono migliorate ulteriormente" ma "la crescita dell'attività economica sembra aver rallentato", con la spesa per consumi in frenata nonostante redditi e fiducia dei consumatori "restino elevati". E' la diagnosi contenuta nel comunicato diffuso dalla Federal Reserve al termine del direttivo di politica monetaria.
Tassi fermi per la terza volta di fila
E' la terza volta consecutiva che la Banca centrale guidata da Janet Yellen non modifica il costo del denaro. Anche questa volta la Fed non ha neppure indicato i tempi per un possibile nuovo rialzo, sostenendo che arriverà in maniera graduale e sarà legato al miglioramento dei dati macroeconomici.
La politica monetaria resta "accomodante"
Il direttivo della Fed "prevede al momento che, con un graduale aggiustamento nella linea della politica monetaria (che "rimane accomodante"), l'attività economica si espanderà a un ritmo moderato e gli indicatori del mercato del lavoro continueranno a rafforzarsi". L'inflazione nel breve termine "dovrebbe estare bassa" per poi risalire verso il 2% una volta dissipatisi gli "effetti transitori" legati a energia e importazioni e irrobustitosi ancora il mercato del lavoro.
Lo scorso dicembre, nell'avviare la stretta, la Fed aveva indicato un calendario di massima che prevedeva quattro rialzi da un quarto di punto nel 2016. Le turbolenze che hanno interessato i mercati finanziari all'inizio dell'anno e il rallentamento delle economie emergenti hanno poi spinto l'istituto su più miti consigli.
Bene l'occupazione ma la crescita ha rallentato
Le condizioni del mercato del lavoro statunitense "sono migliorate ulteriormente" ma "la crescita dell'attività economica sembra aver rallentato", con la spesa per consumi in frenata nonostante redditi e fiducia dei consumatori "restino elevati". E' la diagnosi contenuta nel comunicato diffuso dalla Federal Reserve al termine del direttivo di politica monetaria.
Tassi fermi per la terza volta di fila
E' la terza volta consecutiva che la Banca centrale guidata da Janet Yellen non modifica il costo del denaro. Anche questa volta la Fed non ha neppure indicato i tempi per un possibile nuovo rialzo, sostenendo che arriverà in maniera graduale e sarà legato al miglioramento dei dati macroeconomici.
La politica monetaria resta "accomodante"
Il direttivo della Fed "prevede al momento che, con un graduale aggiustamento nella linea della politica monetaria (che "rimane accomodante"), l'attività economica si espanderà a un ritmo moderato e gli indicatori del mercato del lavoro continueranno a rafforzarsi". L'inflazione nel breve termine "dovrebbe estare bassa" per poi risalire verso il 2% una volta dissipatisi gli "effetti transitori" legati a energia e importazioni e irrobustitosi ancora il mercato del lavoro.