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FIFA 2014

Brasile 2014

La Germania centra il suo quarto titolo al Maracanà. Un acuto di Goetze stende l'Argentina di Messi

Quarto titolo storico per gli uomini di Loew che per la prima volta nella storia del mondiale portano alla vittoria la Germania, nelle tre precedenti vittorie la Coppa era andata alla Germania Ovest

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Dopo 24 anni la Germania è di nuovo sul tetto del mondo. A Rio de Janeiro, nel tempio del calcio sudamericano e non solo, la nazionale allenata da Joachim Loew ha conquistato il suo quarto titolo dopo quelli centrati nel ’54, nel ’74 e nel ’90, nell’ultimo mondiale italiano. Un quarto titolo dal sapore un po’ speciale, non tanto perché con questo successo ha raggiunto l’Italia nella classifica delle coppe vinte, ma perché è la prima volta che nell’albo d’oro della Coppa del Mondo compare non la Germania Ovest ma la Germania.

Coprotagonisti della serata di Rio, Messi e compagni che, pur con una buona prova, non sono riusciti nell’impresa di vincere nella “tana” degli arci nemici brasiliani. Un’idea che i sudamericani dell’albiceleste avevano cullato a lungo, forti di una nazionale ben attrezzata e soprattutto contando su quello che è accreditato come uno dei giocatori più forti del mondo: la “pulce” Messi. Al Maracanà, nella finale, è però mancato proprio il numero 10 argentino che sembra essere condannato a non riuscire a vincere nulla con la maglia della sua nazionale.

Ed anche senza l’Italia, eliminata nel girone dopo le prime tre partite, la finalissima del mondiale brasiliano ha tenuto incollati ai teleschermi milioni di italiani. Su Rai1, che trasmetteva in diretta l’incontro, Germania-Argentina è stata seguita da una media di quasi nove milioni di persone raggiungendo il massimo ascolto durante i tempi supplementari quando, davanti alle tv, c’erano 14 milioni 508 mila telespettatori con uno share del 61.89%.

In campo, a risolvere un match rimasto in equilibrio per quasi 120 minuti, ci ha pensato il giovane Mario Götze che a 22 anni appena compiuti ha centrato il gol più importante della sua carriera.

Prima della zampata del centrocampista tedesco sia la squadra di Loew sia l’Argentina avevano avuto l’occasione per sbloccare il risultato in diverse occasioni. Le più clamorose nel primo tempo quando Higuain, messo in moto da un suicida retropassaggio tedesco, si era trovato faccia a faccia col portierone tedesco Neuer spedendo clamorosamente a lato. Ed in chiusura dei primi 45 minuti la Germania aveva visto infrangersi le speranze del gol sul palo della porta difesa da Romero.

Non le uniche occasioni in una partita che è stata comunque molto tattica e dove entrambe le squadre, consce della posta in palio, erano concentrate sul cercare di non commettere un errore che sarebbe potuto risultare fatale. Il canovaccio dell’incontro è stato quello che ci si aspettava alla vigilia, con la Germania a fare la partita e l’Argentina pronta a ripartire per sfruttare il contropiede.

A differenza della semifinale giocata con il Brasile però gli uomini di Loew hanno trovato davanti a loro una difesa molto ben organizzata che ha concesso poco o nulla alla squadra che appena pochi giorni fa era stata in grado di fare 7 gol ai padroni di casa, di cui 5 in meno di 30 minuti. Dall’altra parte l’Argentina ha interpretato bene l’incontro nel ruolo di sfavorita ed ha avuto più di un’occasione per passare in vantaggio. Quello che le è mancato è stata la necessaria lucidità sottoporta e il suo uomo simbolo, Messi, sempre iper marcato.

Quando ormai il destino della Coppa sembrava dovesse essere deciso dai calci di rigore ci ha pensato però Götze, da poco entrato, a sbloccare il risultato. Dopo il gol subito al 113° la nazionale allenata da Sabella ha provato più con il cuore che con la testa a buttarsi in avanti e, proprio allo scadere, Messi ha avuto sui piedi la punizione che poteva riaprire il match. La pulce ha però spedito la palla e le residue speranze degli argentini alle stelle.