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MONDO

Nel febbraio 2019 il leader dello PSOE scriveva il libro "Manuale di resistenza"

La Spagna di Sánchez non trova alleati e torna al voto il 10 novembre

Sánchez: "Ci abbiamo provato ma Podemos lo ha reso impossibile"

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Manuale di resistenza. Così nel febbraio del 2019 il presidente spagnolo Pedro Sánchez chiamava il libro autobiografico, prima delle elezioni dello scorso 28 aprile che lo avrebbero visto vincitore con il 28,67%. Ma cinque mesi dopo la Spagna non ha ancora un governo e tornerà al voto per la quarta volta in quattro anni. Questa volta, nonostante i sondaggi fatti da El País che danno lo PSOE in aumento al 31,6%, Sánchez resisterà? 

Spagna di nuovo al voto
Il Re spagnolo Felipe VI dopo aver consultato i quattro leader dei partiti principali ha comunicato che "non esiste un candidato che possa contare sull'appoggio necessario per la maggioranza". Il partito socialista per governare e mandare Sánchez a palazzo della Moncloa aveva bisogno della maggioranza assoluta, ovvero 176 dei 350 seggi della Camera.

Dopo le elezioni del 28 aprile i socialisti ne avevano 123. Per cinque mesi Sánchez doveva trovare un appoggio o formare una coalizione, trovando l'accordo con Unidos Podemos che di seggi ne aveva 42 (11,97%). Sarebbero arrivati a 165, un numero sufficiente vista l'intesa con i 6 deputati del Pnv (partito nazionalista vasco) e con i 15 deputati di Erc (Esquerra Republicana de Catalunya), pronti ad astenersi, riducendo così la maggioranza assoluta a 167.



Ma tutto ciò non è accaduto. L'orgoglioso Sánchez ha attaccato Unidos Podemos e il leader Pablo Iglesias: "Sono la quarta formazione politica del paese e per tanto dovrebbero aiutare alla formazione di un governo progressista. Invece lo hanno reso impossibile". Lo PSOE ha fatto diverse proposte, "abbiamo fatto il possibile" spiega Sánchez. Ma in realtà mai è arrivata quella proposta che Iglesias a tutti i costi voleva: alcuni ministri nel governo di coalizione.

Al voto il 10 novembre
Lunedì 23 settembre doveva essere il termine ultimo per l'investitura, ma oggi, mercoledì 18 settembre, la presidente della Camera, Maritxell Batet, ha detto di fronte ai 350 deputati: "Questa è probabilmente la nostra ultima sessione plenaria della legislatura. Siamo stati eletti per rappresentare gli spagnoli e convertire in realtà politiche le loro speranze e illusioni. Non ci siamo riusciti".



Secondo l'articolo 99 comma 5 della Costituzione spagnola, ora spetta al Re sciogliere le camere - probabilmente tra domenica e lunedì - per poi indire nuove elezioni per il prossimo 10 novembre.

Gli spagnoli per questo quarto voto in quattro anni (2015-2016-2019) dovranno decidere se riconfermare Sánchez o tornare a votare il Partido Popular di Pablo Casado (nei sondaggi dato al 19,5%), sceso al minimo storico lo scorso 28 aprile (16,69%) ma al comando della Spagna tra il 2011 e il 2016 con Mariano Rajoy. Casado potrebbe contare anche sul doppio appoggio di Albert Rivera, leader di Ciudadanos (dati al 12,8%), e degli estremisti di Vox (8,8%). La resistenza di Sánchez ha di nuovo inizio.