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EUROPA

Decenni di misteri

La Svezia con il fiato sospeso per nuove rivelazioni sull'omicidio di Palme

Saranno rese note mercoledì, prevale la pista sudafricana. Il premier socialdemocratico fu ucciso a Stoccolma nel 1986

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La scena del crimine, Stoccolma 1986
Uno dei più famosi cold case della storia moderna, l'omicidio del premier svedese Olof Palme nel 1986, potrebbe vedere nuovi risvolti e nuove prove: mercoledì, infatti, gli sviluppi del caso saranno resi pubblici a Stoccolma. Il Procuratore Krister Petersson annuncerà se archiviare o continuare le indagini sull'assassinio.

È il 28 febbraio 1986, un venerdì sera. Palme e la moglie Lisbeth, senza scorta, escono dal cinema "Grand", in una delle vie principali di Stoccolma, Sveavägen, diretti verso la vicina stazione della metropolitana per tornare a casa a Gamla Stan, quando all'angolo con Tunnelgatan, un uomo urla contro il premier e spara alcuni colpi di pistola: Palme, colpito alla schiena, muore sul colpo, la moglie riporta gravi lesioni. Lo sparatore poi scompare tra le strade della capitale, dando vita a diverse teorie sull'assassinio: i due principali filoni sono quello legato al lupo solitario, che agì per motivi ideologici, e quello legato al regime di apartheid in Sudafrica contro cui Palme si era schierato apertamente. Ci sono anche teorie legate all'estrema destra e al mondo industriale.

L'intelligence sudafricana, guidata da Loyiso Jafta, ha incontrato gli investigatori svedesi a Pretoria il 18 marzo e ha consegnato un dossier contenente informazioni legate all'omicidio, secondo fonti vicine al caso, scrive il Guardian. Non è ancora chiaro se il dossier contenga informazioni completamente nuove o collegamenti che possano portare alla conclusione di una delle piste già attive da decenni. L'incontro è stato chiesto dalla parte svedese.

"C'è stato un incontro e abbiamo consegnato un file all'unità di indagine svedese. Cosa ci abbiano fatto non lo so", ha rivelato una fonte dei servizi sudafricani. Né i servizi svedesi né quelli sudafricani hanno commentato le notizie al Guardian.

Per anni si è discusso del ruolo dei servizi segreti sudafricani e delle possibili implicazioni del sostegno di Palme all'African National Congress, ma senza prove concrete.

Göran Björkdahl, diplomatico di carriera, ha indagato in maniera indipendente l'assassinio di Palme ed è convinto che il regime di apartheid e l'apparato di sicurezza collegato siano responsabili della morte del premier socialdemocratico. Nell'ottobre del 2015, Björkdahl incontrò anche un generale dell'intelligence a Johannesburg, che diede i nomi degli operativi sudafricani coinvolti nell'omicidio in cambio di una possibile immunità. Il diplomatico ha consegnato tutte le informazioni a Stoccolma.


A indagare sul cold case era stato anche lo scrittore e giornalista di inchiesta Stieg Larsson, poi autore della trilogia Millennium. Prima della sua morte nel 2004, aveva consegnato alla polizia tutte le informazioni raccolte. In seguito, Jan Stocklassa, ex diplomatico e scrittore, ha rinvenuto altre quattro scatole con altro materiale di Larsson con cui ha proseguito le ricerche e ha scoperto collegamenti con il regime sudafricano ma senza prove conclusive, pubblicando la vicenda nel libro "L'uomo che scherzava col fuoco" (Rizzoli).

La principale teoria rivale di quella legata al Sudafrica è quella del lupo solitario che agì per ragioni ideologiche. Un sospettato era Stig Engström, noto come "Skandia man", con preparazione per l'uso delle armi e la possibilità di accedere a una 357 Magnum, arma del delitto, e che si è tolto la vita nel 2000. Nel maggio 2018, il magazine svedese Filter ha pubblicato un'inchiesta di 12 anni in cui si conclude che fosse stato Engström a uccidere il premier (nel riquadro la "prima" del Dagens Nyheter con la notizia dell'omicidio).