Original qstring:  | /dl/archivio-rainews/articoli/La-crisi-libica-e-il-peso-della-presenza-turca-a3d9c263-8b49-4ea4-9af3-0a03220fa09d.html | rainews/live/ | true
MONDO

L'analisi

La crisi libica e il peso della presenza turca

Condividi
di Leonardo Sgura
Nei giorni scorsi, al largo delle coste libiche, per due volte si è sfiorato lo scontro tra le unità navali europee che vigilano sull’embargo Onu contro i rifornimenti di armi alle fazioni in guerra e le fregate turche schierate a protezione dei cargo diretti verso i porti nordafricani. Una fregata francese ha tentato di ispezionare uno di questi mercantili, ritenuto sospetto perché si è rifiutato di dare credenziali e destinazione, ma è stata costretta a desistere dopo essere stata “agganciata” come possibile bersaglio dai radar di due fregate di Ankara che la scortavano. La Nato annuncia un’inchiesta: “Chiariremo l’accaduto”, ha detto il Segretario Generale Jens Stoltenberg, mentre Parigi e Ankara si scambiano accuse reciproche.

“Il principale ostacolo alla pace e alla stabilità è oggi rappresentato dalla violazione continua dell’embargo da parte della Turchia, nonostante gli impegni che aveva preso a Berlino”, dice il ministro degli Esteri francese, Le Drian. La Turchia, alleata di Al Serraji, si difende affermando che la Francia pretendeva di eseguire l’ispezione in acque internazionali, cosa che “non è permessa”. E ritiene invece Parigi responsabile di aggravare la crisi libica, fornendo sostegno all’autoproclamato esercito del generale Haftar.

Prima di questo incidente, era stata una fregata italiana impegnata nel pattugliamento con la missione europea Irini a fare la stessa esperienza: tre fregate turche l’hanno invitata ad allontanarsi da un cargo, diretto verso Misurata, che intendeva sottoporre ad ispezione. Tensione anche tra Stati Uniti e Russia. Il generale Bradford Gering, comandante delle operazioni di UsAfricom, dichiara in una nota che ''il notevole coinvolgimento della Russia in Libia aumenta la violenza e rinvia una soluzione politica''. A fine maggio l'Africom aveva segnalato che almeno 14 MiG-29 e numerosi Su-24 erano stati dislocati in Libia violando l'embargo. ''C'è il timore che questi aerei russi vengano guidati da mercenari inesperti e senza il rispetto del diritto internazionale, mettendo a rischio vite innocenti”, aggiunge Gering, che accusa Mosca di alimentare in questo modo violenza e instabilità nel continente africano.

La posizione americana è sempre più vicina a quella di Erdogan, che ha dato indicazioni ai suoi affinché sviluippino il dossier libico in collaborazione e sintonia con Washington. “Stiamo lavorando insieme per la risoluzione della crisi: tra i presidenti Erdogan e Trump è in corso uno scambio positivo” dice il ministro degli Esteri di Ankara, Mevlut Cavusoglu, che ieri è stato a Tripoli per discutere con Al Serraji di un possibile percorso di pace e della futura collaborazione economica, soprattutto in campo energetico, tra i due paesi. Le trattative tra i contendenti, in ogni caso, proseguono. La commissione dei 5 ufficiali per parte che discutono di cessate il fuoco, continua il confronto, sia pure attraverso la mediazione Unsmil.

Un nuovo invito alla soluzione politica è arrivato dalla Lega Araba, che sostiene la dichiarazione del Cairo per porre fine alla crisi. Il vice segretario generale, Hussam Zaki, afferma che la Turchia, dietro il suo accordo con il governo Fayez al-Sarraj, nasconde in realtà obiettivi economici, politici e militari. Zaki ha sottolineato che la Lega araba condanna l'intervento turco anche in Siria e Iraq. Il presidente egiziano Al Sisi, tra i principali sostenitori di Haftar, ha ricevuto al Cairo il ministro degli esteri greco Nikos Dendias. La Grecia condivide molte delle posizioni dell’Egitto sulla crisi libica, in particolare dopo le nuove tensioni nate tra Atene e Ankara sulle trivellazioni nell’Egeo; esplorazioni che la Turchia ha avviato in uno specchio di mare di cui rivendica la sovranità, in base a un accordo con Tripoli contestato dal governo greco e da quello egiziano, fortemente critici con le politiche “egemoniche ed espansionistiche” di Erdogan, che producono instabilità “manipolando il mondo arabo”.