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ECONOMIA

Rapporto annuale sulla situazione del paese

La fotografia del Censis: ceto medio corroso, rischio periferie parigine

Diseguaglianze e meno integrazione, questi gli effetti della crisi. Capitale umano "inagito e dissipato": 8 milioni gli individui non occupati; cresce la paura di finire in povertà, il 60% degli italiani, e la reazione è un attendismo cinico. Il rapporto poi racconta di giovani non autonomi

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Più diseguaglianze, meno integrazione e ceto medio corroso. Sono questi gli effetti della crisi secondo il Censis. L'Italia "ha fatto della coesione sociale un valore e si è spesso ritenuto indenne dai rischi delle banlieue parigine", ma le problematicità ormai incancrenite di alcune zone urbane "non possono essere ridotte ad una semplice eccezione". Nel rapporto sulla situazione sociale, il 48esimo, quest'anno si parla di "profonda crisi della cultura sistemica": siamo una "società liquida che rende liquefatto il sistema". L'istituto spiega che dopo anni di attesa la ripresa non è arrivata e non è più data come imminente. 

Capitale umano dissipato
L'Italia è un paese dal capitale umano "inagito" e "dissipato". Sono quasi 8 milioni di individui non utilizzati: 3 milioni di disoccupati, 1,8 mln di inattivi e 3 milioni di persone che, pur non cercando attivamente un impiego, sarebbero disponibili a lavorare.

Il 60% degli italiani ha paura di finire in povertà
La crisi economica ha diffuso in Italia "una percezione di vulnerabilità" tale da far ritenere al 60% degli italiani che a chiunque possa capitare di finire in povertà, "come fosse un virus che può contagiare chiunque". La reazione è un "attendismo cinico", per cui non si investe e non si consuma, il contante è considerato una tutela necessaria e prevale la filosofia del "bado solo a me stesso".  La parola d'ordine è: "tenere i soldi vicini per ogni evenienza, pronto cassa".

Pensando al futuro il 29% degli italiani prova ansia perché non ha una rete di protezione, il 29% è inquieto perché ha un retroterra fragile, il 24% dice di non avere le idee chiare perché tutto è molto incerto, e solo poco più del 17% dichiara di sentirsi abbastanza sicuro e con le spalle coperte.  "L'attendismo cinico degli italiani - rileva ancora il rapporto - si alimenta anche nella convinzione che in fondo ci sono alcune invarianti nei processi sociali che con la crisi finiscono per patologizzarsi". Per esempio, tra i fattori più importanti per riuscire nella vita il 51% richiama una buona istruzione e il 43% il lavoro duro. Tuttavia, il 29% indica le conoscenze giuste (contro il 19% della Gran Bretagna) e il 20% la provenienza da una famiglia benestante.

Giovani non autonomi
Dei circa 4,7 milioni di giovani che vivono per conto proprio, oltre un milione non riesce ad arrivare a fine mese. Sono 2,4 milioni quelli che ricevono "regolarmente o di tanto in tanto" un aiuto economico dei propri genitori. Il Censis rileva il rischio di "scissione tra il welfare e i giovani" per le difficoltà occupazionali e reddituali incontrate dalle fasce più giovani della popolazione. Tra i giovani (18-34 anni) sale al 43% la quota di chi si sente inquieto e con un retroterra fragile e scende ad appena il 12% la quota di chi si sente al sicuro. Famiglie liquide che si riflettono anche sull'uso dei social network, ampiamente frequentato: a fronte del 63,5% di italiani che utilizza internet, gli utenti sono il 49% della popolazione e arrivano all'80% tra i più giovani, nella fascia 14-29 anni.

Italia paese delle sette giare
Il rapporto fotografa un'Italia delle "sette giare", contenitori con una ricca potenza interna ma che non dialogano tra loro: poteri sovranazionali, politica nazionale, istituzioni, minoranze vitali, gente, sommerso e media. Giare che secondo il Censis vanno connesse "tramite una crescita della politica come funzione di rispecchiamento e orientamento della società" se si vuole evitare di arrivare a "una perdita di energia collettiva, a un'inerte accettazione dell'esistente, al consolidamento della deflazione che stiamo attraversando".