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SCIENZA

Tra polemiche e sentenze

Procreazione assistita la legge compie dieci anni

Sopravvissuta ad un referendum abrogativo, è stata stravolta da sentenze italiane ed europee. Ancora pendenti due giudizi: della Corte di Giustizia Europea e della Corte Costituzionale.

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(foto archivio)
Roma
Da dieci anni la legge 40 voluta dal governo Berlusconi regolamenta la procreazione assistita. Ma dal voto in Parlamento - il 19 febbraio 2004 - a oggi, la norma è cambiata non poco a colpi di sentenze. Nel 2005 sopravvive a un referendum abrogativo, perde, negli anni, divieti e distinguo, e domani potrebbe cambiare ancora: sono attese nei prossimi mesi due sentenze che potrebbero introdurre altri cambiamenti.

Voluta per far chiarezza nel complesso mondo della procreazione assistita, la legge 40 suscita molte critiche sin dalla sua uscita. Nel fissare regole necessarie, la legge ha imposto - secondo molti - limiti eccessivi a chi vuole accedere alla procreazione assistita. Nella sua versione iniziale la legge stabiliva l'obbligo di creare al massimo tre embrioni, il divieto di congelarli, e l'obbligo di impiantarli tutti contemporaneamente nel grembo materno. Divieto poi di fecondazione eterologa -  con il seme o gli ovuli di un genitore “terzo”, e - di diagnosi preimpianto.

Dalla sua entrata in vigore, centinaia di coppie italiane hanno scelto di andare all'estero, dove le legislazioni sono meno restrittive. Un turismo medico e della speranza che fuggiva dalla legislazione più severa d'Europa per rivolgersi soprattutto verso Spagna, Francia e Svizzera. Un lusso per pochi che potevano permetterselo, e una forma di discriminazione sociale.

Molti dei limiti imposti dalla legge 40 sono negli anni venuti meno. Non grazie a riforme volute dal legislatore ma figlie di sentenze della magistratura, italiana ed europea. Nel 2009, attraverso diverse sentenze, il Tar del Lazio e la Corte Costituzionale hanno rispettivamente giudicato illegittimo il divieto di analisi preimpianto e fatto decadere l’obbligo di generare ed impiantare contemporaneamente non più e non meno di tre embrioni, oltre che eliminare il divieto di congelamento degli embrioni stessi. Nel 2012 poi è intervenuta anche la Corte Europea dei diritti dell’uomo che ha esteso la possibilità di accedere alla diagnostica preimpianto anche alle coppie non portatrici di malattie genetiche.

Un percorso forse non ancora concluso visto che, sulla legge 40, pendono ancora almeno due giudizi: un ricorso presentato a Strasburgo da una vedova italiana contro la contestata legge e che sarà discusso il prossimo giugno mentre, la nostra Corte Costituzionale, si appresta (l’8 aprile prossimo) ad esaminare il carattere di legittimità dello stop alla sperimentazione sugli embrioni in sovrannumero. Ad oggi infatti ci sono in Italia circa 20mila embrioni congelati che non possono essere destinati alla ricerca e non sono più impiantabili né distruggibili.

A fine febbraio arriverà al ministero della Salute la prossima relazione, relativa al 2012. Un testo che conterrà risultati in parte sovrapponibili a quelli precedenti. I bambini nati con le varie tecniche sono stati circa 12 mila, numero che si discosta di poco da quello del 2011 e che si presume resterà costante. Aumentata ancora l’età media delle donne, circa 36,7 anni, fattore che riduce la percentuale di successo, mentre continuano a calare fortunatamente le gravidanze trigemine, segno di maggiore attenzione nel trasferimento di embrioni e nella stimolazione delle pazienti.