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"Simboli di una pagina di storia del settore"
La leggenda dei giochi Atari sepolti nel deserto: a Roma i reperti di Alamogordo
Ritrovati nell'aprile scorso nel New Mexico, alcuni videogame smaltiti illegalmente nel 1983 sono diventati dei pezzi di storia. Sono parte di una nuova sezione del Vigamus, il VideoGame Museum, e li si può anche provare

Quella dei videogiochi Atari sepolti nel deserto del New Mexico era considerata l’ennesima leggenda metropolitana. Lo era fino alla scorsa primavera, quando qualcuno decise di scavare nei pressi di Alamogordo. Dal terreno emersero interi carichi di confezioni di giochi e di console, in quello che si può considerare il primo caso di archeologia dei videogiochi della storia. Alcuni di quei reperti sono arrivati a Roma per essere esposti nel Vigamus, il VideoGame Museum.
La leggenda dei giochi sepolti
La storia ha inizio nel 1983, quando l’intero settore visse una profondissima crisi. “Ci fu un vero e proprio crollo – racconta il direttore del Vigamus, Marco Accordi Rickards – La leggenda diceva che l’Atari, per liberarsi di tutti i prodotti invenduti senza ulteriori costi di smaltimento, decise di scaricarli abusivamente nel deserto”. Forse non andò esattamente come vuole la tradizione, però effettivamente nel New Mexico sotto il terreno c’era qualcosa: un ammasso di oggetti che oggi fanno impazzire i collezionisti.
Dal New Mexico a Roma
Il Vigamus ha contattato le autorità di Alamogordo ed è riuscito a farsi spedire alcuni dei reperti, che dopo 31 anni sotto terra entreranno a far parte di una nuova sezione espositiva. I visitatori potranno dunque riscoprire un capitolo quasi dimenticato della storia dei videogame. “Un gioco in particolare, ET – The Extraterrestrial per Atari 2600, è considerato il simbolo degli errori industriali dell’epoca – dice Marco Accordi Rickards – Quasi tutto il budget fu speso per comprare la licenza di un gioco ispirato al film di Spielberg e si lasciarono solo sei settimane a chi lo doveva realizzare. Fu prodotto in un numero spropositato di copie pensando che bastasse il nome per venderlo, ma era talmente brutto che fu stroncato subito dal passaparola generando perdite enormi”.
Giocare con i reperti
Al Vigamus molti dei giochi storici esposti si possono provare. Questo varrà anche per alcuni di quelli considerati all’origine della crisi del 1983. “I visitatori potranno giocare con questi videogame falliti – conclude sorridendo Marco Accordi Rickards – Una specie di autopunizione per vedere se sono davvero così brutti”.
La leggenda dei giochi sepolti
La storia ha inizio nel 1983, quando l’intero settore visse una profondissima crisi. “Ci fu un vero e proprio crollo – racconta il direttore del Vigamus, Marco Accordi Rickards – La leggenda diceva che l’Atari, per liberarsi di tutti i prodotti invenduti senza ulteriori costi di smaltimento, decise di scaricarli abusivamente nel deserto”. Forse non andò esattamente come vuole la tradizione, però effettivamente nel New Mexico sotto il terreno c’era qualcosa: un ammasso di oggetti che oggi fanno impazzire i collezionisti.
Dal New Mexico a Roma
Il Vigamus ha contattato le autorità di Alamogordo ed è riuscito a farsi spedire alcuni dei reperti, che dopo 31 anni sotto terra entreranno a far parte di una nuova sezione espositiva. I visitatori potranno dunque riscoprire un capitolo quasi dimenticato della storia dei videogame. “Un gioco in particolare, ET – The Extraterrestrial per Atari 2600, è considerato il simbolo degli errori industriali dell’epoca – dice Marco Accordi Rickards – Quasi tutto il budget fu speso per comprare la licenza di un gioco ispirato al film di Spielberg e si lasciarono solo sei settimane a chi lo doveva realizzare. Fu prodotto in un numero spropositato di copie pensando che bastasse il nome per venderlo, ma era talmente brutto che fu stroncato subito dal passaparola generando perdite enormi”.
Giocare con i reperti
Al Vigamus molti dei giochi storici esposti si possono provare. Questo varrà anche per alcuni di quelli considerati all’origine della crisi del 1983. “I visitatori potranno giocare con questi videogame falliti – conclude sorridendo Marco Accordi Rickards – Una specie di autopunizione per vedere se sono davvero così brutti”.