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POLITICA

Il caso

La procura apre un'inchiesta sui disordini del M5S al Senato. Grasso ferma i pm: "Stop"

Il presidente del Senato difende il principio di autodichia nell'inchiesta sul M5S: "La magistratura non può sindacare l'attività dei parlamentari". La vicenda risale al voto sullo Sblocca Italia, il 5 novembre scorso: alcuni senatori M5s sdraiati sui banchi del Governo con le mani sporche di inchiostro, come fosse petrolio, per protestare contro le autorizzazioni alle trivellazioni

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Mani sporche d'inchiostro, a simboleggiare il petrolio, un senatore sdraiato sui banchi del governo. Novembre 2014, il via libera di Palazzo Madama alla fiducia sullo 'Sblocca Italia' si accompagna alla protesta, durissima, dei 5 Stelle in Aula, contro un provvedimento ritenuto un regalo ai petrolieri sul fronte delle trivellazioni, tema assai caro ai grillini. Quei disordini, ora, rischiano di finire in un'Aula di Tribunale, a causa di un esposto presentato del senatore Enrico Buemi (Psi) e altri membri di Palazzo Madama nei confronti dei colleghi M5S.

Ma a stoppare la Procura di Roma ci pensa il presidente del Senato Pietro Grasso: "Ho chiesto- spiega - che il procedimento e la convocazione di testimoni non abbiano ulteriore seguito". "L'attività posta in essere dai membri delle Camere non può formare oggetto di attività inquisitiva del pm", puntualizza Grasso citando una sentenza della Corte costituzionale. Il presidente del Senato indica, in particolare, "il difetto assoluto di giurisdizione della magistratura
ordinaria sui comportamenti senatori nell'esercizio delle loro prerogative". 

Intanto nel pomeriggio la conferenza dei capigruppo allargata all'ufficio di presidenza del Senato ha deciso di rinviare alla Giunta delle elezioni e le immunità parlamentari l'espressione di un parere in merito all'inchiesta sui disordini dei grillini in Aula. "Nessuno si sogni di intimidirci", tuona il capogruppo dei 5 Stelle al Senato Andrea Cioffi. "Non so se ridere o pianger - gli fa eco il vicepresidente della Camera, Luigi Di Maio - Resta il fatto che denunciano noi e arrestano sempre loro".

Della vicenda i grillini erano completamente all'oscuro. L'apprendono in Aula dal senatore forzista Giacomo Caliendo. Si vota il ddl anti-corruzione. Esasperato dalle continue interruzioni, l'azzurro esclama: "Già stiamo vivendo in un sistema di poco rispetto per il Parlamento per causa vostra. Sapete benissimo che alcuni senatori sono convocati dalla Procura della Repubblica di Roma a causa vostra". I 5 Stelle, colti di sorpresa, si confrontano tra loro. Alcuni si dirigono verso i banchi dei colleghi di altre forze politiche chiedendo lumi.

Poco dopo prende la parola in Aula il presidente della commissione Giustizia del Senato Francesco Nitto Palma e chiede a Grasso di fare luce sulla vicenda. "Giunge notizia - dice - che vi sarebbe un procedimento aperto dalla Procura di Roma in riferimento a fatti accaduti quando si è votata la riforma costituzionale. Immagino che si ravvisi l'attentato agli organi costituzionali. Chiedo al presidente di accertare quanto sta accadendo alla Procura di Roma e se c'è un atteggiamento invasivo rispetto all'autonomia del Senato". L'intervento del presidente non si fa attendere.