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ECONOMIA

I progetti di FCA

Fiat-Chrysler, Marchionne: "Nessun lavoratore italiano andrà a casa". Ma la Borsa lo boccia

L'amministratore delegato di Fca rassicura i dipendenti italiani del gruppo: "Quando arriverà l'industrializzazione dei prodotti finirà tutta la cassa integrazione". John Elkann: "Piano industriale più che positivo per l'Italia". Il titolo crolla a Piazza Affari

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Auburn Hills (Stati Uniti)
"Siamo impegnati a non mandare a casa nessuno e ad utilizzare tutta la manodopera". Al termine della maratona di 12 ore per lanciare il nuovo piano industriale, Sergio Marchionne rassicura i dipendenti italiani del gruppo. "Quando arriverà l'industrializzazione dei prodotti finirà tutta la cassa integrazione", aggiunge l’amministratore delegato di Fiat-Chrysler. Su Pomigliano promette: “Sarà completamente utilizzato”.
 
Elkann: "Piano più che positivo per l'Italia"
Si tratta di in piano industriale "più che positivo per l'Italia", gli fa eco il presidente di Fiat, John Elkann. Per i prossimi cinque anni gli obiettivi del gruppo prevedono tra l’altro il rilancio dell'Alfa Romeo. Senza la nuova Fiat Chrysler Automobiles "non sarebbe stato possibile", ha tenuto a rimarcare il presidente del Lingotto.

"Noi siamo diversi" 
Secondo Sergio Marchionne, il piano di Fiat Chrysler Automobiles avrà successo "perché noi siamo diversi". "Siamo fondamentalmente diversi da quello che eravamo in passato e siamo diversi dai nostri competitor - rimarca - siamo diversi perché abbiamo capito come capitalizzare su due brand storici. Siamo diversi perché abbiamo raggiunto un integrazione culturale".

"Resterò fino al 2018" 
Quanto al suo futuro, Marchionne assicura che intende rimanere. "Resterò fino al 2018: devo garantire l'attuazione del piano – dice  - Dobbiamo completare questo programma. Abbiamo cominciato con Fiat nel 2004, proseguendo con Chrysler nel 2009 e ora dobbiamo finire".

Male il titolo in Borsa
Gli investitori non sembrano però apprezzare il piano presentato ieri. Il titolo Fiat è arrivato a perdere l'8,50%, in parte per prese di posizione dopo i rialzi dei giorni scorsi e in parte secondo gli analisti per l'assenza di opzioni speculative come poteva essere la vendita della Ferrari. Il gruppo ieri ha comunicato a mercati chiusi di aver archiviato il primo trimestre con una perdita di 319 mln di euro, a fronte di un utile di 31 mln nel primo trimestre 2013, a causa di poste straordinarie legate principalmente all'accordo con l'Uaw (United Automobile Workers) siglato da Chrysler in gennaio e al cambio del boli'var venezuelano. Le vendite colpiscono di riflesso anche Exor, che cede il 2,26%. L'auto perde terreno comunque in tutta Europa anche oggi, come ieri: a Parigi Renault -2%; a Francoforte Daimler -0,92% e Volkswagen -0,64%.